di Marcello Bussi

Le agenzie di rating cominciano a cambiare idea sull’Italia: per Moody’s il Paese potrebbe uscire dalla crisi entro il 2013, mentre Fitch ha elogiato il premier Mario Monti, lasciando intendere che sarebbe meglio se rimanesse al suo posto anche dopo le elezioni dell’anno prossimo. Per ora tace Standard & Poor’s, che ieri si è limitata a tagliare il rating della Campania a BBB da BBB+ con outlook negativo a causa del rischio che la liquidità della regione possa deteriorarsi. Poiché fino a ieri Moody’s e Fitch dicevano peste e corna dell’Italia bisogna capire come mai sia cambiato il loro atteggiamento. Va bene, Monti starà pure facendo bene i compiti a casa, ma è un’azione cominciata da mesi. Di certo pesa in senso positivo il mancato attacco speculativo contro Spagna e Italia che molti avevano previsto per agosto. In questo senso la svolta è arrivata con l’ormai celebre frase pronunciata lo scorso 26 luglio da Mario Draghi a Londra davanti a una platea di esponenti della City: «La Bce è pronta a fare tutto il necessario per salvare l’euro. E credetemi, basterà ». I mercati ci hanno creduto e gli hedge fund, che erano super scoperti perché avevano puntato sulla dissoluzione dell’euro, hanno ricominciato ad acquistare titoli sulle borse europee. Così, dopo aver contribuito con i loro downgrade a orientare la speculazione in senso negativo nei confronti dell’Italia, ora le agenzie di rating stanno invece cercando di adeguarsi al nuovo atteggiamento dei mercati, giustificandolo ex post. Cose che succedono, si potrebbe dire. Ma è davvero curioso che Moody’s e Fitch abbiano cominciato a guardare con occhio benevolo all’Italia nello stesso giorno in cui gli atti della procura di Trani, che sta indagando sulle agenzie di rating, sono stati acquisiti dal Dipartimento di Giustizia Usa (vedere articolo a pag. 3). Mentre due giorni fa la stessa Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari su Fitch: tre gli indagati, accusati dei reati di manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato finanziario, con l’aggravante che Fitch è l’agenzia di riferimento del Tesoro italiano. Fra loro spicca David Riley, direttore dei rating sovrani dell’agenzia. Quello stesso Riley che ieri, in un’intervista a Bloomberg Tv, ha tessuto le lodi di Monti. Dopo aver dichiarato che «l’Italia non ha bisogno di altre misure di austerità, quelle varate sono sufficienti, ma ora sono necessarie le riforme», Riley ha sottolineato che «l’attuale governo italiano ha tantissima credibilità» e Monti deve fare progressi il più velocemente possibile «per creare un po’ di luce in fondo al tunnel». Ma, soprattutto, il «rischio politico» associato alla fine del suo mandato nel 2013 «supera quello rappresentato dalla crisi economica». ?? chiaro, quindi, che Riley vorrebbe vedere Monti alla guida del governo che nascerà dopo le elezioni dell’anno prossimo. Moody’s è ancora più ottimista: l’Italia, insieme alla Spagna e al Portogallo, potrebbe uscire dalla crisi entro il 2013 se applicherà compiutamente le riforme fin qui adottate. Altrimenti c’è il rischio che la recessione duri fino al 2016. I mercati hanno reagito positivamente al nuovo atteggiamento di Fitch e Moody’s, tanto che Piazza Affari ha chiuso in rialzo del 2,4%, ai massimi dell’anno, mentre lo spread dell’Italia è addirittura sceso a 399 punti base, con il rendimento del Btp decennale al 5,552%. Un bel contributo l’ha dato anche la sensazione sempre più diffusa che la Bce potrebbe decidere alla riunione del Consiglio direttivo del 6 settembre di fissare un tetto ai rendimenti dei titoli di Stato. Significativo in questo senso è un pezzo pubblicato ieri dall’edizione online di Der Spiegel in cui vengono analizzati i vari modi per salvare l’euro dopo un’eventuale uscita della Grecia. La conclusione è che, rispetto all’emissione di eurobond e alla concessione della licenza bancaria al Fondo salva-Stati (Esm), la soluzione meno dannosa è proprio quella di mettere un tetto ai rendimenti dei titoli di Stato. In ogni caso ieri sono arrivati anche segnali negativi sull’evoluzione della crisi. Standard & Poor’s, ad esempio, ha osservato che stanno aumentando le probabilità di una nuova recessione negli Stati Uniti, mentre restano alte le possibilità di gravi problemi nell’Eurozona. E nella sua intervista televisiva, Riley ha avvertito che «una delle più grandi incognite per l’Italia è ciò che succederà in Spagna». Se infatti Madrid «dovesse tentennare nel chiedere aiuto all’Esm, ipotizzando che la Corte Costituzionale tedesca lo approvi, potrebbe salire la tensione dei mercati sulla Spagna e quindi di riflesso sull’Italia». E alla domanda sulla possibilità che la Bce individui una soluzione per la crisi del debito dell’Eurozona, Riley ha risposto: «Temo di no. Siamo preoccupati», ha aggiunto, «per i mercati in settembre: temiamo ci possano essere delusioni di aspettative» non solo legate alla Bce. Fitch «potrebbe» quindi procedere con «ulteriori downgrade per alcuni Paesi se non saranno individuate entro fine anno soluzioni a livello europeo». (riproduzione riservata)