Si apre uno spiraglio per gli investimenti delle casse di previdenza privatizzate. Sono destinate, infatti, secondo la prima stesura della manovra bis all’esame del senato, a subire dal 1° gennaio prossimo un aumento della tassazione sui rendimenti finanziari di 7 punti percentuali e mezzo. Ma ieri pomeriggio, sulla spinta del ministro del welfare Maurizio Sacconi, e contestualmente avvertito il dicastero dell’economia, il capogruppo del Pdl in commissione lavoro, Maurizio Castro, ha presentato due emendamenti agli art. 1 e 2 del decreto 138/2011 per evitare che il prelievo fiscale salga dal 12,50 al 20%; gli enti pensionistici dei professionisti, in base ai testi depositati a palazzo Madama, godrebbero, pertanto, dello stesso trattamento riservato ai titoli di stato, che erano stati esclusi dall’incremento dell’aliquota sin dall’inizio. Una scelta per nulla scontata, che è, infatti, maturata soltanto nelle ultime ore, a ridosso della scadenza per la presentazione delle proposte di modifica al provvedimento, che era stata fissata per le ore 20. E sulla quale, è bene sottolinearlo, il ministro Giulio Tremonti e i tecnici della ragioneria dello stato non hanno espresso ancora un parere favorevole al ritocco, concentrati come sono sul reperimento di nuove risorse, piuttosto che sulla rinuncia a un’entrata già compresa nelle voci che dovrebbero portare i nostri conti pubblici al pareggio di bilancio nel 2013, come richiesto dall’Europa.

Tuttavia, fonti della maggioranza hanno raccontato che Sacconi cercherà in questi giorni di convincere il collega di governo che «non si può equiparare ciò che le casse ricavano investendo alle operazioni finanziarie dei privati» cittadini. In estrema sintesi, il messaggio che verrà recapitato a via XX settembre sarà il seguente: «Si tratta di non tassare ulteriormente degli utili che si trasformano in pensioni per i professionisti che versano i contributi negli enti di riferimento, non certo delle rendite a sé stanti. Esposte queste argomentazioni, bisognerà soltanto aspettare di conoscere la risposta» dell’economia. Nel centrodestra, però, la fiducia sul buon esito della trattativa non ha fatto grandi passi in avanti, rispetto alla scorsa settimana (si veda ItaliaOggi del 27/08/2011). La discesa in campo di Sacconi a tutela degli istituti previdenziali privatizzati, secondo quanto hanno confidato altri senatori impegnati nella stesura di emendamenti al decreto, in questa stagione di crisi e di sacrifici, non rappresenta una garanzia di successo: la situazione resta fluida, hanno spiegato dalla commissione bilancio, in attesa che si raggiungano intese politiche «ad alti livelli» nel Pdl e nell’esecutivo. E, se le sorti delle casse sembrano essere (almeno a parole) molto care a una folta schiera di parlamentari, tutti appartenenti alle principali categorie professionali, il loro sostegno stavolta potrebbe non essere sufficiente a far arrivare in porto gli emendamenti di Castro.

Simona D’Alessio