di Angelo De Mattia

Oggi la Consob potrebbe preannunciare la decisione di confermare o meno il divieto delle vendite allo scoperto sui titoli finanziari. Nel pieno della crisi finanziaria, un divieto analogo era stato disposto in Germania, suscitando però contrasti con gli altri Paesi europei e accuse di mancato preventivo coinvolgimento delle istituzioni comunitarie. Sotteso alla decisione era l’intento ovvio di sottrarsi a manovre speculative, ma anche al costo del loro eventuale trasferimento in altri mercati dell’Unione (e, secondo alcuni, principalmente scontando questa eventualità).

L’adozione in Italia del provvedimento, pur con tutti i limiti della sua straordinarietà e dei potenziali impatti dello spostamento dello short selling su altre categorie di titoli, è stata giudicata positivamente. Come tutti i provvedimenti limitativi dell’operatività nei mercati, questo è però strettamente legato alla temporaneità della sua vigenza se non si vuole che alla lunga si battano facili strade di elusione e si complichi in ogni caso il ritorno alla normalità. Intanto, concluso il periodo di prima applicazione sarebbe importante una nota della Commissione sul valore dell’esperienza fatta, insieme con l’altra misura sulle segnalazioni per la trasparenza e sulle conseguenze che per ora se ne possono trarre.

Naturalmente, fondamentale sarebbe, ricorrendone i presupposti, la fissazione del divieto in questione con una decisione che riguardi l’intera Unione o, almeno, l’Eurozona e non solo singoli Paesi. Ma al di là di questo auspicio forse di difficile realizzazione, si può osservare che il contesto nel quale il provvedimento è stato assunto, pur variato, non è tuttavia cambiato in maniera decisiva. In più si preannunciano interventi e atti di particolare importanza, all’interno e in campo internazionale, che potrebbero influire significativamente sull’orientamento dei mercati. È fortemente atteso, infatti, il momento – domani sera, ora italiana – in cui si potrebbero conoscere meglio le strategie della Federal Reserve attraverso l’intervento del suo presidente, Ben Bernanke, in occasione del tradizionale convegno Usa di Jackson Hole, che mai come quest’anno sta suscitando diffuse aspettative. Seguirà nella prossima settimana il previsto intervento di Barack Obama in occasione della Festa del Lavoro, in cui saranno affrontati i temi dell’economia e della prospettiva. In Italia sta per entrare nel vivo la discussione sulla manovra correttiva-bis ed è in primo piano il problema della qualità delle misure da assumere e della credibilità e fiducia dell’esecutivo, mentre si dovrebbe avviare a soluzione la gravissima vicenda libica, con l’auspicabile passaggio a un regime democratico. A livello comunitario si discute invece sulla Tobin tax e sugli eurobond mentre la Bce, scesa in campo, nelle ultime due settimane ha acquistato circa 36 miliardi di titoli pubblici italiani e spagnoli.

Intanto per le banche europee si manifestano nuovi sintomi di difficoltà nel finanziamento sull’interbancario per alcune di esse e, nel contempo, si registra la crescita dei depositi degli istituti presso la Bce: una situazione, già osservata, che era stata propria dei momenti non certo facili della crisi globale.

Si potrebbe profilare, in questo contesto, una nuova fase di attacchi speculativi alle aziende di credito. Considerato dunque il panorama, sarebbe opportuno prorogare il divieto dello short selling, per ritornare alla normalità possibilmente in un contesto meno incerto. A condizione, ovviamente, che a un provvedimento del genere non si annettano effetti taumaturgici e che vi sia una decisa iniziativa per un raccordo comunitario. Quello stesso raccordo che, secondo la normativa, viene praticato per la concessione alle agenzie di rating dell’autorizzazione a operare in Europa da parte dell’Autorità dei mercati, l’Esma, che ha opportunamente visto la Consob non rilasciare il parere positivo di competenza per Standard & Poor’s e per Moody’s, ritenendo che esse debbano adeguare le loro procedure agli obblighi richiesti dalla normativa europea. Un capitolo, questo, che fa ancora una volta emergere l’inadeguatezza della regolamentazione e dei comportamenti delle istituzioni comunitarie.

Ma si è giunti a un punto in cui, se non si agisce come si dovrebbe in seno all’Unione, allora bisogna sfruttare tutti gli spazi possibili in campo nazionale, pur consapevoli della inevitabile parzialità e delle possibili elusioni degli indirizzi e dei vincoli. Vale per le vendite allo scoperto e vale per le società di rating, a proposito delle quali è legittima l’aspettativa di una efficace conclusione dell’inchiesta giustamente promossa dalla Procura di Trani. (riproduzione riservata)