I soci attivisti della controllante McGraw Hill in pressing sul cambio di gestione: presentato il piano per lo scorporo del business del rating

È scontro sullo spezzatino di Standard & Poor’s. E la bagarre fa la prima vittima illustre: il presidente. L’indiano Deven Sharma, in carica dal 2007, si dimetterà il 12 settembre e lascerà definitivamente l’agenzia a fine anno. Al suo posto arriverà Douglas Peterson, attuale chief operating officer di Citigroup. La decisione arriva al termine di due settimane di polemiche a seguito del downgrade del debito sovrano Usa, lo scorso 5 agosto. L’atto di S&P, non replicato dalle altre maggiori agenzie di rating, ha ricevuto le critiche del Tesoro statunitense e dallo stesso Barack Obama. Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta inoltre indagando sull’assegnazione di rating di massimo livello, sempre da parte di S&P, sui complessi titoli ipotecari che portarono alla crisi finanziaria del 2008-2009. Il Financial Times ha citato fonti anonime secondo le quali il cambio al vertice non sarebbe collegato all’indagine del dipartimento di Giustizia.
Più che per i rapporti difficili con l’amministrazione, sulle dimissioni del presidente di una delle tre big del rating pare abbiano influito soprattutto le pressioni per ottimizzare i business dell’agenzia. Peterson, infatti, era stato contattato da McGraw-Hill già lo scorso marzo. Gli azionisti attivisti di McGraw-Hill, la conglomerata dell’editoria, dei media e della finanza che controlla S&P’s, erano in fermento da tempo, ma ieri sono passati alle vie ufficiali: sottolineando che la società ha sottoperformato il suo potenziale e che il titolo scambia a sconto. L’hedge fund Jana Partners e il fondo pensioni Ontario Teachers’ Pension Plan (che insieme controllano il 5,2%, gestito interamente da Jana) hanno presentato ai dirigenti un piano dettagliato di spacchettamento del business in quattro parti. In base a un documento depositato da Jana, le divisioni sarebbero S&P, S&P index business, Information & media ed Education. Il progetto mira a scindere il redditizio business del rating di S&P’s. Il principale concorrente Moody’s, che è quotato a New York, è stato separato circa dieci anni fa dalla società conglomerata nota in seguito come Dun & Bradstreet. Per alcuni investitori di McGraw-Hill, lo stesso dovrebbe succedere con S&P’s, anche perché permetterebbe all’agenzia di operare virtualmente senza debiti, e con la libertà di rilasciare rating negativi senza rischi di perdere gli incarichi di valutazione da parte delle società che pagano per i rating stessi.
La dirigenza di McGraw Hill non ha dato una risposta dopo la presentazione del piano e nessun commento è trapelato, né da parte della dirigenza né dal fronte dei soci. Di ufficiale c’è il fatto che il gruppo sta rivedendo il suo portafoglio e nei prossimi mesi conta di intraprendere azioni allo scopo di accelerare la crescita globale, allineare i costi e aumentare la soddisfazione degli azionisti. Ieri il titolo sul New York Stock Exchange è salito del 2,8% circa e del 4,5% da inizio anno.