Le borse Ue bruciano 173 miliardi. Forti perdite anche a Wall St. (-4,3% il Dow Jones), dove si teme una ricaduta degli Stati Uniti in recessione. E tutti si rifugiano nell’oro: record a 1.681 dollari 

di Marcello Bussi

«La borsa è come un orologio rotto: solo due volte al giorno danno l’ora esatta», ha dichiarato ieri il presidente del consiglio Silvio Berlusconi per sottolineare come, secondo lui, «i mercati sono lontani dalla realtà economica e politica».

Un’affermazione che ha suscitato commenti beffardi nelle sale operative. Ma che è stata suffragata dai fatti in maniera paradossale. A causa dell’elevatissima volatilità e di una raffica di sospensioni al ribasso (13 titoli su 40), l’indice Ftse Mib di Piazza Affari si è bloccato. Stessa cosa è poi successa agli indici delle borse di Euronext (Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona), mentre anche le altre piazze europee venivano tempestate dalle vendite.

 

 

A Milano il primo allarme è stato lanciato alle 15.38, quando Borsa Italiana ha comunicato che l’informativa sui prezzi in tempo reale su alcuni canali informativi potrebbe non essere aggiornata. Dopodiché è stato un crescendo, che ha portato al blocco dell’indice Ftse Mib. Sul caso è intervenuta la Consob, che si è messa in contatto con Borsa Italiana, mentre nelle sale operative si parlava di un’ondata di ordini di vendita che avrebbe creato l’effetto imbuto proprio nell’ultima mezz’ora. Il risultato finale di tanta confusione è stato deprimente. Il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 5,2%, ai minimi da due anni e mezzo, portando il ribasso dal massimo dell’anno, toccato il 17 febbraio scorso, al 30,4%. Piazza Affari è così tornata maglia nera d’Europa. Ma è stata una pessima giornata anche per le altre borse del Vecchio Continente: l’indice Stoxx Europe 600, che rappresenta società in 18 Paesi europei, ha chiuso in ribasso del 3,5%, mandando in fumo 173 miliardi di euro di capitalizzazione. Non c’è stata una vera e propria causa scatenante questa ondata di vendite. Ma la decisione della Bce di non comprare sul mercato secondario titoli di Stato italiani e spagnoli per placare le tensioni sul mercato obbligazionario ha certo pesato (vedere articolo a pag. 3). Non è poi stata apprezzata dai mercati la decisione della Banca del Giappone di attuare un nuovo allentamento monetario, insieme alla conferma dei tassi d’interesse allo 0-0,10% per bloccare l’ascesa dello yen. Una mossa in risposta a quella presa il giorno precedente dalla Banca nazionale svizzera, che ha tagliato i tassi per cercare di indebolire il franco svizzero. Segno che si è aperto un nuovo fronte nella guerra delle valute. A complicare la situazione si è poi aggiunto il forte calo di Wall Street, dove il Dow Jones ha chiuso in ribasso del 4,3% e il Nasdaq del 5,1%. Ai timori per la crisi in Eurolandia si sono aggiunti quelli di una possibile ricaduta nella recessione degli Stati Uniti. Mentre Bank of New York Mellon ha annunciato che imporrà una commissione ai clienti con depositi elevati. Un chiaro segnale che ormai gli investitori favoriscono la liquità agli investimenti e che la deflazione incombe minacciosa. Non stupisce che l’oro abbia toccato un nuovo record, a 1.681,8 dollari l’oncia. Secondo Vivian Lewis di Global Investing, «stiamo assistendo all’impatto sui profitti aziendali di un nuovo rallentamento dell’economia in settori come le utilitity, e i servizi finanziari, la vendita al dettaglio, l’alimentare, il farmaceutico e l’energia. I profitti aziendali hanno cominciato l’anno in ripresa, ma da allora le cose sono peggiorate: la crisi dell’euro, i problemi americani nelle vendite di abitazioni e nella creazione di posti di lavoro, lo tsunami giapponese». Mentre John Weisenthal di Business Insider ha dichiarato che «i politici amano fare il paragone fra Usa e Grecia, ma in realtà l’indice Nikkei con la sua lunga storia di deflazione è il paragome più adatto sul piano storico. Sostanzialmente nel corso di un lungo bear market, l’azionario ha sempre preso il volo dopo misure di stimolo fiscale e monetario, ed è invece calato quando i politici hanno fatto scelte di segno contrario. L’andamento attuale del mercato coincide con unamancanza di stimoli all’economia, con l’accordo sul tetto massimo del debito pubblico e il taglio alla spesa». Non a caso si parla di un nuovo piano di acquisti di bond da parte della Federal Reserve per ridare fiato ai mercati. (riproduzione riservata)