Il parere ha la pecca di essere nato un po’ vecchio perché nel frattempo le norme sono state modificate in corsa. Ma nonostante ciò il giudizio è ancora valido e soprattutto, considerando l’autorevolezza della fonte, merita attenzione. Il tema è quello del passaggio sotto le insegne della Banca d’Italia di altre autorità, su cui il ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 18 luglio ha chiesto un giudizio alla Banca Centrale Europea. Una pronuncia prevista dalle norme europee, visto che la Bce deve essere ascoltata quando si interviene sulla Banca d’Italia, come appunto nel caso del provvedimento di riforma delle authority contenuto nel decreto sulla spending review. Ma le cose, come detto, sono cambiate in corsa e il giudizio fornito dalla Bce il 30 luglio scorso riguarda il decreto della spending review come approvato dal Consiglio dei ministri. Nella prima versione a finire nel perimetro della Banca d’Italia non doveva essere solo Isvap, ma anche Covip, che controlla invece il settore previdenziale, con la nascita dell’Ivarp. Nel maxi-emendamento di conversione del decreto, su cui il governo ha posto la fiducia al Senato (e ieri c’è stato il passaggio alla Camera), la Covip è stata però tenuta fuori dal provvedimento e l’unica autorità che finirà sotto la Banca d’Italia sarà l’Isvap, che cambierà nome in Ivass. Il giudizio della Bce di fine luglio avrebbe quindi bisogno di una correzione perché il presidente Mario Draghi si è pronunciato sull’Ivarp e non sull’Ivass. Ad ogni modo il parere sul potenziamento di Via Nazionale appare positivo. «La Bce ritiene che il ruolo previsto per la Banca d’Italia ai sensi del decreto legge, nonché gli eventuali distacchi del personale dalla Banca d’Italia all’Ivarp, dovrebbe servire a migliorare il contributo della Banca d’Italia alle politiche dell’Ivarp connesse alla stabilità». Anche il fatto che la nuova realtà possa avvalersi delle infrastrutture tecnologiche della Banca d’Italia ai fini dell’esercizio delle sue funzioni «non sembra dare preoccupazioni dal punto di vista del finanziamento monetario», perché sarebbe utile appunto a migliorare la stabilità finanziaria. Draghi, però, chiede al legislatore italiano due accortezze. La prima è assicurarsi che nell’operazione di distacco dei dipendenti di Via Nazionale presso la nuova autorità ci si attenga alle regole già applicate al personale di Banca d’Italia. L’altra, per il futuro, riguarda invece i pareri che la Bce deve fornire al legislatore nazionale. Giudizi che dovrebbero essere richiesti prima di un decreto e non dopo la sua emanazione. «La consultazione della Bce che intervenga dopo la presentazione del decreto legge al Parlamento per la conversione in legge», scrive Draghi, «costituisce un caso di non consultazione della Bce». Anche se, in questo caso specifico, prima dell’avvio del riassetto ci vorranno mesi. Un arco temporale in cui il parere della Bce potrà essere recepito dalle «autorità nazionali», scrive Draghi. Che però hanno cambiato, ancora una volta, le carte in tavola. (riproduzione riservata) Anna Messia