Il nuovo testo approvato dall’assemblea prevede che gli attuali azionisti possano trasferire le proprie quote ma solo a soggetti controllati dalle coop. Altrimenti il board può intimare lo stop 

di Luca Gualtieri

La maggioranza di Unipol deve restare in mano alle cooperative. È questo il senso delle modifiche statutarie approvate dall’ultima assemblea di Finsoe, la holding che detiene il 50,75% del gruppo assicurativo bolognese presieduto da Pierluigi Stefanini.

 

La delibera arriva al termine di un lungo e complesso riassetto, che ha comportato il taglio della catena societaria e la scissione di Holmo. Questi passi hanno avvicinato le coop azioniste a Unipol, attraverso l’ingresso diretto di dieci di queste nel capitale di Finsoe. Come atto conclusivo di questo processo, l’assemblea di Finsoe ha voluto certificare la natura cooperativa del gruppo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il nuovo articolo 6 dello statuto prevede che il trasferimento di azioni Finsoe a terzi sia sottoposto al gradimento del consiglio di amministrazione. In altre parole, come già avveniva in Holmo, il board potrà bloccare il trasferimento, qualora il compratore sia una società di capitali non controllata da una cooperativa, un consorzio di cooperative, una mutua assicuratrice o un fondo mutualistico. Va detto che il cda può intimare lo stop soltanto con un quorum speciale del 60%. È evidente, comunque, che i nuovi azionisti di Finsoe non vogliono rinunciare all’assetto cooperativo del gruppo.

Le nuove regole, infatti, consentono di tenere fuori dalla porta società di capitali, fondi di investimento e soggetti estranei al mondo coop. Un altro principio mutualistico previsto dallo statuto è il diritto di covendita: se uno o più soci di Finsoe volessero accettare un’offerta di acquisto pari almeno al 35% della holding, dovranno consentire agli altri azionisti di co-vendere proporzionalmente i loro titoli alle stesse condizioni, se questi vogliono.

 

A bocce ferme, Finsoe diventerà il vertice di un vasto conglomerato finanziario e le nuove società non solo riceveranno il patrimonio di Holmo corrispondente alle quote detenute nella holding dei propri azionisti, ma rimborseranno anche la quota-parte del debito, pari a 320 milioni (mentre il debito complessivo della finanziaria a fine 2010 era di 450 milioni). A garanzia di questo passaggio è previsto che le nuove società, prima dell’atto di scissione, aprano un conto corrente presso un’istituto bancario su cui dovranno versare una somma pari all’intero indebitamento che dovrà essere trasferito nelle newco alla fine del processo di riassetto, a garanzia dell’estinzione del debito. (riproduzione riservata)