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In dettaglio, il regolamento Ue sull’IA si applicherà dal 2 agosto 2026 (articolo 113), due anni dopo l’entrata in vigore, salvo che per le seguenti disposizioni specifiche: i divieti, le definizioni e le disposizioni relativi all’alfabetizzazione in materia di IA sono diventate applicabili dal sesto mese successivo all’entrata in vigore e cioè dal 2 febbraio 2025; le norme in materia di sanzioni, governance e gli obblighi per l’IA per finalità generali diventano applicabili 12 mesi dopo l’entrata in vigore e cioè il 2 agosto 2025; gli obblighi per i sistemi di IA ad alto rischio, che si classificano come ad alto rischio perché integrati in prodotti regolamentati, elencati nell’allegato II (elenco della normativa di armonizzazione dell’Unione), si applicano 36 mesi dopo l’entrata in vigore e, quindi, dal 2 agosto 2027.
La ricchezza finanziaria globale accelera e tocca nuovi record, ma l’Italia va in controtendenza: mentre il resto del mondo accumula capitale, il patrimonio degli italiani si riduce, per effetto della debolezza dei mercati, della flessione del valore degli asset reali e di una stagnazione economica che ha inciso sulla capacità di risparmio delle famiglie. A differenza di altri mercati più dinamici, la ricchezza degli italiani risente ancora di una limitata esposizione agli asset a maggiore rendimento e di un contesto interno poco favorevole alla crescita. È quanto emerge dal Global Wealth Report 2025 di Boston Consulting Group, giunto alla 25ª edizione, che mostra l’evoluzione della ricchezza globale. Nel 2024, il patrimonio netto complessivo a livello mondiale è aumentato del 4,4%, raggiungendo un valore di circa 440.000 miliardi di euro, trainato dalla crescita dei mercati azionari e da un generale miglioramento del clima macroeconomico, soprattutto nelle principali economie sviluppate. L’Italia, invece, si è mossa in controtendenza. La ricchezza finanziaria privata è diminuita dell’1,1%, scendendo a poco meno di 6.000 miliardi di euro. Si tratta di una contrazione che non modifica tuttavia la posizione del Paese nella classifica globale: l’Italia resta ottava al mondo per ricchezza finanziaria, dietro Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Regno Unito, Canada e Francia.
La sostenibilità entra in Borsa. Nel 2024, sono state 150 le società per azioni quotate su Euronext Milano che hanno pubblicato una dichiarazione non finanziaria (Dnf), documento redatto per comunicare informazioni relative all’impatto ambientale, sociale, e di governance della loro attività. Si tratta del 72% del totale delle società quotate sul listino milanese, percentuale che sale al 97% in termini di capitalizzazione complessiva di mercato, valori in crescita rispetto al 66% del totale e 94% di capitalizzazione registrati soltanto nel 2018. Delle 150 società attive sul fronte del Dnf, 144 erano obbligate dalla normativa, mentre sei lo hanno redatto su base volontaria. Nella maggior parte dei casi (113, pari al 75,3%) la Dnf è stata presentata come documento distinto dalla relazione sulla gestione. E per predisporre il documento, 53 società (pari al 35,3%) hanno adottato procedure o linee guida definite internamente. I dati sono emersi dal rapporto Consob sulla rendicontazione non finanziaria delle società quotate italiane secondo cui tutte le società hanno redatto la Dnf utilizzando standard di rendicontazione del tipo Gri (Global Reporting Initiative) per dare evidenza su temi rilevanti (o materiali) relativi alla sostenibilità in relazione al proprio business, individuati attraverso uno specifico processo di analisi (analisi di materialità)
Attenzione alle buone intenzioni. Quando i fondi d’investimento scelgono di diventare più “green”, il rischio è di ottenere l’effetto opposto: tagliando i capitali anche a chi sta cercando di migliorare, finiscono per frenare la transizione e alimentare, involontariamente, nuovo inquinamento. Un nuovo studio della Banca d’Italia (QEF n. 948, luglio 2025) – che analizza gli effetti reali del regolamento Ue Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation) sulla riallocazione dei portafogli dei fondi comuni e sul comportamento delle imprese non finanziarie – dimostra che i fondi comuni che dichiarano un impegno moderato nella sostenibilità smettono di investire nelle imprese più inquinanti, le cosiddette brown, anche se queste stanno cercando di migliorare per ridurre il proprio impatto ambientale. Risultato: il valore delle loro azioni crolla, e con meno soldi a disposizione, queste aziende tagliano proprio le spese ambientali, così, invece di ridurre le emissioni, finiscono per inquinare di più. Alla fine, invece di aiutare la transizione, si rischia di frenarla
Con l’arrivo dell’estate e delle ferie, molte abitazioni e aziende restano incustodite per giorni o settimane. Una situazione che aumenta il rischio di furti e di intrusioni, ma che può essere gestita con alcune misure di prevenzione: dai timer per le luci alle porte blindate, fino ai sistemi di allarme collegati al telefono. Lo stesso vale per le imprese, sempre più esposte non solo a reati tradizionali ma anche a minacce digitali in forte crescita
Rate più “pesanti” per i consumatori italiani. Nel primo trimestre del 2025, in Italia il volume dei finanziamenti è aumentato del 5,4% rispetto a un anno fa, passando da 162,4 a 171,1 miliardi. Ma il Belpaese si conferma ai primi posti in Europa per i costi che i consumatori sono chiamati a sostenere sui finanziamenti personali. A rilevarlo è la Fondazione Fiba di First Cisl nell’analisi periodica condotta su dati Bankitalia e Bce secondo cui nello scorso mese di maggio il Taeg (Tasso effettivo annuale globale) sulle nuove operazioni, pur in leggera discesa rispetto ai mesi precedenti, si è attestato al 10,18%, dato che resta significativamente più elevato sia rispetto sia alla media dell’area euro (8,33%) sia a quello, per esempio, di Francia (6,58%) e Germania (8,3%). Inoltre, l’Italia primeggia anche per quanto riguarda la quota destinata al credito al consumo sul totale dei prestiti richiesti che a maggio si è spinta al 19,1%, in linea con il costante trend ascendente, con un marcato divario rispetto all’11,2% della media dell’area euro o di Germania e Francia che si fermano, rispettivamente, al 9,5% e al 12,7%. Sul versante dei mutui, il mese di maggio segna, dopo la risalita di aprile, un nuovo miglioramento delle condizioni di finanziamento, con il Taeg che passa dal 3,67% al 3,58%, in controtendenza con l’andamento dell’area euro in cui si registra, invece, un aumento (dal 3,52% di marzo al 3,58%). Dall’analisi emerge, inoltre che, dopo la flessione registrata nel 2024, in Italia la rischiosità del credito, rappresentata dal tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie calcolato in relazione al numero degli affidati, continua a diminuire anche nel 2025 (da 0,222 a 0,207%)
Scatta anche il danno patrimoniale al vedovo perché la moglie dava una mano in casa, prima di morire per un cancro che non è stato asportato in tempo dai medici. Finché è stata in salute, infatti, la signora conviveva col marito e contribuiva al bilancio familiare con piccoli lavori domestici e incombenze varie: la perdita delle prestazioni da parte del coniuge superstite deve essere liquidata in via equitativa perché è suscettibile di valutazione economica, così come ogni altra attività corrispondente al lavoro di casalinga. È escluso, poi, che in appello si possa negare il danno non patrimoniale solo perché i familiari-eredi non indicano una specifica quantificazione monetaria diversa da quella riconosciuta dal Tribunale. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 14288 del 29/05/2025
Furto in struttura ricreativa, organizzazione responsabile. Con una sentenza pubblicata il 12 giugno 2025, la Corte d’Appello di Milano ha confermato integralmente la decisione di primo grado che aveva riconosciuto la responsabilità, nei limiti previsti dall’art. 1783 c.c., di una struttura ricreativa per il furto di un bene personale – del valore di oltre 6.000 euro – sottratto da un armadietto all’interno degli spogliatoi durante una festa privata. L’azione era stata promossa da un utente che aveva acquistato un pacchetto multiplo di ingressi per un evento. Il giudice di primo grado, accogliendo la ricostruzione offerta dall’avvocata Laura Giammarrusto di SZA Studio legale, aveva riconosciuto la responsabilità della struttura, pur nei confini della disciplina sul deposito alberghiero, e liquidato un risarcimento commisurato al costo complessivo del servizio fruito
La valutazione relativa è oggi uno degli strumenti più utilizzati nella prassi professionale per stimare il valore di un’impresa, specie in occasione di operazioni straordinarie come fusioni, acquisizioni, cessioni, conferimenti o aumenti di capitale. Alla base di questo approccio vi è un principio tanto intuitivo quanto efficace: il valore di un’azienda può essere dedotto osservando a quale prezzo il mercato valorizza imprese simili. In concreto, si individuano dei multipli – rapporti tra il valore di mercato di società comparabili e variabili economico-finanziarie significative come EBITDA, utile netto, ricavi o patrimonio netto – e li si applica alla grandezza corrispondente dell’azienda da valutare. Si tratta di una metodologia riconducibile ai cosiddetti “metodi di mercato” (market approach), formalmente inquadrata dai Principi Italiani di Valutazione (PIV), e largamente adottata anche dagli standard internazionali dell’IVSC.