Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Qualche dettaglio in più potrà forse arrivare questa mattina dall’amministratore delegato Matteo Del Fante in occasione della presentazione dei risultati del primo semestre. Di certo c’è che il gruppo Poste Italiane, secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, sta ragionando da mesi a una maxi riorganizzazione che possa portare benefici industriali e finanziari, grazie in particolare allo sfruttamento del Danish Compromise. L’intenzione, dal punto di vista del business, sarebbe quella di accelerare l’attuazione del nuovo piano industriale «The Connecting Platform» presentato da Del Fante e dal direttore generale Giuseppe Lasco a marzo dello scorso anno, racchiudendo in un’unica piattaforma tutti i servizi finanziari e assicurativi del gruppo. Sotto il controllo di BancoPosta finirebbero in particolare i pagamenti, con PostePay e le assicurazioni, con Poste Vita (che a cascata controlla la compagnia danni Poste Assicura), oltre alla società di gestione del risparmio, Banco Posta Fondi. Un assetto che consentirebbe appunto al gruppo postale di ottenere lo status di conglomerato finanziario e di aspirare ai benefici patrimoniali.
Una falla nel sistema di sicurezza nel software SharePoint di Microsoft è stato utilizzato da un gruppo di hacker per lanciare un attacco globale contro agenzie governative e aziende, violando i dati di agenzie federali e statali americane, università, aziende energetiche e un gruppo di comunicazione asiatica.
Tra i fattori di rischio che minacciano la reputazione gli attacchi cyber emergono come la principale minaccia per il 65% delle aziende, in aumento rispetto al 52% del 2023. Il dato emerge dal secondo Reputational Risk Readiness Survey 2025 di WTW che censisce 500 risk manager presso multinazionali di 20 Paesi, tra cui l’Italia, appartenenti a settori diversi (retail, manifattura, intrattenimento, trasporti e ONG).
L’attacco informatico che ha compromesso decine di infrastrutture strategiche tra Nord America, Europa e Asia colpendo Microsoft non è un episodio isolato. È l’ennesima conferma che il cyberspazio è un teatro operativo attivo, con regole proprie e livelli di escalation che sfuggono alle categorie classiche del conflitto. La campagna è partita a meno di 48 ore dallo smantellamento di NoName057(16), gruppo filorusso noto per le campagne DDoS e l’attivismo digitale coordinato. Le forze dell’ordine europee e statunitensi avevano colpito duramente la loro infrastruttura operativa. A essere colpite non sono state solo amministrazioni pubbliche. Nell’elenco dei bersagli compaiono aziende energetiche, banche, università, strutture sanitarie e perfino una società asiatica di telecomunicazioni, potenzialmente cinese. La distribuzione settoriale e geografica indica una logica di targeting militare, non opportunistica. E anche se non esiste al momento un’attribuzione ufficiale, la combinazione di tempismo, scelta dei bersagli e livello tecnico dell’exploit suggerisce un’operazione pianificata, supportata da un’infrastruttura complessa. Il vettore d’attacco è una variante della vulnerabilità CVE-2025-49706, già sanata da Microsoft a inizio luglio. Una tecnica di bypass, resa pubblica il 17 luglio, ha però riattivato la catena di exploit, trasformandola in un’arma operativa

Non tutte le banche, i confidi e i broker assicurativi che intervengono per il rilascio delle garanzie finanziarie a copertura di lavori di appalto, realizzazione di opere, contratti, ecc. sono abilitati a farlo. Ad esempio, i confidi minori iscritti nell’elenco ex art. 155, comma 4, del Testo unico bancario (Tub), precedentemente tenuto dalla Banca d’Italia ed oggi dismesso, non sono abilitati al rilascio di garanzie finanziarie a beneficio della pubblica amministrazione. Per le garanzie finanziarie (o fidejussioni) rilasciate da banche italiane occorre invece accertarsi che non vi siano annotazioni relative a provvedimenti di liquidazione, mentre quando sulla polizza fideiussoria compare anche il nome del broker che l’ha distribuita è opportuno verificare che tale soggetto sia iscritto nel Registro unico degli intermediari (Rui). Sono queste alcune delle raccomandazioni che la Banca d’Italia (in collaborazione con l’Ivass, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e con l’Anac, Autorità nazionale anticorruzione) ha pubblicato sotto forma di Faq per contribuire a combattere la piaga delle garanzie finanziarie false o contraffatte. Ciò in quanto rimane ancora significativo, anche in relazione agli appalti legati al Pnrr, il rischio per le imprese di acquisire (a danno della pubblica amministrazione) garanzie e polizze false o rilasciate da operatori non autorizzati, e quindi non valide.
Nell’ipotesi in cui la merce da trasportare sia imballata, oppure stivata su apposite unità per la sua movimentazione, per mezzo di servizi ancillari resi da soggetti che, nell’esecuzione del trasporto, abbiano agito nell’esercizio delle loro funzioni in favore del vettore, il vettore, al termine dell’operazione di trasporto, non ha alcun obbligo di gestione e non è tenuto alla restituzione degli imballaggi o delle unità di movimentazione utilizzate
Si rischia di compiere un reato anche lasciando il veicolo in sosta vietata. Se succede un incidente stradale, si può configurare la responsabilità concorrente per il proprietario del mezzo parcheggiato “in fuorigioco”, laddove si accerta che la violazione del divieto ha creato un pericolo alla circolazione; bisogna appurare, dunque, la ragione per cui è stato apposto il segnale, che può non essere la sola necessità di evitare intralci al traffico: il giudice deve ad esempio verificare se il cartello ha finalità cautelare rispetto al rischio di sinistri innescato dalla presenza di ostacoli non visibili o inattesi. Così la Cassazione penale, sez. quarta, nella sentenza n. 26491 del 21/07/2025.
L’ex coniuge beneficiario di assegno divorzile non ha diritto ad alcuna quota del TFR se questo è stato conferito a un fondo pensione prima dell’inizio del giudizio di divorzio. Lo ha affermato la Corte di cassazione con la sentenza n.Ø20132 del 18 luglio 2025. Il caso riguardava una donna che, dopo il divorzio, aveva chiesto il 40% del trattamento di fine rapporto maturato dall’ex marito, come previsto dall’art. 12-bis della legge n.Ø898/1970. Tuttavia, l’uomo aveva versato l’intera somma in una forma di previdenza complementare anni prima dell’avvio del procedimento. I giudici della Sezione Prima civile, hanno stabilito che il diritto alla quota del TFR sorge solo con la domanda di divorzio. Se al momento della richiesta l’indennità non è più disponibile, perché legittimamente destinata a un fondo pensione, non può essere oggetto di ripartizione.
I contributi sanitari versati a casse assistenziali sono deducibili dal reddito pensionistico. L’agevolazione è estendibile anche ai familiari non fiscalmente a carico entro un limite di 3.615,20 euro all’anno. È quanto si evince dalla risposta n.190 rilasciata dall’Agenzia delle Entrate il 21 luglio 2025. L’istante si è rivolto all’AdE per sapere se i contributi versati alla cassa per la copertura assicurativa sanitaria e per l’assistenza aggiuntiva, così come per le prestazioni erogate in favore del figlio non fiscalmente a carico, fossero deducibili dal proprio reddito pensionistico
L’obbligo del casco sulle piste da sci verrà esteso a tutte le età, non più solo ai minorenni. Lo stabilisce un emendamento al dl Sport (decreto-legge 96/2025), approvato ieri dalla commissione cultura della Camera. Si amplia così la misura introdotta con la riforma degli sport invernali (dlgs 40/2021, attuativo della legge delega 86/2019), finora limitata agli under 18. Le votazioni in commissione si concluderanno oggi, mentre il testo è atteso domani in Aula a Montecitorio
Nel 2024 a Roma quasi un incidente sul lavoro su tre (28,6%) è avvenuto durante gli spostamenti, assegnando alla capitale la maglia nera a livello nazionale. Milano segue con un’incidenza del 24,6%, mentre Firenze e Genova (23,4%) e Torino (23,1%) completano il quadro delle città più colpite. Al contrario, Bolzano (7,3%), Crotone (8,7%) e Benevento (9,7%) registrano le quote più basse.

Munich Re ha aumentato il suo utile di circa mezzo miliardo di euro nel secondo trimestre. Come ha annunciato lunedì il gruppo quotato al DAX, l’utile netto di circa 2,1 miliardi di euro è stato ben al di sopra del punto medio delle stime degli analisti, che prevedevano un buon 1,6 miliardi di euro. Il riassicuratore ha beneficiato del fatto che le perdite maggiori nel suo core business – la riassicurazione di danni e infortuni – sono state molto basse. Anche le attività assicurative speciali con i grandi clienti hanno registrato un numero di sinistri importanti inferiore alla media.