di Andrea Di Biase Sarebbe stata accolta con grande irritazione ai piani alti della Consob la decisione del sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi, di opporre il segreto istruttorio di fronte alla richiesta dell’autorità di vigilanza sui mercati di ottenere copia del documento siglato dall’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, contenente i desiderata della famiglia Ligresti nell’ambito dell’operazione Unipol-FonSai. Dopo che la scorsa settimana Orsi aveva risposto in maniera interlocutoria alla lettera con cui la Consob aveva chiesto la possibilità di ottenere copia del documento, ieri alcuni funzionari dell’authority si sono recati negli uffici della Procura per avere informazioni in più sul presunto patto occulto tra Salvatore Ligresti e Nagel e ripresentare la richiesta di ottenere copia del documento. Ma anche in questa occasione il magistrato avrebbe opposto il segreto istruttorio, considerato che la lettera, rinvenuta negli uffici dell’avvocato Cristina Rossello, è sotto sequestro. Il diniego di Orsi, che oggi sospenderà l’attività istruttoria per riprenderla a settembre, avrebbe dunque messo in difficoltà la Consob, che, con l’operazione Unipol-FonSai ancora aperta, puntava a prendere una posizione ufficiale sul presunto patto occulto in tempi stretti, in modo da sgombrare dal campo ogni incertezza e consentire al mercato di assumere in modo consapevole le scelte di investimento. Sembra tuttavia altamente probabile che l’authority presieduta da Giuseppe Vegas possa decidere di pronunciarsi lo stesso sull’esistenza o meno del patto anche senza prendere visione del documento sequestrato da Orsi. In base all’attività istruttoria compiuta negli ultimi giorni dagli uffici della Consob (che avrebbe sentito anche alcuni dei protagonisti della vicenda) e agli elementi informativi raccolti, l’orientamento che starebbe maturando in seno all’authority porterebbe a escludere l’esistenza di un patto o di un accordo tra Unipol e gli ex azionisti di riferimento di Premafin-FonSai, ovvero la famiglia Ligresti, ma anche tra questi ultimi e altri soggetti coinvolti nell’operazione, come la stessa Mediobanca. In particolare, per quanto riguarda Piazzetta Cuccia, il fatto che in base allo statuto della banca d’affari l’amministratore delegato non abbia alcun potere di firma singola per poter impegnare l’istituto (l’articolo 28 dello statuto di Mediobanca prevede che «la firma della società è impegnativa quando sia fatta collettivamente da due delle persone autorizzate, le quali abbiano apposto la propria firma sotto la denominazione sociale») rappresenterebbe uno degli elementi che avrebbero fatto maturare questo orientamento. A questo si aggiunge il fatto che il documento siglato da Nagel (secondo la versione del banchiere solo per «presa visione») porta la data del 17 maggio, una settimana prima della pubblicazione del parere della Consob sull’esenzione dall’obbligo di opa, avrebbe di fatto reso nullo un eventuale accordo anche nel caso, per ora del tutto ipotetico, fosse stato raggiunto. Al netto di nuovi clamorosi sviluppi l’operazione di integrazione tra Unipol e Fondiaria- Sai può dunque proseguire, anche perché, dopo l’impegno dei bolognesi di non concedere ai Ligresti né il diritto di recesso né la manleva civile (previsti dall’accordo del 29 gennaio), la famiglia, in quanto ex azionista di controllo di Premafin, non ha al momento percepito né avrà il diritto di percepire alcun beneficio economico. Solo se questa circostanza si fosse verificata, o si verificasse in futuro, la Consob potrebbe imporre a Unipol l’obbligo di opa su Premafin e a cascata su FonSai e Milano Assicurazioni. Rimangono invece ancora tutti da capire i contraccolpi che l’indagine aperta da Orsi nei confronti di Nagel potrà avere sugli equilibri al vertice della banca d’affari. Ieri mattina l’ad di Piazzetta Cuccia si è intrattenuto a lungo con il top management dell’istituto, tra cui il direttore generale Francesco Saverio Vinci, e nel pomeriggio avrebbe visto anche Tarak Ben Ammar, l’uomo d’affari franco-tunisino che siede nel cda di Mediobanca in rappresentanza dei soci esteri guidati dal finanziere Vincent Bolloré. Nonostante le indiscrezioni circolate nella mattinata di ieri, la questione dell’avviso di garanzia a Nagel non dovrebbe essere affrontata in questa fase dal patto di sindacato di Mediobanca, che dovrebbe pertanto riunirsi a settembre in occasione del cda sul bilancio 2011-2012. È invece possibile che il consiglio di amministrazione possa essere informato dall’amministratore delegato in una seduta che potrebbe essere convocata per l’inizio di settembre. Ieri, intanto, l’ ufficio Affari societari dell’istituto avrebbe inoltrato ai consiglieri il comunicato diramato mercoledì da Nagel al termine dell’interrogatorio con il pm Orsi, in cui il banchiere ribadiva di «non aver stipulato alcun accordo o patto con la famiglia Ligresti inerente l’integrazione Unipol-Premafin». Ieri il titolo Mediobanca ha perso il 9,36% a 2,55 euro, muovendosi tuttavia in linea con i titoli bancari di Piazza Affari, come Intesa Sanpaolo (-9,63% a 0,93 euro) e Unicredit (-7,34% a 2,57 euro). (riproduzione riservata)