Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Mps punta quantomeno al controllo di fatto di Mediobanca con una partecipazione tra il 35% e il 50%. Questa soglia minima, decisa dal cda della banca guidata da Luigi Lovaglio e cristallizzata nel prospetto pubblicato giovedì 4, agevola certamente la scalata, dato che Mps può contare sul 30% in mano a Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, che sono anche soci a Siena; ma comporta dei rischi, a partire dal freno alla realizzazione delle sinergie, che verrebbero pienamente attuate solo entro il 2030. Inoltre, solo se prenderà più del 50% di Mediobanca si potranno sbloccare significative riserve di crediti d’imposta rafforzando il capitale, mentre una soglia più bassa ridurrebbe il Cet1. Insomma, Montepaschi più adesioni ottiene e più capitale crea.
Nell’estate del risiko i titoli delle banche italiane non smettono di crescere. Tra annunci di nuove offerte pubbliche, rilanci e dividendi generosi, la stagione del consolidamento ha per il momento almeno un vincitore acclamato: gli azionisti. Dall’estate del 2021 a oggi l’indice Ftse Italia Banche ha quasi quadruplicato il proprio valore. E alcuni titoli hanno fatto ancora meglio: il prezzo delle azioni Unicredit, per esempio, si è sestuplicato. E anche solo nell’ultimo anno, le performance sono rimaste stellari: la Popolare di Sondrio è balzata del 44,2%, Mediobanca del 32%, Banco Bpm del 29,3% e Bper del 25%.
  • Polizza InvestiPlan ad alta modularità
Axa InvestiPlan è una polizza di tipo multiramo, a vita intera. Alla sottoscrizione del contratto è possibile scegliere se investire in un’unica soluzione, versando un premio unico minimo di
5000 euro, oppure investire direttamente a più riprese scegliendo sin da subito dei premi ricorrenti, che vanno da un minimo di 2400 euro l’anno o di 200 euro al mese. In questo caso, si analizza la soluzione a Premio Unico (che prevede un massimo di 5 milioni di euro di versamento). Il prodotto ti permette comunque di effettuare versamenti extra, per incrementare il tuo capitale o cogliere eventuali opportunità di mercato, di minimo 500 euro.
Caratteristica del contratto considerato è quella di combinare un prodotto assicurativo di tipo unit linked (con fondi esterni ed interni, gestiti da Axa) con un prodotto assicurativo a prestazioni rivalutabili, ovvero una gestione separata denomina ta MPV Plus.

Le app a tutela dei cittadini per sventare le frodi e il furto d’identità nei crediti al consumo. Call center dedicato e notifiche sul cellulare per segnalare alle vittime il rischio di truffe. Il Dipartimento dell’Economia ha predisposto lo schema di decreto del Ministro dell’Economia recante il nuovo regolamento del sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo, con specifico riferimento al furto di identità. A tal scopo è stata avviata una consultazione pubblica aperta per poter acquisire valutazioni, osservazioni e suggerimenti da parte dei soggetti interessati come stakeholder ed enti creditizi. Le osservazioni e i contributi dovranno essere inviati entro e non oltre il 7 agosto 2025.
La quantificazione del fringe benefit, derivante dall’utilizzo in uso promiscuo dei beni aziendali, deve seguire il criterio basato sul “valore normale”, al netto dell’utilizzo aziendale. Detto criterio trova applicazione nel caso in cui si tratti di veicoli, ordinati entro il 31/12/2024 e concessi in uso promiscuo ai lavoratori dipendenti con contratti stipulati nel 2024, immatricolati nel 2025 e consegnati al lavoratore a luglio 2025. Così l’Agenzia delle entrate che, con la circolare 3/07/2025 n. 10/E, ha fornito le attese precisazioni per la determinazione del fringe benefit relativo alle auto concesse in uso promiscuo ai dipendenti, alla luce della nuova disciplina, di cui alla legge 207/2024 (disciplina transitoria) e del dl 19/2025, convertito con modificazioni nella legge 60/2025 (si veda, ItaliaOggi del 4/07/2025).
Una nuova definizione di terapia digitale, inserimento della stessa nei livelli essenziali di assistenza e istituzione di un comitato tecnico con compiti di valutazione e orientamento. Sono queste le caratteristiche principali del nuovo disegno di legge unificato sulle terapie digitali all’esame della Commissione Affari sociali della Camera. Il testo, frutto di un lavoro di mediazione tra tutti i provvedimenti di materia analoga presentati nei mesi scorsi, identifica come terapie digitali tutti quegli interventi terapeutici mediati da software e progettati per prevenire, gestire o trattare un disturbo medico o una malattia. Le terapie digitali, secondo il nuovo articolato, saranno costituite, da un punto di vista tecnico, da un principio attivo digitale e da eccipienti digitali. Il primo dovrà essere il principale responsabile del risultato clinico e sarà riconducibile a un algoritmo terapeutico; i secondi saranno servizi a valore aggiunto necessari per garantire la migliore esperienza del paziente e per consentire un uso a lungo termine della terapia. Poi, il provvedimento chiarisce che i dispositivi medici digitali, ai fini dell’immissione in commercio, saranno dotati di specifica marcatura CE e saranno certificati da un organismo che verrà designato dal Ministero della salute idoneo a svolgere l’attività di valutazione della conformità così come disciplinato dal regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017.

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Forte incremento dei gravi incidenti operativi o di sicurezza ai sistemi informatici delle banche. Secondo l’analisi annuale di Banca d’Italia (in foto il governatore Fabio Panetta), sono stati 188 (+45%) nel 2024. Le più colpite sono le banche maggiori e i disservizi durano in media 21 ore, 9 in più rispetto al 2023. La causa principale sono i malfunzionamenti, legati perlopiù a problemi software. Gli attacchi cyber sono aumentati dell’8% a 40 unità. Seppure in crescita, di rado i danni degli incidenti superano i 2 milioni di euro.

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Prima un odore pungente, inconfondibile, di gas. Poi le fiamme, un’esplosione e infine il secondo boato. «Una palla di fuoco», come l’hanno definita i testimoni, ieri mattina ha occupato il cielo sopra via dei Gordiani, periferia est di Roma. Il fascicolo è ancora senza indagati. Le ipotesi, per ora, sono quelle di disastro colposo e lesioni aggravate. Secondo quanto emerso fino a questo momento, la perdita si sarebbe verificata durante le operazioni di carico e scarico del gpl. Ci sarebbe stato un errore umano, forse un urto dell’autocisterna contro una colonnina o un tubo. E qualcosa, nei dispositivi di sicurezza, non ha funzionato. Per capire cosa, si sono messi al lavoro tutti i reparti investigativi di Roma. Ci sono i poliziotti della squadra mobile, i carabinieri del Noe, i magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, gli ispettori del lavoro, gli agenti della polizia locale, i vigili del fuoco e anche gli esperti dell’Arpa. Al momento hanno ricostruito la dinamica degli eventi e formulato le prime ipotesi, a partire dalla storia del distributore.
Unicredit ha iniziato a vendere la sua partecipazione in Generali. Stando a fonti finanziare l’istituto guidato da Andrea Orcel nelle scorse sedute avrebbe ceduto alcuni pacchetti del colosso assicurativo di Trieste. All’ultima assemblea del 24 aprile per il bilancio e il rinnovo del cda guidato da Philippe Donnet, Unicredit si era presentata con il6,49% del Leone, una partecipazione detenuta sia in proprio, sia per conto dei propri clienti. Allora Orcel aveva dichiarato che la quota non era strategica, ma di natura finanziaria.

Gli effetti ci sono, e pesanti. Il riscaldamento climatico sta già avendo ricadute economiche su una metà delle imprese, riferite da un recente rapporto di Morgan Stanley, i cui risultati sono stati riportati da Bloomberg. Tra questi l’aumento dei costi, interruzioni del lavoro e perdite di fatturato. L’impatto finanziario crescente è uno dei principali motivi per cui alcune aziende continuano a perseguire la riduzione delle emissioni e ad adattarsi a un mondo che si riscalda, nonostante le turbolenze politiche, secondo quanto rilevato dall’indagine. «Il 57% delle aziende intervistate – spiega il rapporto Sustainable Signals Corporates 2025 – afferma che eventi come caldo estremo o tempeste hanno avuto un impatto sulle operazioni nell’ultimo anno, una percentuale che sale al 73% nella regione Asia-Pacifico (APAC)». In Europa la percentuale è del 46%, la più bassa rispetto alle altre aree, mentre il 51% ritiene che gli effetti non sono stati «nulla di significativo».

Altro che motore per la crescita delle società a minore capitalizzazione e per le piccole aziende non quotate. Gli oltre 18 miliardi di euro gestiti dai Pir (Piani individuali di risparmio) sono letteralmente cannibalizzati dalle maggiori società, principalmente grandi banche, presenti sul listino di Piazza Affari. Alle piccole realtà quotate arrivano solo le briciole. È quanto emerge dalla radiografia eseguita da Plus24, con l’ausilio del database di Mpower.finance powered by Morningstar, sui titoli in portafoglio degli oltre 80 Pir attualmente presenti nella gamma di offerta delle società di gestione italiane e internazionali. A nove anni dalla loro introduzione i Pir continuano infatti a investire oltre un quarto delle loro risorse (25,2%) nei 40 principali titoli presenti a Piazza Affari e oltre un quinto (21,7%) in azioni di società a media capitalizzazione – già molto liquide – appartenenti al segmento Star.

 

Ai giovani italiani non si può più dire «tu vuò fa l’americano». Almeno per quanto riguarda i sottoscrittori di fondi. Se infatti in America (con dati che riguardano tutto il continente, ma con l’assoluta prevalenza degli Usa) la partecipazione a fondi azionari della generazione Z arriva al 76 per cento, in Italia si ferma al 39. Non solo: con l’aumentare dell’età in America la percentuale aumenta fino ad arrivare all’88%, in Italia diminuisce, mentre in Italia cala fino al 27 per cento. È quanto emerge dall’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni in Italia, curato dall’Ufficio Studi di Assogestioni. Osservatorio che dal lato dei dati positivi, segnala un ingresso di 1,5 milioni di nuovi sottoscrittori di fondi. Con i nuovi ingressi arrivano a 11,6 milioni gli italiani che investono in fondi comuni. In questo modo aumentano di circa mezzo milioni dagli 11,1 milioni dell’Osservatorio precedente, compensando ampiamente le fuoriuscite. Il valore totale investito dalle famiglie ha raggiunto quota 608 miliardi.
Aumenta l’interesse per le polizze salute che ormai nel settore danni (non auto) rappresentano il Ramo più gettonato, avendo superato persino l’Rc Generale, ossia l’assicurazione di responsabilità civile verso terzi che imprese ed individui stipulano per evitare mega risarcimenti in caso di danni provocati a persone o cose da proprie proprietà o attività. I dati emergono dall’analisi “Un’Italia protetta è più forte e competitiva” resa nota da Ania, l’Associazione delle compagnie assicurative che il 2 luglio ha tenuto a Roma l’assemblea annuale. La proposta delle compagnie è di «sostenere il Ssn con soluzioni assicurative capaci di intermediare la spesa sostenuta direttamente dai cittadini (out of pocket) e, possibilmente, reindirizzarla anche sulla copertura di prestazioni in libera professione intramuraria nelle strutture pubbliche». Signorini: «Un punto che va sempre tenuto presente è che ogni forma di collaborazione tra sanità pubblica e coperture private dovrebbe essere strutturata in modo da preservare corretti incentivi per tutte le parti coinvolte. Ne riparleremo»
È in arrivo una stretta sull’organizzazione delle 20 Casse di previdenza. Il ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone, il 26 giugno scorso ha inviato una specifica richiesta ai collegi sindacali degli enti pensione che gestiscono le pensioni di oltre due milioni di professionisti italiani. «Si chiede di relazionare, entro il prossimo 30 settembre p.v., avendo riguardo in particolare dei punti segnalati nella conclusione dell’indagine della Commissione parlamentare»: è quanto si legge nel documento a firma della direttrice generale delle politiche previdenziali, Maria Sabrina Guida. La missiva è stata inviata per conoscenza anche al ministero dell’Economia e alla Covip, l’authority di vigilanza del settore previdenziale.