di Angelo De Mattia

Tornano in questi giorni le voci su una possibile scissione in Mediobanca tra le attività strettamente bancarie e quelle relative alle partecipazioni. Alcuni quotidiani hanno titolato su un fantomatico spin-off di Piazzetta Cuccia corredato da molti veti all’eventuale operazione, persino da parte di Mario Monti, quasi fosse la vecchia Mediobanca incastonata nel cuore delle Partecipazioni statali. E c’è chi, non pago delle smentite, ha azzardato ipotesi di più generale riassetto dei cosiddetti salotti. Ora, le conseguenze della crisi globale che da cinque anni imperversa sull’Italia, con il ribaltamento sulle banche dei problemi del debito pubblico, sono eccellente benzina per quelle voci, ancorché alcuni riassetti sono effettivamente in corso. Ma da qui a ipotizzare un ribaltone nelle attività di Mediobanca ce ne corre. Il che non esclude che il vertice e i principali azionisti stiano meditando di aggiornare la mission dell’istituto anche in relazione al profondo mutamento del portafoglio. La Mediobanca guidata da Enrico Cuccia è stata per lunghissimo tempo un caso unico di istituto tricefalo: holding di partecipazioni, merchant bank e istituto di credito a medio e lungo termine. Questa triplice natura, consentita dal Dlcps 370 del 1946 – sulla cui base nacquero anche Efibanca, Centrobanca e Interbanca – ne fece, insieme con la straordinaria capacità di Cuccia, un unicum appunto. Dato il suo status, ineguagliato e ineguagliabile, Mediobanca non ebbe concorrenti in grado di impensierirla. La provvista che l’istituto si procurava tramite le partecipanti banche di interesse nazionale – Comit, Credit e Banco di Roma – lo avvantaggiava nettamente sugli altri intermediari, che già partivano con limitate capacità operative. Era il tempo in cui non era neppure possibile dar vita a merchant bank, perché non era ammesso dall’ordinamento del credito. Con il Testo unico bancario (Tub) del 1993, le cose cambiano: viene permesso di dar vita alla banca universale, naturalmente sempre sulla base delle leggi e delle disposizioni della Banca d’Italia. L’unicità di Mediobanca, su questo piano, viene quindi meno. Naturalmente l’istituto ha dalla sua i molti decenni vissuti in regime quasi monopolistico, e con essi la rete di relazioni, che si è andata consolidando. C’è ancora Cuccia al timone e l’uomo, a differenza di ciò che accadrà dopo di lui, è ancora in grado di fare de albo nigrum et de quadrato rotundum. La storia di questi ultimi anni non è stata ancora scritta o, comunque, non lo è stata come si dovrebbe, soprattutto con riferimento all’epoca post-cucciana, incomparabile con quella del demiurgo. Chi lo farà seriamente darà un importante contributo al sistema e al Paese. Forse smitizzerà personaggi e credenze e potrà ristabilire la verità dei fatti, spesso inquinata da un’apologetica alla quale ha fatto da bilanciamento la damnatio di altri personaggi, l’una e l’altra del tutto fuorvianti. Intanto cresce la competizione nel sistema. Molte altre banche possono fare le merchant bank o, nei limiti delle regole, comprare partecipazioni. Il terreno di gioco si è andato livellando e la strategia dell’ultimo arrivato può premiare piuttosto altri istituti. Insomma, anche per Mediobanca è tempo di cambiare passo. Naturalmente le scelte competono agli organi aziendali, ma è interesse del Paese – perciò del governo – recidere, proprio perché si continua a parlare di salotti, gli incroci e gli intrecci societari, incidere sulle costruzioni piramidali, adottare una ancora più avanzata normativa sui conflitti d’interesse. In definitiva, il secondo passo per rendere il mercato più trasparente e corretto. L’innovazione introdotta con l’art. 36 sulle incompatibilità deve essere seguita da altri robusti interventi. Se lo si fa si sdrammatizzano scelte come quelle di cui si parla, anche strumentalmente. Intempestivo farlo ora, nel pieno della crisi? Forse, ma alcuni segnali potrebbero essere dati subito, proprio perché non si è mancato di assicurare per legge a settori strategici una protezione di ultima istanza. (riproduzione riservata)