L’ultimo semestre dell’era di Giovanni Perissinotto si è chiuso con successo per il Leone di Trieste. Ma ora per Mario Greco, insediatosi al vertice del colosso assicurativo italiano dal primo agosto (ma indicato dal cda straordinario dello scorso 2 giugno in sostituzione di Perissinotto), potrebbe aprirsi un lungo periodo caldo. Accantonata, per ora, l’emergenza patrimonializzazione – e quindi il rischio di un prossimo aumento di capitale («non c’è nessuna intenzione a riguardo», ha dichiarato il cfo Raffaele Agrusti che ha anche confermato la stima di un analista di un combined ratio al 95% per fine anno «senza catastrofi») – le partite aperte rimangono bollenti a iniziare da quella opzione di vendita detenuta dal finanziere ceco Petr Kellner sul 49% sulla joint venture Generali Ppf holding che nel 2014 potrebbe costare al gruppo 2,5-3 miliardi di euro e mettere sotto stress i ratio patrimoniali già gravati dalla nuova regolamentazione prevista dal Solvency II, che prevede un maggiore assorbimento del capitale rispetto agli standard attuali.
All’ordine del giorno anche la ricerca di una maggiore efficienza della struttura del gruppo, che comprende ancora troppe realtà sia a livello di compagnie assicurative che di sedi. Oltre ovviamente a quanto richiesto dagli azionisti lo scorso giugno ovvero, «il miglioramento del ritorno degli azionisti». Nonché il traguardo posto dallo stesso Greco, e cioè ritrovare la leadership mondiale.
Non sarà facile. Al di là dei numeri semestrali positivi e delle buone intenzioni evidenziate dal top manager nel discorso di insediamento ai vertici del Leone, «l’andamento del titolo rimane eccessivamente dipendente dal clima dell’Eurozona» sottolineano gli analisti di Credit Suisse (underperfom a 12,57 euro dai precedenti 12,15), secondo i quali «il nuovo management porta sì speranza, sì una valorizzazione del potenziale del gruppo ancora inesplorata, ma si tratta tuttavia di una storia di ristrutturazione a lungo termine. E per di più fino al quarto trimestre non ci saranno dettagli sui nuovi piani strategici». Anche per questo il broker mantiene una posizione cauta sul titolo, tanto più che, per restare in Europa, Axa e Aviva trattano a multipli più economici, offrono un dividend yield superiore e garantiscono una migliore visibilità sulle rispettive storie di ristrutturazione. 
E quello di Credit Suisse non è un giudizio isolato. I broker invitano infatti alla prudenza sul titolo. Sono solo tre i consigli di acquisto registrati all’indomani della semestrale: Société Générale con un target a 15,3 euro, Equita a 12,9 euro (dai precedenti 12,1) e Oddo & Cie che ha fissato un obiettivo di prezzo a 13 euro. Mediobanca ha confermato il neutral a 13 euro, Deutsche Bank hold a 11,7 euro (dalla precedente previsione a 12 euro), Banca Akros hold a 9,5 euro (target tagliato dai precedenti 13 euro), S&P hold a 11 euro, Main First Bank neutral a 9,8 euro, Exane Bnp Paribas underperform a 10,5 euro, Credit Suisse underperfom a 12,57 euro (da 12,15), KBW underperfom a 11 euro, Landesbank sell a 8,4 euro (da 7,5 euro), Nomura reduce a 12 euro.
Generali ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 842 milioni di euro (+4,5% rispetto allo stesso periodo del 2011 e in miglioramento dagli 810 milioni attesi dal consensus degli analisti) e con un risultato operativo stabile a 2,34 miliardi nonostante gli eventi catastrofali che hanno pesato per 255 milioni di euro. I premi totali sono aumentati del 2% a 35,6 miliardi di euro, trainati dai rami danni (+5,2% a 12,4 miliardi). Il risultato operativo dei danni è di 755 milioni (-5,9%) penalizzato dagli eventi catastrofali per 222 milioni (rispetto ai 33 milioni del primo semestre 2011). Il combined ratio è al 97,1% (dal 96,5% di un anno prima). Il patrimonio netto complessivo è salito a 17,4 miliardi (+12,1% da fine 2011) e la Solvency I è al 130% (117% a fine 2011 e a luglio è risalita al 133%) ampiamente sopra il livello minimo, ma sotto la soglia dei grandi rivali internazionali come Axa e Allianz. 
Quanto al prossimo futuro, in assenza di ulteriori componenti straordinarie, il Leone di Trieste prevede un utile operativo compreso tra 3,9 e 4,5 miliardi e un utile netto fino a 1,8 miliardi. Nel settore vita, la raccolta dovrebbe confermarsi sui livello del 2011. In miglioramento i rami danni per cui è attesa una crescita della raccolta del gruppo derivante sia dall’andamento del business non auto che di quello auto. Considerando l’attuale impatto degli eventi di natura catastrofale, Generali prevede una crescita dei margini tecnici complessivi rispetto ai primi sei mesi del 2012, salvo il verificarsi di ulteriori eventi catastrofali, grazie al mantenimento degli attuali livelli di efficienza operativa e del perdurare degli effetti delle politiche tariffarie e di gestione dei sinistri poste in atto dal gruppo.
L’attenzione del mercato era ovviamente concentrata sul debutto di Greco (peraltro in scadenza insieme agli altri componenti del cda con l’approvazione del bilancio 2012, quindi il prossimo aprile) ai vertici di Trieste. Il nuovo amministratore delegato nella conference call seguita ai dati del semestre ha definito, «irresistibile l’opportunità di riportare Generali verso una posizione di leadership tra gli assicuratori europei, di ristabilire una forte profittabilità del business e di raggiungere una solida posizione del capitale».
Per i dettagli il manager ha annunciato un nuovo piano strategico del gruppo che verrà presentato al cda, «nei prossimi mesi» e sarà concentrato, «sul tasso di crescita dei profitti e sul rafforzamento del bilancio».
Le prime indicazioni relative alla «tabella di marcia» saranno individuate e presentate contestualemnte ai dati relativi al terzo trimestre e attesi per il 9 novembre. Nel frattempo Greco ha già individuato tre azioni chiave da lanciare immediatamente. «Inizierò – ha detto in conference call – con una revisione della performance finanziaria e operativa del gruppo, in particolare comparandola con le migliori della classe per ogni settore di attività. Lancerò un’attenta revisione delle strategie del gruppo e del suo portfolio di attività ed esaminerò l’attuale struttura organizzativa, i processi decisionali, il sistema interno di governance e i compiti e le competenze del management, confrontandoli con i migliori gruppi assicurativi internazionali». Ovviamente, ha detto Greco, «c’è sempre spazio per un miglioramento operativo, finanziario e strategico e questo è vero in particolare per Generali, ora». Silenzio invece sulla politica dei dividendi (la guidance finora si attestava a un pay-out del 40%). «Anche questa componente farà parte di una visione strategica che verrà presentata al mercato nei tempi che verranno forniti nei prossimi mesi», ha dichiarato il cfo Agrusti.
Insomma tutto rinviato quanto meno a novembre. Poi si vedrà. Finora tuttavia il rafforzamento patrimoniale è passato da un’intensa fase di dismissioni. Ceduta l’israeliana Migdal, è stato aperto il fascicolo della partecipazione nella private bank svizzera Bsi (advisor Mediobanca e JP Morgan), che secondo le stime degli analisti potrebbe valere fino a 1,5-2 miliardi (15-20 volte gli utili rettificati) e, secondo indiscrezioni di mercato, nel mirino ci sarebbe anche Generali Usa che per Equita potrebbe valere 0,8-1 miliardi. Il gruppo (attraverso Generali Real Estate) ha poi recentemente stretto una joint venture paritetica con Norges Bank
Investment Management per investire nel mattone in tutta Europa. Generali ha già conferito cinque immobili a Parigi.

Il deal avrà un impatto netto «di circa 55-60 milioni di euro», ha spiegato Agrusti, in risposta alla domanda di un analista. «L’operazione – ha aggiunto – avrà impatti nel terzo trimestre – ha precisato il cfo – non nel primo semestre, una parte di plusvalenze saranno nel ramo vita e una parte nel ramo danni».