Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Unicredit riprende la scalata a Commerzbank, convertendo un nuovo pacchetto di derivati in azioni. Come anticipato da MF-Milano Finanza, un documento ufficiale depositato mercoledì 29 luglio certifica che la partecipazione diretta della banca italiana nel secondo istituto di credito tedesco è salita dal 19,2% al 20,17%. L’operazione rientra in un piano più ampio, che prevede la trasformazione dell’intero pacchetto di derivati detenuti da Unicredit – pari a circa l’8% del capitale – in azioni ordinarie. Se condotta effettivamente in porto, la mossa porterebbe il gruppo guidato da Andrea Orcel a detenere una quota vicina al 28%, livello che sfiora la soglia critica del 30%, oltre la quale in Germania scatta l’obbligo di lanciare un’opa.
Le reti di consulenza chiudono il semestre con un bilancio positivo e in crescita rispetto al medesimo periodo del 2024: la raccolta realizzata tra gennaio e giugno ha raggiunto 28,7 miliardi (+13,6%) grazie al crescente interesse dei risparmiatori nei confronti dei prodotti del risparmio gestito. Le risorse nette confluite nel complesso su fondi comuni, gestioni individuali e prodotti assicurativi/previdenziali sono più che raddoppiate toccando 18,5 miliardi. Solo a giugno le reti hanno raccolto 3,7 miliardi netti, grazie agli investimenti realizzati sui prodotti del risparmio gestito che si traducono in flussi netti di risorse pari a 3,6 miliardi, in crescita congiunturale (+8,3%) e tendenziale (48,4%).
Banca Generali non si fa distrarre dall’ops di Mediobanca e archivia un primo semestre in linea con le attese del mercato, confermando tutti i target per il 2025. La controllata del gruppo Generali ha chiuso il semestre con un utile netto consolidato di 200,2 milioni contro i 239,6 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente che avevano beneficiato di una maggiore incidenza delle voci variabili legate ai mercati finanziari. Al netto delle commissioni e delle altre poste non continuative, l’utile ricorrente è salito del 3,4% su base annuale a 176,3 milioni, arrivando a ricoprire l’88% dei profitti totali.

Non piace al mondo agroalimentare italiano l’accordo Usa-Ue sui dazi al 15% che entrerà vigore da venerdì. L’introduzione delle barriere tariffarie andrà a sommarsi al deprezzamento del dollaro per un effetto con ricadute negative sull’export oltreoceano. Per quanto riguarda l’intesa tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, una nota della commissione Ue spiega che si tratta di «un unico tetto tariffario statunitense onnicomprensivo». Una «aliquota che rappresenta un tetto massimo che include la tariffa della nazione più favorita (Mfn) statunitense, precedentemente aggiunta ai dazi aggiuntivi introdotti dagli Stati Uniti. Il tetto del 15% si applica a quasi tutte le esportazioni dell’Ue attualmente soggette a dazi reciproci (tranne nei casi in cui la tariffa Mfn statunitense superi il 15%, nel qual caso si applica solo la tariffa Mfn senza dazi aggiuntivi)», spiega la nota.
La tariffa USA del 15%, in vigore sui prodotti europei dal 1° agosto, assorbirà i dazi precedenti e interesserà la maggior parte dei beni esportati. Un tetto massimo che si applicherà anche ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori, per i quali si attendevano dazi ben più elevati a seguito delle indagini avviate sulla base della Section 232. Con la nota informativa del 29 luglio, la Commissione europea fa chiarezza su alcune questioni rimaste aperte, risolvendo molti dubbi emersi a seguito della notizia dell’accordo politico concluso tra Unione europea e Stati Uniti; anche la Casa Bianca ha pubblicato un ordine esecutivo il 28 luglio, che rende noto il contenuto dell’intesa raggiunta con l’Unione europea. I due testi, però, contengono alcune significative divergenze
La conversione di valuta legale in valuta virtuale non costituisce più un fattore di rischio elevato ai fini antiriciclaggio. Lo prevede Banca d’Italia con il provvedimento del 23 luglio scorso, prot. N. 1488515/25, recante modifiche alle disposizioni in materia di adeguata verifica della clientela del 30 luglio 2019 e delle disposizioni in materia di organizzazione e controlli interni per finalità antiriciclaggio del 26 marzo 2019
Dopo l’incidente sul lavoro la responsabilità resta carico del datore se è ignota la causa del danno al lavoratore: spetta dunque all’azienda risarcire perché nella responsabilità contrattuale, com’è quella che deriva dalla violazione dell’articolo 2087 Cc, il danneggiato, in quanto creditore del risarcimento, può limitarsi ad allegare l’inadempimento del datore e il nesso causale fra l’inadempienza e il danno; mentre spetta al danneggiante, come debitore del risarcimento, provare di aver adempiuto gli obblighi di sicurezza oppure l’impossibilità di provvedere per causa non imputabile ex articolo 1218 Cc. Così la Corte di cassazione civile, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 21172 del 24/07/2025.

La conferma arriva dall’ultimo rapporto dell’Ispra. Che ricorda come l’Italia, colpita nella sua storia (la prima fu annotata nelle cronache più lontane nel 1119) da 636.430 frane, allarmante primato europeo, vede ancor oggi una popolazione a rischio pari «a 5,7 milioni di abitanti» dei quali «1.284.960 a rischio frane nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata». Cioè 582.163 famiglie, 742.192 edifici, 74.974 imprese, 13.966 beni culturali. Più quasi 7 milioni (6,8 per l’esattezza) a rischio alluvioni
La parola magica è insurebanking, ovvero prodotti bancari venduti attraverso la rete assicurativa. Semplificando è il reverse di bancassurance, ma sembra proprio che invertendo gli addendi il prodotto cambi, eccome. È infatti bastato che Gian Maria Mossa ceo di Banca Generali annunciasse un accordo con Alleanza assicurazioni del gruppo Generali perché il titolo guadagnasse in Borsa fino al 5 per cento. Alleanza distribuirà ai suoi 2 milioni di clienti prodotti costruiti da Banca Generali. La semestrale ha poi visto masse amministrate ai nuovi massimi (106,5 miliardi) e utile netto a 200,2 milioni

Cima Falkner, del gruppo Brenta, è l’ultima a sgretolarsi. Escursioni e strade off limits Utilizzati scanner per capire lo stato del dissesto. “Movimenti rilevanti, ancora in corso”

L’appello di Mediobanca per accelerare sulla definizione degli accordi commerciali a tre con Generali e Banca Generali, di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore di ieri, pare aver fatto breccia. E se così fosse anche l’offerta di Piazzetta Cuccia sull’asset controllato dal Leone potrebbe subire una repentina accelerazione. Il prossimo 6 agosto al consiglio di amministrazione di Trieste, convocato per l’approvazione dei risultati del primo semestre, potrebbe infatti arrivare sul tavolo del board una proposta di intesa che potrebbe dunque trasformarsi, con il via libera del cda, in una sorta di memorandum of understanding. Un dettaglio non marginale considerato che proprio la partnership a tre nella distribuzione dei prodotti è una delle condizioni di efficacia dell’offerta. Risolta la quale, evidentemente, la strada per procedere con la richiesta di via libera ai soci di Mediobanca potrebbe essere imboccata in tempi più brevi di quelli fin qui previsti, ossia del 25 settembre.