Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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I dazi statunitensi non rischiano di frenare solo la crescita economica globale ma promettono di rallentare anche lo sviluppo del mercato assicurativo. A fare i conti sono stati gli analisti dello Swiss Re Institute: nel loro ultimo report Sigma – che MF-Milano Finanza è in grado di anticipare – prevedono che nel 2025 i premi assicurativi mondiali limiteranno la crescita al 2%, più che dimezzata rispetto all’incremento del 5,2% del 2024. Un risultato che in quel caso aveva permesso di portare i premi assicurativi nel mondo a oltre 7.700 miliardi di dollari. «Se le prospettive di redditività degli assicuratori continuano a beneficiare dell’aumento del ritorno degli investimenti prevediamo che i dazi rallenteranno la crescita del pil globale e, di conseguenza, peseranno sulla domanda assicurativa», rileva Jérôme Haegeli, group chief economist di Swiss Re, «a lungo termine la politica statunitense dei dazi rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore frammentazione del mercato che ridurrà l’accessibilità e la disponibilità degli assicuratori, diminuendo così la resilienza al rischio globale».
«La relazione rischio-rendimento degli investimenti delle Casse previdenziali è piuttosto piatta. Significa che all’assunzione di maggiori rischi, pur sempre in un range contenuto consono alla loro missione, non sempre sono corrisposti rendimenti più elevati e viceversa». Nelle conclusioni dell’indagine sugli investimenti delle 20 Casse previdenziali, anticipata da Milano Finanza, Alberto Bagnai (Lega) ha illustrato le principali criticità nella strategia d’investimento degli enti pensionistici. Il presidente della Commissione bicamerale del Parlamento, organo di vigilanza sul settore, ne ha parlato durante un convegno alla Camera a cui hanno partecipato Manuela Arrigucci, presidente della sezione di Controllo sugli Enti della Corte dei Conti, Rita Laura D’Ecclesia, consigliera di amministrazione dell’Ivass, e Mario Pepe, presidente del Covip.
Se l’Unione Europea manterrà l’obiettivo del 2035 per la vendita esclusiva di auto e furgoni a zero emissioni e attuerà politiche a sostegno della transizione, l’industria automobilistica europea potrebbe riportare la produzione in Europa ai livelli del picco post-crisi del 2008, ovvero 16,8 milioni di veicoli all’anno. Lo dice l’ultimo studio appena pubblicato da Transport & Environment, la principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, indicando anche quali sarebbero i benefici economici che ne deriverebbero e che in caso di rinvio andrebbero persi
A detenere la maggioranza del capitale delle compagnia assicurativa che a novembre scorso è stata commissariata da Ivass è Finass Vmg 1857 spa, che ha in mano complessivamente il 90% delle azioni, con i francesi di Groupama che hanno il 10% restante. L’assetto passa anche per un patto di sindacato a cui hanno aderito le storiche famiglie azioniste della compagnia specializzata nel settore agricolo e nella grandine. Il patto detiene circa il 50% del capitale di Ara e si riunirà con ogni probabilità a metà luglio, dopo che sarà stata depositata la documentazione sulle offerte ricevute dal commissario straordinario, Massimo Michaud, per rilevare la società. Come unico punto all’ordine del giorno dell’avviso di convocazione dell’assemblea di Finass c’è del resto la «cessione dell’intera partecipazione in Ara 1857»
Sono 27 milioni i consumatori italiani che nell’ultimo anno si sono serviti dei comparatori online per confrontare tariffe di assicurazioni, aerei, ma anche mutui, bollette e molto altro. Il dato emerge dall’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca Emg Different e presentata in occasione dell’evento «Confrontare, il segreto del risparmio», organizzato a Roma in collaborazione con Consumerismo No Profit.
Un’interfaccia in stile ChatGpt che in pochi secondi e di fronte a input basilari crea un portafoglio di investimento completo, con tanto di backtest, rendimenti attesi, costi e commento qualitatativo alla performance. L’innovazione dell’intelligenza artificiale nel mondo del risparmio gestito italiano (ed europeo) arriva da Fineco, la banca rete guidata dall’ad Alessandro Foti, che ha messo a disposizione dei suoi consulenti due applicativi di AI, disponibili nella piattaforma X-Net. Il più significativo è Portafoglio AI, strumento addestrato con logiche finanziarie indicate da Fineco stessa e pensato per costruire portafogli personalizzati in base alle esigenze della clientela.
La banca del Leone ha realizzato a giugno una raccolta netta di 308 milioni di euro per un totale da inizio anno di 3 miliardi. Il dato, spiega una nota, tiene conto – tra gli altri fattori – di un forte incremento degli esborsi per le scadenze fiscali di giugno pari a 225 milioni di euro nel mese, per un totale di 527 milioni da inizio anno.
Azimut archivia il mese di giugno con una raccolta netta totale di 1,45 miliardi di euro (di cui 1,1 in fondi e 102 milioni in comparti alternativi, e con 1,14 miliardi raccolti in Italia) portando il totale da inizio anno a 9 miliardi contro un obiettivo per l’intero 2025 che era stato fissato a oltre 10 miliardi. Inoltre le masse totali della società di gestione presieduta da Pietro Giuliani hanno raggiunto i 112,8 miliardi di euro, segnando un incremento del 5% da inizio anno
Salgono i ricavi dei principali operatori sanitari privati in Italia. Secondo i dati analizzati dall’Area studi di Mediobanca, nel 2023 i ricavi dei 34 operatori sanitari privati presi in considerazione sono stati pari a 12 miliardi, in rialzo del 5,7% sul 2022 e del 15,5% sul 2019. In particolare, gli operatori della diagnostica sono cresciuti del 19,4% sul 2019, nonostante le contrazioni legate al calo di tamponi e test sierologici, quasi azzerati nel 2023. Seguono invece i gestori di Rsa e gli operatori ospedalieri (entrambi al +15,1% sul 2019).

«Staccare il traguardo» del raggiungimento dei requisiti pensionistici, riscuotendo, però, un assegno da poche centinaia di euro al mese, insufficiente a garantirsi un dignitoso sostentamento: è il rischio (concreto) di migliaia di liberi professionisti italiani, soprattutto degli iscritti alle Casse di cosiddetta «nuova generazione», disciplinate dal decreto legislativo 103/1996, contraddistinte dal sistema di calcolo contributivo «puro» della prestazione. La tabella in questa pagina, confezionata da ItaliaOggi sulla base delle informazioni reperibili all’interno dei documenti consuntivi per il 2024 del comparto della previdenza privata e privatizzata (escludendo medici e odontoiatri, inseriti in diversi segmenti sotto l’«egida» dell’Enpam, su cui ricavare una media non sarebbe stato possibile) mostra come l’ammontare delle pensioni medie annue lorde muti a seconda delle categorie professionali e delle gestioni, partendo dai 78.200 euro dei notai e finendo ai 2.100 degli infermieri autonomi: a «pesare» non è soltanto il meccanismo di computo (giacché pure Casse di «vecchia istituzione», regolamentate dal decreto legislativo 509/1994, sono passate, nel tempo, al metodo contributivo), bensì i redditi mediamente ancora bassi – seppure, globalmente, in crescita – e le carriere discontinue in talune platee, nonché l’età in cui ci si ritira (talvolta anche a 57 anni) e le aliquote soggettive stabilite, che partono dal 10% (per gli psicologi iscritti all’Enpap e per i dottori agronomi e forestali, fisici, chimici, geologi e attuari associati all’Epap) e salgono al 18% (per i periti industriali, come disposto dall’Eppi, Ente di «nuova generazione»), fino ad approdare al 20% della Cassa geometri
Al professionista vittima dell’incidente stradale non basta produrre in giudizio la dichiarazione dei redditi per ottenere il risarcimento del lucro cessante: deve prima dimostrare se e in quale misura la menomazione patita nel sinistro abbia inciso sui suoi guadagni, mentre solo dopo si può determinare la perdita di entrate in base alle denunce fiscali. Scatta poi la responsabilità del sinistro al 50 per cento a carico del pedone, che
pure è investito sulle strisce bianche, perché attraversa la strada all’improvviso senza guardare. Così la Corte di cassazione nell’ordinanza n. 18313 del 04/07/2025. No al danno patrimoniale da inabilità temporanea chiesto dal professionista investito dall’autobus. È vero, l’articolo 137 del decreto legislativo 209/2005 (codice assicurazioni), dà facoltà al lavoratore autonomo di avvalersi del reddito più alto degli ultimi tre anni. Ma al geometra non basta produrre la dichiarazione fiscale per l’anno 2015, laddove il sinistro è del 2016, per otte
nere il risarcimento.

Slitta di un anno lo stop ai veicoli più inquinanti. A decretarlo è il nuovo emendamento al dl Infrastrutture che, approvato ieri dalle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, sposta al primo ottobre 2026 (dal 2025) l’entrata in vigore dei limiti alla circolazione per auto e alcuni mezzi commerciali, alimentati a diesel e immatricolati tra il 2011 e il 2015. Manca ancora il passaggio in aula, ma la strada è tracciata.
In Italia il calo della popolazione, iniziato nel 2014, continuerà accompagnandosi all’invecchiamento progressivo. Risultato? La quota giovani si stabilizzerà intorno al 24% nel medio termine. A fotografare un Paese sempre più ingrigito ci pensa l’Upb che mette sotto la lente i pessimi effetti del mancato ricambio generazionale sulla forza lavoro. Criticità anche sulla spesa sanitaria, L’attuale sistema per i non autosufficienti è inadeguato: bisogna passare dai sussidi monetari a servizi pubblici più strutturati, come avviene nei Paesi europei più avanzati. Per farlo serviranno risorse aggiuntive, ma senza compromettere la discesa del debito pubblico.

A quattro mesi dall’entrata in vigore del Dpr 12/2025 – con la Tabella unica nazionale (Tun) per il risarcimento del danno non patrimoniale da gravi lesioni da Rc auto e responsabilità sanitaria – emergono possibili problemi della sua applicazione (di fatto) retroattiva, cui la Cassazione è per ora propensa. La certezza è importante per la sostenibilità dei premi dell’assicurazione obbligatoria. Tanto più in una materia con sinistrosità e litigiosità alte e un vuoto attuativo ventennale, che ha creato una giurisprudenza di merito con criteri talvolta assai divergenti secondo il luogo, nonostante la Cassazione (dal 2011, sentenza 12408) avesse preso a riferimento la Tabella del Tribunale di Milano. Senonché la Tun, pur valendo per i sinistri accaduti dopo il 5 marzo 2025, è al centro di incertezze inopportune. Le favorisce un passaggio della sentenza 11319 del 29 aprile in cui la Cassazione ritiene che la Tun, dando valori equitativi di fonte superiore (perché individuati per legge) potrebbe essere indirettamente (e motivamente) utilizzata dai giudici di merito «quale parametro di riferimento nella ricerca di valori il più possibile idonei ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all’articolo 1226 del Codice civile». Così la si potrebbe applicare anche fuori dai casi previsti dall’articolo 138 del Codice delle assicurazioni (Rc auto e sanitaria) e, soprattutto, anche per sinistri ante 5 marzo.
I cambiamenti climatici, la cronaca delle ultime ore purtroppo lo conferma, sono sempre più spesso fonte di danni ingenti in condominio. Il problema è legato al tetto che si scoperchia e rovina al suolo, al cornicione che crolla, a tutte quelle eventualità che, in caso di eventi estremi, possono danneggiare condòmini o terzi. Il condominio ne risponde quale custode delle cose comuni, ex articolo 2051 del Codice civile. La responsabilità è oggettiva, prescinde quindi dal fatto che il custode abbia effettuato la manutenzione e la pulizia di gronde e pluviali regolarmente due volte l’anno. Il maltempo però dovrebbe rientrare nel caso fortuito, un «fatto che ha i requisiti dell’autonomia, dell’eccezionalità, dell’imprevedibilità, dell’inevitabilità e che sia, quindi, idoneo a produrre l’evento, escludendo fattori causali concorrenti» (Cassazione 25029/2008; Cassazione 20619/14).In questi casi il condominio sarebbe esentato dal risarcimento. La Cassazione di recente e la Corte d’appello di Milano qualche anno fa hanno emesso interessanti pronunce in merito, ritenendo che una pioggia di eccezionale intensità può non integrare il caso fortuito, se nella produzione dell’evento abbiano concorso altri fattori preesistenti (Cassazione sentenza 18877/2015, Corte appello Milano 4361/2018).
Il 46% degli investimenti degli enti previdenziali è indirizzato sul nostro Paese. Mentre in direzione della Ue va il 23%, un altro 16% guarda agli Usa e il 15% al resto del mondo con il 15%. E la quota investita in Italia è dominata dalla componente immobiliare, diretta e indiretta, che ne rappresenta il 41%, e dai titoli di Stato, per quasi 14 miliardi di euro. A sottolinearlo è stato ieri il presidente della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Alberto Bagnai, nell’illustrare alla Camera il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell’economia reale.
A quasi 15 mesi da quando la Cassazione ha fatto deflagrare il problema della mancata omologazione degli autovelox, ancora non si vede una soluzione. Dopo mesi di pronunce che hanno confermato quella originaria (ordinanza 10505 del 18 aprile 2024) secondo cui non basta la semplice approvazione degli apparecchi per accertare validamente gli eccessi di velocità, l’ultima novità è che si sta approvando un emendamento al decreto Infrastrutture (Dl 73/2025, si veda a pagina 7) per censire i rilevatori utilizzati dagli organi di polizia.