di Luca Gualtieri

 

Di certo, quando il nuovo governo libico tornerà pienamente in possesso del 7,5% diUnicredit, lo troverà molto più leggero. Mentre nelle strade di Tripoli si celebra l’ultimo atto del regime di Muhammar Gheddafi, Piazza Affari si interroga sul futuro del portafoglio finanziario del raìs.

 

Tra i pacchetti più significativi c’è appunto il 7,5% di Piazza Cordusio, che ai prezzi attuali vale oltre 1,3 miliardi. Nel dettaglio la quota fa capo per il 2,6% alla Lybian Investment Authority, il veicolo che gestisce il ricavato delle esportazioni di petrolio ed è controllato dalla Banca centrale. Quest’ultima detiene invece il restante 4,9% di Piazza Cordusio e ha schierato tra i quattro vicepresidenti il suo numero uno, Farhat Omar Bengdara. La partecipazione è congelata dal marzo scorso, quando sono entrate in vigore le sanzioni decise dalla Ue. In pratica oggi i libici non possono esercitare i diritti di voto in assemblea, negoziare le azioni o incassare i dividendi distribuiti dalla banca. Dopo la caduta di Gheddafi, però, il nuovo governo potrebbe ritornare in possesso delle azioni. Non senza qualche maldipancia, però. Nell’ultimo anno, come gran parte delle banche europee, anche Unicredit ha bruciato gran parte della sua capitalizzazione e oggi le azioni di Piazza Cordusio valgono il 53,59% in meno. A questi prezzi, se Tripoli decidesse di uscire dal capitale, incasserebbe una pesante minusvalenza. Più probabilmente, quindi, il nuovo governo cercherà strategie per far fruttare una delle partecipazioni di punta del suo portafoglio. (riproduzione riservata)