Mps si avvia a chiudere i conti del primo semestre con una perdita superiore al miliardo. Un rosso da brivido che potrebbe costringere l’istituto senese a far entrare il Tesoro nell’azionariato, riaprendo così la porta alla «banca di Stato». Il verdetto arriverà dai conti ufficiali del semestre, che saranno approvati tra una settimana. Ma, a detta di alcuni analisti interpellati da Bloomberg, il destino del gruppo presieduto da Alessandro Profumo è già segnato. Il colpo di grazia potrebbe arrivare da una nuova svalutazione legata all’acquisizione di Antonveneta. Se così fosse, «l’ingresso dello Stato nel capitale della banca diventerebbe inevitabile». Gli accordi sui nuovi Monti-Bond prevedono infatti che, in assenza di utili a fine anno, il Tesoro venga remunerato in azioni della banca. Traduzione: lo Stato entrerebbe nel capitale dell’istituto di Rocca Salimbeni riaprendo così la strada alla partecipazione pubblica delle banche. Secondo alcune case d’investimento, tra cui Kepler e Cheuvreux, il Monte, in occasione dell’approvazione dei conti semestrali il prossimo 28 agosto, «svaluterà ancora l’avviamento di Antonveneta». In bilancio il Monte conserva ancora 2,2 miliardi di avviamenti in relazione all’acquisizione della banca padovana dopo la maxi-svalutazione da 4,3 miliardi decisa a fine 2011. Lo svolgimento di un nuovo impairment test, che «potrebbe comportare una svalutazione materiale degli avviamenti», era stato annunciato dal gruppo in occasione dell’approvazione del piano industriale, lo scorso 27 giugno. «Il risultato del test – aveva detto Mps in quell’occasione – sarà reso noto unitamente all’approvazione dei dati del primo semestre». Cosa succederebbe allora? Come detto, gli accordi con il Tesoro per la sottoscrizione di 3,4 miliardi di nuovi Monti-Bond prevedono che, in caso di bilancio in rosso, lo Stato non incassi alcuna cedola ma l’equivalente in azioni. Il Tesoro, però, valuterà con grande generosità i titoli del Monte: non al valore di mercato (attualmente pari a 0,23 euro) ma a quello del patrimonio netto (1,05 euro ad azione al 31 marzo scorso). Ragion per cui, scrive Cheuvreux, «prevediamo un’emissione di azioni a favore del governo per 640 milioni a causa di due anni di perdite» nel 2012 e nel 2013. In luogo di 640 milioni, pari a un rendimento annuo dei bond governativi di poco inferiore al 10%, il Tesoro si troverà in portafoglio – secondo il broker – una quota di circa il 7% del Monte. Già nel 2011, grazie al bilancio in rosso, Mps ha evitato di pagare allo Stato circa 160 milioni di interessi su 1,9 miliardi di Tremonti bond. «Nel 2012 un salto della cedola appare praticamente inevitabile a causa della nuova revisione dell’ avviamento», sostiene Kbw. Di attesa «consistente svalutazione dell’avviamento» parla anche Exane Bnp Paribas, così come dà per «probabile» una rettifica degli attivi immateriali Banca Imi, di cui però ritiene «difficile fare una stima». «La svalutazione dell’avviamento sembra una scelta strategica per risparmiare denaro», ha commentato Fabrizio Spagna, della società di analisi finanziaria indipendente Axia Financial Research. «Il conto verrà pagato dallo Stato e dai contribuenti in quanto l’Italia riceverà azioni a cinque volte il loro valore anziché denaro contante». A Piazza Affari, intanto, le ipotesi di un eventuale salvataggio (insieme all’attesa di una diluizione della Fondazione nel capitale) danno una scossa al titolo, che ieri ha guadagnato in controtendenza oltre il 5 per cento.