Unicredit studia soluzioni per valorizzare meglio le attività di asset management in Russia. Il gruppo guidato da Federico Ghizzoni potrebbe infatti cedere i fondi russi gestiti da Pioneer Investments, il colosso dell’asset management controllato da Piazza Cordusio.

 

Lo ha riportato ieri il quotidiano economico Kommersant, ripreso poi dall’agenzia Bloomberg. In una nota Pioneer ha ribadito che è in via di completamento un nuovo piano industriale volto ad accelerare la crescita organica e individuare in particolare le aree chiave in cui rafforzare la presenza. «Confermiamo che stiamo valutando delle opzioni strategiche per il nostro business in Russia», ha spiegato Pioneer nella nota, in cui si precisa che la decisione rientra nella revisione della strategia messa a punto in aprile e nel piano industriale in corso di finalizzazione che punterà a «accelerare la crescita organica. È importante sottolineare», prosegue poi la nota, «che la Russia rimane un mercato strategico per la nostra controllante Unicredit e che quindi assicureremo che questo business sia servito e supportato in maniera adeguata. La decisione di valutare opzioni strategiche è basata unicamente sull’analisi della nostra attività e non è un riflesso dei piani di Unicredit nel Paese. Il processo» spiega ancora Pioneer, «è ancora in fase iniziale e analizzeremo con attenzione le diverse opportunità. Una volta prese decisioni importanti le informazioni sui successivi passaggi saranno condivise con tutti gli stakeholder», conclude la nota. Va detto, comunque, che Pioneer in Russia è una realtà molto piccola con una decina di dipendenti e 32,1 milioni di asset under management.

Insomma, Pioneer resta al centro delle strategie di Piazza Cordusio. Dopo aver cercato per oltre un anno di valorizzare il gruppo guidato da Roger Yates, anche attraverso una partnership strategica con un altro operatore dell’asset management, nell’aprile scorso Unicredit aveva annunciato che «la soluzione ottimale» per la propria società di gestione del risparmio «è rappresentata dalla crescita organica, anche alla luce dell’evoluzione del mercato negli ultimi 12 mesi». Quanto a una possibile quotazione, «l’ipo non è un’ipotesi su cui stiamo lavorando», ha dichiarato Ghizzoni. Rispetto poi a un possibile spezzatino la banca chiarisce che «Pioneer è importante per la sua presenza internazionale». Tutto tace invece sul fronte dei discorsi traUnicredit e Intesa Sanpaolo per un progetto comune nell’asset management.