Per pensioni e indennità si terrà conto di ogni tipo di ricchezza

 di Daniele Cirioli  

Pensione di reversibilità meno facile. Per ereditare il trattamento del congiunto passato a miglior vita, infatti, il superstite dovrà fare i conti anche con case, terreni, azioni e ogni altro genere di ricchezza posseduto. Una condizione, questa del patrimonio, oggi del tutto ignorata (ci si riferisce solo al reddito) e che nel prossimo futuro rappresenterà la principale discriminante non solo per l’accesso alla pensione di reversibilità, ma anche ad ogni altro tipo di prestazione socio assistenziale. A stabilirlo è la bozza di delega di riforma fiscale e assistenziale, a cui la manovra bis (dl n. 138/2011) affida il recupero di 20 miliardi di euro nel prossimo biennio (e altrettanto a regime dal 2014), in alternativa all’aumento dell’Iva e delle altre imposte indirette. La spesa sociale, oggi, supera i 120 miliardi di euro, metà dei quali servono a pagare le pensioni ai superstiti (35 miliardi) e agli invalidi (33 miliardi).

 

Nuove regole del gioco. Se ne discute da oltre 15 anni di una riforma «del sistema», finalizzata ad una migliore distribuzione del carico fiscale, tra cittadini e imprese, a cominciare dalla riorganizzazione dei vigenti regimi di agevolazioni fiscali (detrazioni, deduzioni e via dicendo) e assistenziali (si veda tabella). Il primo passo sembra arrivato dal dl n. 98/2011 (convertito dalla legge n. 11/2011) che, infatti, ha previsto la riduzione del 5% per il 2013 e del 20% dal 2014 dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, qualora non sia approvata entro il 30 settembre 2013 una «riforma fiscale ed assistenziale» tale da consentire un recupero di risorse pari a 4 miliardi di euro per il 2013 e a 20 miliardi di euro a partire dal 2015. In questo modo, cioè, la manovra «obbliga» a metter mano alle regole del gioco e la manovra bis (dl n. 138/2011), addirittura, ha accelerato i tempi anticipando di un anno le tappe e spalmando su tre anni (anziché due) il recupero delle risorse: 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi dal 2014.

 

La riforma assistenziale. Per evitare il taglio generalizzato dei benefit fiscali, la manovra bis impone che la legge delega di riforma fiscale e previdenziale (già depositata in Parlamento) venga approvata entro il 30 settembre 2012; in alternativa, è prevista la possibilità di rimodulare le aliquote delle imposte indirette (Iva, accisa, ecc.) per mantenere inalterati gli effetti finanziari. Nella parte relativa all’assistenza, la bozza di legge delega prevede tre finalità: riqualificazione e integrazione delle prestazioni in favore dei soggetti autenticamente bisognosi; trasferimento di funzioni ai livelli di governo più prossimi ai cittadini (comuni e regioni); promozione dell’offerta sussidiaria di servizi da parte delle famiglie e delle organizzazioni con finalità sociali (sviluppo del terzo settore). Quanto alle concrete misure di riforma, è prevista innanzitutto la revisione dell’Isee e poi il riordino di requisiti per l’accesso alle prestazioni, incluse quelle relativi a invalidità e reversibilità. La novità starebbe nell’affidare al patrimonio il nuovo ruolo di discriminante per l’accesso e la misura delle prestazioni. Per esempio, oggi la pensione di reversibilità è erogata a prescindere dalla «ricchezza» degli eredi, mentre solo in parte viene ridotta in funzione del «reddito» percepito dal beneficiario. Oltre questo, la riforma prevede di affidare ai Comuni la gestione della social card e prevede l’istituzione di un «fascicolo delle persone e delle famiglie» gestito dall’Inps che resta, inoltre, il soggetto pagatore di ogni prestazione monetaria.