Titoli a prezzi da saldo. E qualcuno comincia ad approfittarne. Per esempio, la Banca centrale cinese che, attraverso l’agenzia di Stato per la gestione delle riserve in valuta estera (Safe), ha acquistato il 3,04% di Munich Re, colosso tedesco della riassicurazione. Il valore dell’operazione, in base all’attuale andamento del gruppo in borsa, è di circa 472 milioni di euro. Si tratta di una mossa sorprendente, visto che di solito gli investimenti di Pechino vengono fatti attraverso il fondo sovrano cinese. Non si sa se gli acquisti siano stati effettuati tutti in una volta o se si sia trattato di un lento accumulo. Dall’inizio di luglio il titolo Munich Re ha perso il 15,3%, tenendo conto che ieri ha guadagnato l’1,7% a 90,09 euro. Una portavoce del gruppo si è limitata a commentare che «ogni nostro nuovo investitore ci rende felici». La Banca centrale cinese è così diventata il terzo azionista del gigante della riassicurazione, alle spalle della Berkshire Hathaway del finanziere americano Warren Buffett (10,2%) e della tedesca Allianz (6,2%). Il resto è in mano a un azionariato diffuso, composto in larga parte da investitori istituzionali. In attesa di nuovi possibili ingressi nell’azionariato di società europee, le cui quotazioni sono state falcidiate dagli ultimi crolli in borsa, si può trovare consolazione nelle parole di Li Daokui. Il consigliere della Banca centrale cinese ha assicurato che Pechino acquisterà i titoli emessi dal Fondo europeo salva-Stati (Efsf), come pure i T-bond Usa. A proposito della necessità degli Stati Uniti e dei Paesi Ue di rimettere a posto i conti pubblici, Li ha detto che «le riforme non devono essere attuate immediatamente», ma «devono esserci impegni visibili e tangibili per misure di riforma nel lungo termine». Quanto ai singoli Paesi il cui debito possa essere acquistato, ha proseguito Li, questo «dipende dalle loro specifiche risoluzioni sulle riforme e dalle loro specifiche consultazioni con la Cina». Li pone l’accento sul fatto che questa posizione non è assimilabile alle condizioni poste dall’Fmi per dare aiuti, ma si sostanzia piuttosto di «un coordinamento reciproco e una mutua cooperazione». Li ha poi affermato di ritenere «possibile» che il fondo sovrano possa investire nelle banche europee per aiutarle ad aumentare i propri fondi. (riproduzione riservata)