di Andrea Montanari

Il salotto buono di Milano finisce nel mirino della speculazione. La giornata di ieri ha registrato forte interesse sulla principale merchant bank italiana, Mediobanca, e a cascata su una della case editrici più rappresentative, Rcs Mediagroup. Società legate a doppio filo essendo Piazzetta Cuccia il primo socio del patto di sindacato di via Rizzoli. ?? quindi inevitabile che la forte attenzione sul titolo dell’istituto guidato dall’ad Alberto Nagel abbia avuto ripercussioni su uno dei centri di potere dell’informazione, il Corriere della Sera. In particolare, su Mediobanca (3,6 euro, +4,53%, miglior performance del Ftse-Mib ma con bassi volumi), l’attenzione della borsa si è concentrata sull’ipotesi di una nuova equity story, differente da quella attuale molto legata alla partecipazione nelle Generali, su pressione dei grandi soci. Venerdì scorso, l’Adnkronos aveva rilanciato la notizia che un gruppo di azionisti avrebbe proposto di separare le attività di advisory, consulenza e quelle tecniche da quella di banca con all’interno le partecipazioni storiche. Una versione immediatamente smentita, via Ansa, dalla merchant bank e definita quale «ventata d’agosto» da alcuni soci di peso. Ma al di là degli uomini e delle responsabilità, Mediobanca, che dal 24 luglio ha guadagnato il 48%, è arrivata al punto di svolta. Il vero tema non è relativo alla gestione, ma a quelle che devono essere le vere finalità. Insomma, la rinnovata mission di un istituto che con la forza e la tradizione che ha deve fare i conti con un mercato che arriva da sei anni di turbolenze. Un soggetto, Mediobanca, che giocoforza si trova a operare in un contesto completamente trasformato nelle dinamiche. Una ricetta al momento non c’è: toccherà ai grandi azionisti trovarla. Un primo assaggio in questo senso potrebbe venire dal consiglio d’amministrazione di mercoledì 5 settembre nel quale Nagel farà il punto della vicenda Unipol-FonSai finita nel mirino della Procura di Milano. Il 20, poi, il cda tornerà a riunirsi per approvare i conti annuali. Mentre al momento non risulta convocato il patto di sindacato. L’ipotesi dello spin-off ieri è stata definita «poco probabile» dagli analisti di Equita sim. In particolare, nel report si dice che la «scissione renderebbe evidente la sottovalutazione del titolo» anche se «aumenterebbe l’appeal speculativo della holding». L’operazione sarebbe però di difficile realizzazione, poiché «la contendibilità delle Generali non sarebbe gradita al governo, a Bankitalia e ad alcuni soci di Mediobanca, quali Unicredit e le fondazioni». Inoltre, secondo Equita, «il Core Tier1 scenderebbe dall’11% all’8%». Dal canto suo, ieri Rcs ha vissuto una delle sue più giornate più brillanti di sempre. Il titolo ha chiuso a 0,7 euro (+25,67%), facendo segnare la miglior prestazione del listino e la seconda performance di sempre per la società. Anche in questo caso i volumi sono stati minimi: complice il risicato flottante (11%) è stato scambiato lo 0,26%. L’attenzione sul gruppo è tutta per il nuovo piano che l’ad, Pietro Scott Jovane, porterà al cda del 16 ottobre in occasione dell’approvazione della trimestrale. Il manager dovrà presentarsi con un documento di forte impatto incentrato su tagli (struttura, personale, testate), sinergie, presenza all’estero (Spagna) e abbattimento del debito. I grandi soci si aspettano un intervento sul capitale: o una ricapitalizzazione da almeno 400 milioni o un bond convertibile. Queste opzioni patrimoniali potrebbero poi anticipare di un anno il tema dello scioglimento del patto di sindacato e della nascita di un nuovo asse composto da Giuseppe Rotelli (16,55%) e Intesa Sanpaolo. Operazioni alle quali guarda con interesse anche Diego Della Valle (5,5%). (riproduzione riservata)