AAA cercasi compratore delle azioni di Fondiaria-Sai e Unipol rimaste inoptate nell’ambito degli aumenti di capitale su cui è appena calato il sipario. Ieri, secondo quanto risulta a F&M, gli esponenti delle banche dei consorzi legati alle ricapitalizzazioni da 1,1 miliardi ciascuna si sarebbero incontrati a Milano per fare il punto della situazione. Due giorni fa, infatti, si è saputo che la porzione di titoli ordinari Fonsai rimasti inoptati si è attestata al 32%; ben oltre le attese degli istituti di credito garanti dell’operazione e guidati da Mediobanca, che avevano messo in preventivo un 15% circa, su cui peraltro erano state «tarate» le commissioni incassate. A deludere più ancora di Fonsai, però, secondo quanto si apprende, sarebbe stato l’aumento di capitale di Unipol, terminato con una fetta di inoptato pari al 27% guardando solo alle azioni ordinarie. Una percentuale migliore rispetto al caso della compagnia assicurativa con sede a Torino ma che ha deluso in misura maggiore le banche del consorzio, che riponevano maggiori speranze nell’operazione su Bologna. Dall’incontro di ieri, tuttavia, sarebbe emerso un primo dato: al momento non ci sono pretendenti per le azioni non sottoscritte. A questo punto, si vedrà se le cose cambieranno la settimana prossima, quando l’inoptato residuo dovrebbe essere offerto in Borsa. Se anche dopo quest’operazione, la situazione dovesse restare immutata, le banche del consorzio – Barclays Bank, Credit Suisse, Deutsche Bank, Nomura, Ubs e Unicredit, oltre che naturalmente Mediobanca – dovranno accollarsi le porzioni di aumento non sottoscritte, per un ammontare compreso tra i 600 e i 700 milioni di euro considerando sia Fonsai sia Unipol. Non proprio una cosa da nulla, specie se si considera che, con gli attuali chiari di luna sui mercati finanziari, non è detto che si riesca a «chiamare» in extremis alcuni investitori istituzionali come il Capital Investment Trust di Raffele Mincione, accorso in aiuto su Bpm (di cui è ancora azionista di peso) lo scorso dicembre, oppure il fondo Amber, che su Fonsai era entrato in scena già in occasione della ricapitalizzazione dell’estate scorsa. La situazione poi è ancora più complessa da gestire se si considera l’attuale posizione di debolezza di Mediobanca, il cui amministratore delegato, Alberto Nagel – come si è saputo proprio il primo agosto, nel giorno in cui si sono chiusi gli aumenti – è indagato dalla Procura di Milano per ostacolo all’attività di vigilanza e in quanto tale è stato sentito dal Pm Luigi Orsi due giorni fa. Al centro della questione, il presunto accordo siglato con Salvatore Ligresti per la buonuscita dell’ingegnere da circa 45 milioni. Secondo le ultime indiscrezioni riferite dall’Ansa, Nagel avrebbe siglato il documento «a condizione che la famiglia del costruttore siciliano tenesse un comportamento “rettilineo” nell’operazione con Unipol». Insomma, la linea difensiva dell’ad di Mediobanca è basata sul fatto che la firma sarebbe stato l’unico modo per far sì che Fonsai potesse convolare a nozze con Bologna. In ogni caso, sembra che l’inchiesta di Orsi – che tra l’altro la settimana prossima dovrebbe partire per le ferie di agosto nonostante la bagarre finanziaria in corso – abbia indebolito il ruolo di Nagel. Al punto che qualcuno sussurra già delle sue possibili dimissioni. Sembra, però, che si tratti di un’ipotesi quantomeno prematura, anche perché non sarebbe ancora stato individuato alcun «papabile» per la sua successione. Ieri, intanto, è emerso che la Consob ha consegnato Orsi una nuova segnalazione riguardante l’operazione Fonsai-Unipol, che riguarderebbe un episodio nuovo di irregolarità registrato dalla Commissione nell’ambito della vicenda. Sempre ieri, sia Fonsai sia la controllata Milano Assicurazioni hanno alzato il velo sui numeri del primo semestre dell’anno. La compagnia con base a Torino ha chiuso il primo semestre all’insegna di un ritorno all’utile: il risultato netto consolidato si è attestato a 24,9 milioni, contro il rosso di 61,5 milioni realizzato nello stesso periodo del 2011. Anche Milano Assicurazioni è tornata al segno più nella prima metà dell’anno, per 3,1 milioni rispetto al rosso di 58,7 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il risultato è stato influenzato negativamente dal fallimento delle due holding della famiglia Ligresti Imco e Sinergia.