Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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In Italia cresce la fiducia nell’intelligenza artificiale, ma il divario tra percezione e competenza resta marcato. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio sull’Intelligenza artificiale in Italia, realizzato da Ital Communications e Istituto Piepoli. L’indagine fotografa un cambiamento evidente nell’atteggiamento degli italiani verso l’IA: il 73% degli italiani si dichiara ottimista riguardo al suo sviluppo futuro, in crescita rispetto al 66% dell’anno precedente. Anche la fiducia nei sistemi intelligenti è aumentata, passando dal 63% al 71%. Il livello di competenza, però, non cresce in parallelo alla fiducia. Solo il 7% degli italiani afferma di conoscere approfonditamente il tema, una percentuale stabile rispetto all’anno precedente. La metà degli intervistati si dichiara poco informata, ma disponibile ad approfondire. L’interesse per la formazione sull’IA è in aumento (81% nel 2025 contro il 77% nel 2024), ma solo il 27% manifesta una reale intenzione di farlo in modo concreto.
Limitazione al danno ai sindaci senza efficacia retroattiva. È quanto recentemente affermato dal tribunale di Roma, che si pone sulla stessa scia del Tribunale di Venezia. Di avviso opposto, tuttavia, i giudici di Bari e Palermo. A meno di sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo comma 2 dell’art. 2407 c.c., modificato dalla legge n. 35/2025, il massimale, fino a 15 volte il compenso annuo, ha già spaccato la giurisprudenza: Bari e Palermo lo applicano subito, Roma e Venezia no.
Nessuna retroattività in relazione ai nuovi termini prescrizionali di cui al comma 4 dell’art. 2407 c.c., e valenza dei nuovi termini solo ai fini dell’azione sociale di responsabilità. Sono queste le prime posizioni assunte dalla giurisprudenza di merito in relazione ai nuovi termini di decorrenza relativi all’azione di responsabilità nei confronti dei sindaci. L’art. 2407 comma 4 c.c. prevede un limite temporale di cinque anni per l’esercizio dell’azione risarcitoria nei confronti dei membri del Collegio sindacale, che decorre dal deposito della relazione dei sindaci ex art. 2429 c.c., allegata al bilancio dell’esercizio in cui si è verificato il danno. Il Tribunale di Bari, con posizione successivamente confermata dal Tribunale di Palermo e di Venezia, ha chiarito due aspetti in merito alla tempistica in cui sono da considerarsi in vigore le nuove norme e successivamente in merito a quali tipologie di azioni risarcitorie debbono ritenersi applicabili
Sindaci srl condannati soltanto per dolo. Affinché il “controllore” della società sia ritenuto anche anch’egli colpevole di bancarotta fraudolenta con gli amministratori, è necessario che da parte sua sussista il dolo, anche eventuale, nel senso che il professionista deve essere consapevole del delitto compiuto dagli organi di gestione e ne accetta il rischio come possibile prezzo di un risultato desiderato. Scatta dunque lo stop per la condanna a carico del commercialista non si dimostra il nesso causale tra la sua condotta omissiva e il reato fallimentare commesso dai vertici della società: il componente del collegio, infatti, risulta responsabile penalmente soltanto se aveva l’obbligo giuridico d’impedire il reato altrui e non l’ha fatto, laddove avrebbe dovuto esercitare i suoi poteri impeditivi, diretti o indiretti. Così la Corte di cassazione penale, sez. quinta, nella sentenza n. 23175 del 20/6/2025
Un quadro d’insieme in chiaroscuro emerge per il settore delle fusioni e acquisizioni (M&A) in Italia, nella prima metà del 2025. È quanto rivelano i dati del rapporto KPMG diffusi al 30 giugno 2025. Secondo il report, in Italia, il secondo trimestre del 2025 conferma un mercato M&A pressoché in linea con i risultati dello scorso anno in termini di controvalore complessivo, sebbene con un numero ridotto di operazioni. Nei primi sei mesi del 2025 sono stati conclusi 664 deal per un controvalore complessivo di 30 miliardi di euro, rispetto alle 768 operazioni e ai 32 miliardi di euro registrati nello stesso periodo dell’anno precedente
Il malato oncologico, dipendente pubblico o privato, infatti, avrà diritto alla conservazione del posto di lavoro per due anni, durante i quali fruire di un congedo, ma senza retribuzione e senza contribuzione ai fini della pensione (però riscattabile), né utile ai fini dell’anzianità di servizio. Una volta rientrato al lavoro, inoltre, avrà priorità di accesso allo smartworking. A prevedere le nuove tutele è un ddl approvato in via definita dal Senato lo scorso 8 luglio, che fa fare passi in avanti alle tutele dei malati oncologici e di quelli affetti da malattie invalidanti o croniche, anche rare, che comportino il 74% almeno d’invalidità. Finora, infatti, l’orizzonte lavorativo di questi lavoratori è stato al massimo di sei mesi (c.d. periodo di comporto): una volta superato, il datore di lavoro poteva legittimamente procedere al loro licenziamento. Anche i lavoratori autonomi avranno miglioramenti di tutela: la possibilità di sospendere l’attività lavorativa svolta in via continuativa sale a un massimo di 300 giorni all’anno (attualmente è di 150 giorni)
Nel 2024 le imprese italiane hanno erogato in media circa 1.000 euro per dipendente sotto forma di welfare aziendale, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’Osservatorio Welfare 2025 di Edenred Italia, che ha analizzato i comportamenti di oltre 5.000 aziende e 770.000 lavoratori. A trainare l’aumento è soprattutto l’uso dei fringe benefit, che rappresentano oggi il 52% del credito welfare complessivo erogato dalle imprese, superando per la prima volta la metà del totale. La crescita è stata favorita anche dalla Legge di Bilancio, che ha innalzato la soglia di esenzione fiscale da 258,23 a 1.000 euro (2.000 euro per i dipendenti con figli a carico), misura prorogata fino al 2027.
La prestazione lavorativa, resa da una persona a favore di un altro soggetto, può essere di due forme o natura: subordinata e autonoma. Il rapporto che lega i due soggetti (il lavoratore, ossia colui che svolge attività lavorativa; e il datore di lavoro, cioè colui che beneficia della prestazione lavorativa), di norma, è il “contratto di lavoro” e può essere un contratto subordinato, autonomo o parasubordinato (co.co.co.). Le varie tipologie di contratti di lavoro danno vita a tre principali rapporti di lavoro: rapporti di lavoro subordinato (o dipendente); rapporti di lavoro autonomo “puro” (è l’artigiano, il professionista e, in genere, ogni lavoratore che esercita la propria attività lavorativa con partita Iva); altri rapporti di lavoro autonomo, tra cui il “parasubordinato” (cioè le collaborazioni coordinate e continuative, in sigla co.co.co.). In tutte queste classificazioni, trova posto il “lavoro occasionale”, qualificato dalla (breve) durata della prestazione lavorativa. Infatti, può essere occasionale un rapporto di lavoro dipendente (esempio: contratto a termine di durata fino a 12 giorni, semplificato dal punto di vista procedurale) e può essere occasionale un rapporto di lavoro autonomo.

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I profondi cambiamenti che attraversano la società, l’economia e il mondo del lavoro fanno crescere il peso del welfare aziendale. Che sempre più si rivela da una parte un sostegno importante per le finanze familiari dei lavoratori, dall’altro una chiave per la competitività delle imprese e un investimento in grado di generare un ritorno positivo sui conti aziendali.  La seconda edizione dell’Osservatorio Welfare di DoubleYou (gruppo Zucchetti) offre una fotografia aggiornata e dettagliata su come imprese (l’87% del campione era rappresentato da Pmi, su livelli non distanti dal contesto imprenditoriale nazionale) e persone utilizzano oggi il welfare, quali sono le scelte prevalenti e quali le prospettive future.

Su milioni di vetture in circolazione nel mondo Octo Telematics ha installato la scatola nera che rivela i dati di guida. Adesso, ci costruisce algoritmi predittivi con due scopi: garantire agli automobilisti una guida più sicura e costi più bassi per le polizze Rc auto. Fondata nel 2002 con le prime black box a bordo, la società italiana pioniera mondiale nella telematica per il settore assicurativo, si è completamente trasformata. «Oggi siamo un’azienda che analizza i dati, a prescindere dal dispositivo che li raccoglie», spiega il ceo Corrado Sciolla. «Può essere la scatola nera ma anche il cellulare del driver, per non parlare delle automobili con sistemi embedded per la raccolta dei dati». Per esempio, i modelli della Tesla. Il manager fornisce alcuni numeri: 20 milioni di guidatori profilati, 610 miliardi di chilometri di guida analizzati, 13 milioni di sinistri validati.
È bastato che nella mattinata di venerdì 11 luglio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dicesse, parlando all’assemblea dell’Abi, che il governo italiano non guarda alla cittadinanza degli operatori bancari, perché prima di sera il Crédit Agricole depositasse negli uffici della Banca centrale europea, a Francoforte, la richiesta per superare nel capitale del Banco Bpm la soglia del 20 per cento. Sono davvero mesi di singolari coincidenze. L’offerta pubblica di scambio lanciata a novembre da Unicredit sulla totalità delle azioni del Banco Bpm è arrivata a uno dei punti di svolta. Ma mentre l’attenzione di tanti è catalizzata dalle mosse o dalle probabili mosse di Andrea Orcel, pirotecnico amministratore delegato di Unicredit, abilissimo a navigare tra ricorsi al Tar, alla Consob e alle direzioni della Commissione europea, il gruppo Crédit Agricole si conferma quasi in silenzio nel ruolo di primo azionista della banca milanese, con sempre maggior distacco sul secondo, i fondi di investimento di BlackRock, che controllano circa il 5 per cento del capitale dell’ex banca popolare.
Le assicurazioni? Possono essere motore di rilancio del Paese, in un contesto di collaborazione tra pubblico e privato che può consentire di superare le attuali difficoltà, destinate in alcuni casi ad aumentare. Ne è convinto Giancarlo Fancel, amministratore delegato di Generali Italia che, con il colosso triestino alle spalle, disegna un ruolo attivo per il suo settore. Un ruolo da «partner del Paese», dice rubando uno slogan, anche se poi aggiunge: «le Generali sono una realtà straordinaria. Solo in Italia contano 14 mila dipendenti diretti, 40 mila collaboratori, 11 milioni di clienti, premi per 31,5 miliardi e 150 miliardi di masse gestite». Un gigante. Ma come coinvolgerlo nella quotidianità di un Paese storicamente sotto assicurato che ignora i persistenti rischi catastrofali ed è ancora convinto che ci sarà una pensione equa per tutti e servizi sanitari adeguati? «È la nostra sfida quotidiana. Soprattutto davanti a un settore pubblico che purtroppo non appare in grado di garantire nel futuro quanto ha dato nel passato».
Migliorare la sicurezza finanziaria dei cittadini mobilizzando le risorse di risparmio non investite e di conseguenza sottoutilizzate. È questo l’obiettivo della proposta di Vanguard — il colosso statunitense del risparmio «popolare» e leader nel segmento degli Etf — che emerge da una ricerca che punta a mettere in evidenza le «Componenti fondamentali di un sistema di investimento retail di successo». L’analisi parte da una considerazione di fatto. Si stima che nei principali Paesi dell’Ocse, le economie avanzate, vi siano consistenti volumi di risparmio in liquidità non investiti per un ammontare di almeno 2.100 miliardi di dollari. La ricerca identifica una tendenza globale diffusa: a fronte di 51.700 miliardi di dollari di risparmi famigliari complessivi nei Paesi Ocse sono ancora troppo pochi gli individui che investono nei mercati finanziari. Questo sottoutilizzo del risparmio è particolarmente dannoso in un contesto economico di invecchiamento della popolazione, deterioramento delle finanze pubbliche e passaggio a regimi pensionistici contributivi.

Sono coperture a geometria variabile quelle di cui beneficiano gratuitamente i professionisti delle Casse di previdenza private, insieme con l’iscrizione. Ogni Cassa, infatti offre alcune tra le assicurazioni più frequenti tra Asi (Assistenza sanitaria integrativa) , Ltc (Long term care) e Tcm (Temporanea caso morte) decidendo in piena autonomia quanto riesce a investire per le coperture dei propri iscritti. E anche quanto estesa è questa copertura, ovvero quali eventi sono compresi, con quali franchigie e massimali. Per avere un’idea del puzzle, basta guardare la tabella a lato che indica le assicurazioni collettive scelte nel 2024 dalle Casse che hanno acquistato le polizze Emapi (Ente di mutua assistenza per i professionisti italiani) e i costi sostenuti. Senza contare che alcuni enti hanno scelto di non ricorrere a Emapi e hanno polizze autonome
Nel comparto della ceramica, della grande distribuzione e delle costruzioni si riducono i ritardi superiori ai 90 giorni nei pagamenti delle imprese ai fornitori. In particolare, in base ai dati riferiti al secondo trimestre 2025, i ritardi gravi riguardano il 5,8% delle imprese nel settore delle costruzioni (in calo del dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2024), il 4,7% nella grande distribuzione (-3,6% su base annua) e il 3,4% delle industrie della ceramica (-4,2%). Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultimo studio Pagamenti di Cribis, società specializzata del gruppo Crif, aggiornato al 30 giugno scorso ed esaminato in anteprima dal Sole 24 Ore del Lunedì.