Tosi: «Cariverona pronta a fare la propria parte a patto che l’entità sia plausibile». E gli analisti cambiano i modelli per tenerne conto

 

Se è vero che tanti indizi fanno una prova, Unicredit si appresta a far digerire ai propri azionisti un nuovo aumento di capitale, in autunno. Una ricapitalizzazione che, secondo rumor di mercato intercettati da F&M, potrebbe aggirarsi sui 2 miliardi. Dopo le numerose operazioni che hanno riguardato le banche italiane nella prima metà dell’anno, il gruppo di Piazza Cordusio – e si tratterebbe della terza ricapitalizzazione in tre anni visto che tra gennaio 2009 e gennaio 2010 ha già battuto cassa tra i soci due volte, per un totale di 7 miliardi – andrebbe così a ingrossare le fila degli istituti che preparano un aumento per la seconda parte del 2011 (tra queste c’è Bpm).
Così, dopo che due giorni fa l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, per la prima volta negli ultimi mesi, non ha escluso la possibilità di una ricapitalizzazione, ma anzi ha fatto sapere che il nuovo piano industriale conterrà «azioni di gestione del capitale», anche gli analisti stanno modificando i propri modelli per tenere conto di una operazione di questo tipo. Lo hanno fatto quelli di Intermonte, che nel morning note di ieri spiegavano, per esempio, di «fattorizzare (all’interno del proprio modello, ndr) un aumento di capitale in autunno». «L’impressione che abbiamo avuto ascoltando la conference call (dell’ad Ghizzoni, ndr) – osservavano invece nel morning note di ieri gli esperti di Equita Sim – è che l’ipotesi di aumento di capitale sia sul tavolo. Probabilmente le tensioni sui mercati giocano un ruolo (nel senso di rendere azionisti e Banca d`Italia più sensibili), anche se c’è l’ostacolo del livello cui si trova il titolo».
E anche ieri, in una giornata al cardiopalma per i mercati in generale, a Piazza Affari le banche sono state prese di mira con particolare accanimento, Unicredit soprattutto: le azioni di Piazza Cordusio sono affondate del 9,33% chiudendo a 1,04 euro, Intesa Sanpaolo ha tutto sommato limitato i danni con un -2,48% a 1,338 euro, Monte dei Paschi di Siena è arretrata del 4,06% a 0,456 euro e Banco Popolare ha accusato una flessione del 5,17% a 1,101 euro.
E il nuovo crollo di ieri, unito al continuo allargamento dello spread tra Btp e Bund, non fa che offrire nuovi argomenti alla ricapitalizzazione della banca guidata da Ghizzoni. Sempre in occasione della conferenza stampa di due giorni fa l’ad ha spiegato che gli azionisti sono pronti a fare la propria parte. Con i soci, ha detto Ghizzoni, «non ci sono problemi, stiamo discutendo. Accetteranno il piano come sarà proposto».
F&M ha interpellato sulla questione Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona che esprime 10 dei 25 consiglieri di Cariverona, primo azionista italiano di Unicredit (alle spalle del fondo sovrano Aabar e della Banca centrale libica) con il 4,211 per cento. «Credo che le Fondazioni, Cariverona in prima linea, decideranno di fare la propria parte a patto però che l’entità dell’operazione sia plausibile», afferma il sindaco scaligero, che aggiunge: «Penso che l’attuale situazione esiga una forte vicinanza alla banca da parte di azionisti stabili come le Fondazioni». È passato circa un anno, intanto, da quando Tosi, in aperta polemica con la gestione dell’ex ad Alessandro Profumo (poi uscito di scena con le dimissioni di fine settembre), lamentava la lontananza dell’istituto dalle questioni del territorio. «Mi pare che l’approccio di Ghizzoni e del nuovo management – ragiona il sindaco di Verona – sia decisamente più concreto. Trovo anche che la vicinanza al territorio sia maggiore, sebbene in un momento come quello attuale l’erogazione del credito divenga inevitabilmente più difficile». I crolli di Borsa degli ultimi giorni rendono poi Unicredit e molte società italiane, bancarie e non, facili prede di possibili scalatori, tanto stranieri quanto nostrani. «I mercati italiani sono sotto attacco – mette in guardia Tosi – e le quotazioni di Borsa non rispecchiano i valori effettivi, molto più elevati. In tale contesto, c’è chi può avere interesse a mettere in atto delle scalate. È un problema che bisogna porsi».