In forte calo bancari e finanziari con frequenti sospensioni al ribasso. Ubi, Mps, Intesae Banco Popolare perdono quasi l’8%. Lo spread Btp-Bund sale a 355 punti base, massimo storico dalla nascita dell’euro 

di Stefania Peveraro e Lucio Sironi

Ancora un avvio di settimana assai pesante per Piazza Affari, la peggiore ieri tra le principali borse europee. L’indice Ftse Mib ha chiuso in calo del 3,87%, a quota 17.720, nuovo minimo dal 2009. In sei sedute la flessione ha raggiunto ormai il 10%. L’incontro tra governo e parti sociali fissato giovedì 4 agosto per un confronto sui temi della crisi e il rilancio di crescita e occupazione è una chiara presa d’atto delle difficoltà del momento.

La convocazione arriva dopo che imprese e sindacati hanno lanciano un appello comune chiedendo subito un patto per la crescita, per dare un segnale di discontinuità ed evitare che la dinamica dei mercati finanziari porti a una situazione insostenibile per il Paese. Dinamica che ieri, appunto, ha continuato a fare il suo corso. Sul fronte obbligazionario i titoli di Stato italiani sono stati bersagliati da vendite non prive di una componente speculativa. Lo spread di rendimento tra Btp e Bund decennali ha raggiunto in giornata il massimo storico dalla nascita dell’euro a 355 punti base, con il Btp che è arrivato a pagare il 6,04%, superando il massimo segnato lo scorso 18 luglio (6,03%), livello che non si vedeva dal novembre 1997. Ma ancora peggio è andata per le scadenze più brevi, con lo spread del Btp a tre anni che è arrivato a 376 pb contro Bund. Situazione che si è ovviamente riflessa sugli spread dei credit default swap, con il costo della protezione dall’insolvenza sul debito italiano in dollari (il contratto cds più liquido) che si è portato a 329 punti base, poco lontano dai 343 toccati a metà luglio.

 

Uno degli aspetti più interessanti, soprattutto dal punto di vista degli investitori, è che mentre il debito pubblico italiano resta sotto scacco, i bond emessi dalle società italiane più solide resistono invece molto bene.

Così, per esempio, l’emissione Enia nove anni (rating Aa3/A+/A+) offre il 3,92% contro il 5,75% del Btp di pari durata. Da notare che negli ultimi dieci giorni il rendimento di questa emissione non ha fatto che diminuire (il 21 luglio rendeva il 4,35%), mostrando un andamento in controtendenza. Le Assicurazioni Generali (A2/A/A-) oggi offrono il 5,77%, ma su una scadenza più lunga (11 anni). E anche Finmeccanica(A3/BBB/BBB+), società che non attraversa certo un buon momento a Piazza Affari, sui dieci anni e mezzo offre meno del Btp decennale, cioè il 5,86%.

Con questi chiari di luna, quindi, può ritenersi saggia la mossa del Tesoro di cancellare le aste di titoli pubblici a medio-lungo termine inizialmente in programma per metà agosto, anche alla luce del fatto che al momento le casse pubbliche hanno ridotte necessità di rifinanziamento.

La prossima asta in calendario a breve termine, quindi, si limita a quella dei Bot del 10 agosto, dopodiché tutto fermo sino a fine mese, quando sono previste le nuove emissioni di Bot e Ctz (26 agosto), quella dei Btpei legati all’inflazione (29 agosto) e quella dei Btp (30 agosto). Proprio ieri il Tesoro ha dato notizia di un miglioramento dei conti pubblici con un avanzo del settore statale in luglio, in via provvisoria, di circa 4 miliardi (che sarebbero stati 5 al netto del prestito erogato a favore della Grecia), migliore rispetto al saldo registrato nel luglio del 2010 (2,514 miliardi). Nei primi sette mesi del 2011 il fabbisogno è stato di circa 39,6 miliardi, 5 in meno dell’analogo periodo 2010.

 

Quanto alla borsa italiana, l’ondata di vendite ha colpito Piazza Affari dopo che l’indice Ftse Mib in mattinata aveva toccato un massimo intraday a 18.796, in scia all’accordo sul debito americano, che peraltro non scongiura un taglio del rating per i Treasury bond. Nel mirino ancora i titoli finanziari, soprattutto quelli del credito, con frequenti sospensioni nel pomeriggio, che hanno accelerato al ribasso dopo l’avvio delle contrattazioni a Wall Street, facendo pensare a vendite provenienti soprattutto dai fondi americani. Le flessioni più accentuate hanno riguardato Fonsai (-9,2%), Ubi Banca,Mps, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare (con cali di poco inferiori all’8%), Bpm eMediobanca (oltre il 5%), Unicredit (-4,3%), che ha annunciato la vendita a Poste Italiane della controllata Mcc per oltre 136 milioni di euro. Nel risparmio gestitoMediolanum è scesa del 3,8% e Azimut dell’1%. Tra le blue chip si sono salvateCampari (+0,6%) e Autogrill (parità). Solo lievi cali anche per Tod’s e Tenaris.

Ma è lo stato di salute complessivo di Piazza Affari a farsi sempre più preoccupante: ieri alcuni osservatori facevano notare che dopo i pesanti ribassi delle ultime sedute la Borsa di Milano ha raggiunto una capitalizzazione complessiva di 396 miliardi di euro, inferiore a quella di due blue chip americane quali Apple e Exxon, che insieme valgono 755 miliardi di dollari, cioè 531 miliardi di euro.

 

 

Per quanto il quadro della borsa italiana sia stato il più drammatico a livello europeo, anche sulle altre piazze finanziarie gli indici hanno chiuso abbondantemente in negativo. Quella che ha seguito più da vicino l’escalation negativa di Milano è stata la borsa di Madrid, dove l’indice è arretrato del 3,2%. Male anche Francoforte in calo del 2,8%, Parigi del 2,3%, mentre Londra è riuscita a contenere le perdite allo 0,7%. L’ottimismo impresso in mattinata dall’accordo preliminare raggiunto da democratici e repubblicani sull’innalzamento del tetto sul debito statunitense ha avuto infatti ovunque breve durata. Moody’s e Standard & Poor hanno detto che non rilasceranno nell’immediato commenti in merito alla bozza di accordo. In base a dichiarazioni precedenti però il rating sovrano AAA degli Stati Uniti deve considerarsi ancora a rischio. S&P si era espressa per un taglio del deficit di almeno 4 mila miliardi di dollari e ora potrebbe ritenere i termini dell’accordo non sufficienti a far cambiare rotta al deficit statunitense. In caso di taglio l’agenzia aveva ipotizzato un rating comunque mantenuto nel range AA (downgrade di due o tre gradini). Da parte sua Wall Street ha reagito alla nuova situazione con una flessione dell’indice Dow Jones contenuta, a metà giornata, a poco più di mezzo punto percentuale. (riproduzione riservata)