Altra misura poco popolare ma di probabile attuazione nella prossima manovra fiscale è l’incremento dell’aliquota fiscale sui capital gain. Il prelievo sui guadagni derivanti dalle transazioni finanziarie dovrebbe passare dall’attuale 12,5 al 20%. Probabilmente per evitare le polemiche sui Bot-people con cui l’eventualità di una tale riforma era stata accolta in passato, e soprattutto perché oggi più di ieri Roma ha estremo bisogno che si investa in Btp, sui titoli del debito pubblico italiano la tassazione rimarrà fissa al 12,5%. Per rendere più digeribile la misura, alla quale in passato lo stesso Tremonti si era detto contrario (fu ventilata anch’essa dall’ultimo governo guidato da Romano Prodi), l’inasprimento del prelievo sulle rendite finanziarie potrebbe essere bilanciato da un alleggerimento delle imposte sui depositi bancari e postali. E questo è uno dei pochi punti del programma di emergenza del governo sul quale il ministro dell’Economia ha fornito maggiori dettagli: «C’è l’ipotesi, fermi i titoli di Stato, di aumentare la tassazione delle rendite finanziarie dal 12,5 al 20%. E c’è l’ipotesi di ridurre i depositi bancari e postali dal 27 al 20%».