L´utile a 741 milioni come nelle attese. Titolo +5,1%, dai tre top manager 1,5 milioni di acquisti

ANDREA GRECO
MILANO – Intesa Sanpaolo supera lo scoglio della trimestrale con numeri in linea con le attese e utile netto di 741 milioni. Erano un miliardo l´anno prima, ma gonfiati da proventi extra. La Borsa fa pace con il titolo, caduto ai minimi storici la vigilia e rimbalzato a 1,299 euro, +5,61% e tra i migliori del settore. Agli operatori tuttavia resta qualche dubbio sulla redditività prospettica, mentre la riserva liquida di 80 miliardi e il Core tier 1 salito al 10,2% per la ricapitalizzazione (+150 punti base) e al calo degli asset rischiosi (+30 punti base) non fanno temere per operatività e patrimonio. Anche se, nel solo luglio, il deprezzamento del debito pubblico italiano è costato a Ca´ de Sass (che ne detiene 64,5 miliardi, su 81 miliardi di governativi) 1,5 miliardi di patrimonio, e ha raddoppiato il saldo della riserva Afs a 2 miliardi. Di questa circa un decimo copre la valorizzazione al mercato di bond greci (559 milioni, di cui 100 con scadenza entro il 2020, quindi da rettificare del 21% a conto economico secondo il piano dell´Ue).
«Malgrado una situazione di mercato non favorevole, anche in questo primo semestre abbiamo raggiunto risultati solidi e in linea con gli obiettivi del piano – ha detto l´ad Corrado Passera – liquidità, solidità e redditività sostenibile rimangono i nostri valori chiave di lungo termine, e continuiamo a perseguirli anche se ciò comporta qualche sacrificio nel breve». Il manager ha aggiunto: «Crediamo davvero al potenziale della banca e, a titolo di informazione, comunico che io e i miei due direttori generali Marco Morelli e Gaetano Micciché abbiamo deciso di mandare un chiaro segnale in tal senso acquistando sul mercato azioni per 500 mila euro ciascuno».
Il trimestre tra aprile e giugno chiude con ricavi a 4,49 miliardi, in crescita da 4 un anno prima. Tra le singole voci il margine di interesse è in calo a 2,35 miliardi, da 2,43 un anno prima. È la nota meno intonata, specie nel ramo commerciale (Banca dei territori), leader in Italia con quasi il 20% del mercato sportelli ma che ha guadagnato solo 99 milioni (-61% sul primo trimestre), in un quadro fosco per tutti. Così la “banca per il paese” deve rimpinguarsi con la divisione Cib (mercati e grandi imprese), da cui deriva il 60% dei profitti trimestrali (450 milioni, +16% su gennaio-marzo). Le commissioni nette di gruppo sono stabili a 1,4 miliardi, il trading sale forte a 543 milioni (ma incorpora 426 milioni di plusvalenze dalle cessioni di Prada e Findomestic). I costi operativi sono stabili a 2,27 miliardi, lieve calo delle rettifiche nette su crediti a 777 milioni (ma salgono del 27% in tre mesi sul retail).
Le migliori notizie vengono dalla liquidità, punto forte dell´azienda e tra gli argomenti più delicati ora. A fine giugno le attività liquide di gruppo sono salite a 80miliardi. «Potremmo non finanziare sul mercato le nostre attività per almeno due anni, ma sono sicuro che il mercato tornerà in buone condizioni prima – ha detto Passera agli analisti, che chiedevano se quella provvista non fosse eccessiva –. Siamo almeno parzialmente indipendenti e difesi da qualsiasi cosa avvenga sul mercato. A inizio anno ci siamo presi il rischio e il costo di rifinanziarci a lungo termine».