Una debole performance operativa. Anche questa tra le varie «accuse» che, nel cacciarlo, l’asse composto da Mediobanca e dai soci industriali ha mosso all’ex ad delle Generali, Giovanni Perissinotto. Accusa che, tuttavia, sembra essere per lo più smentita dai dati finanziari del Leone giunti ieri e ancora attribuibili per la maggior parte a Perissinotto (ha abbandonato la poltrona a giugno). Il gruppo triestino ha chiuso i primi sei mesi del 2012 con un utile netto di 842 milioni, in rialzo del 4,5% rispetto allo stesso dato di un anno fa e oltre le stime di 810 milioni degli analisti. Il risultato operativo è stato stabile a 2,34 miliardi nonostante i rilevanti eventi catastrofali che hanno pesato complessivamente per 255 milioni. I premi totali sono aumentati del 2% a 35,6 miliardi, trainati dai rami danni (+5,2% a 12,4 miliardi). Il combined ratio è al 97,1% (dal 96,5% di un anno prima), gravato da un maggiore impatto dei danni catastrofali. L’indice di Solvency I, invece, è posizionato al 130% rispetto al 117% registrato alla fine del 2011 e rispetto al livello di guardia sotto il quale scatta l’allarme «aumento di capitale», generalmente posizionato sotto il 120%. Per il 2012 il Leone ha poi confermato le previsioni, basate su un risultato operativo in crescita rispetto al 2011. Durante la conference call di ieri con gli analisti, il direttore finanziario, Raffaele Agrusti, ha fatto sapere che il gruppo Generali stima un risultato operativo per il ramo vita «nella parte alta della forchetta», posizionata tra 2,4 e 2,8 miliardi. La conference call ha fornito l’occasione per il debutto ufficiale del nuovo ad Mario Greco, che ha preso il posto di Perissinotto. «La decisione di accettare l’offerta di guidare Generali – ha detto – è stata difficile ma anche immediata». Il ceo del Leone ha poi fatto sapere che svilupperà e presenterà al cda il nuovo piano strategico del gruppo «nei prossimi mesi», concentrandolo «sul tasso di crescita dei profitti e sul rafforzamento del bilancio». Nei prossimi mesi, ha spiegato Agrusti, si dovrebbe anche definire le politica dei dividendi. Il cfo ha poi smentito nuovamente le voci di un aumento di capitale, precisando che «considerando lo scenario finanziario alla fine di luglio, stimiamo il Solvency in salita al 133%, grazie ai benefici dell’aumento delle riserve disponibili». Niente aumento, ha detto Agrusti, anche perché non c’è alcun cambiamento sulla questione della joint venture con Ppf, dove il finanziere Petr Kellner ha in mano una opzione di vendita da esercitare nei confronti delle Generali entro il 2014 e dal valore di circa 2,5 miliardi (nei giorni scorsi qualcuno ha sostenuto che il consigiliere ceco del Leone avesse deciso di battere cassa, facendo così scattare le ipotesi di un imminente aumento di capitale).