In Italia solo 6 dipendenti su 10 si dichiarano in buona salute fisica e mentale; il 72% ha rimandato cure mediche per ragioni economiche o tempi di attesa eccessivi. Sono alcuni dati che emergono dal report di Mercer Marsh Benefits Health on Demand 2025, uno studio che raccoglie i dati di un sondaggio condotto su oltre 18.000 dipendenti in 17 mercati, di cui oltre 1000 in Italia, con l’obiettivo di comprendere le loro priorità in materia di salute e benessere.
«La trasformazione del mondo del lavoro, conflitti geopolitici ed eventi climatici estremi stanno incidendo negativamente sul benessere dei dipendenti. La nostra indagine mostra che la percentuale di lavoratori italiani che si dichiara in buona salute fisica e mentale è andata declinando dal 2023 ad oggi, passando dal 76% al 63%», ha dichiarato Francesco Bruno, Leader di Mercer Marsh Benefits Italia. Lo stesso trend è riscontrabile anche a livello globale, dove si registra una discesa dall’82% nel 2023 al 74% nel 2025. «In questo scenario, i benefit aziendali restano una leva strategica, ma devono evolvere per rispondere a nuove e crescenti complessità».
Il 72% dei dipendenti italiani (e il 79% in tutto il mondo) riferisce di aver rimandato l’accesso di cure mediche negli ultimi due anni: il 27% per via dei lunghi tempi di attesa e il 26% per motivi economici. Come emerge dallo studio, più di un dipendente italiano su quattro non crede di potersi permettere l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno. I dati rivelano criticità maggiori tra le categorie più vulnerabili:
- Il 36% di chi ha un reddito familiare inferiore alla media dichiara di non potersi permettere le cure necessarie
- Il 31% delle donne e il 42% dei lavoratori part-time sono nella stessa situazione
I benefit percepiti come più utili dai dipendenti non sono sempre offerti dalle aziende. Il 41% dei dipendenti reputa utile (per sé o per la propria famiglia) una migliore copertura integrativa sanitaria o accesso agevolato a centri medici convenzionati; screening oncologici (utile secondo il 38% dei lavoratori) o per il diabete e malattie cardiache (28%); scontistiche o agevolazioni sui farmaci (38%); second opinion e supporto nei percorsi di cura (32%).
Lo studio rileva anche che l’offerta di benefit presenta molte differenze tra aziende di grande dimensione e quelle di piccole dimensioni, con una forbice che va dal 15% al 24% per alcuni benefit con differenze significative soprattutto nell’offerta di prevenzione e supporto psicologico.
Le organizzazioni potrebbero cogliere l’opportunità di migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria dei propri lavoratori attraverso l’introduzione di modelli innovativi, come l’assistenza domiciliare e i servizi virtuali. Inoltre, con l’aumento dell’aspettativa di vita e il prolungamento della carriera lavorativa, le organizzazioni dovrebbero anche considerare l’introduzione di benefit pensati per promuovere la salute e il benessere tra i propri dipendenti con l’obiettivo di supportare carriere lavorative più lunghe: l’80% dei lavoratori afferma che apprezzerebbe il supporto del proprio datore di lavoro per migliorare l’accesso e la consapevolezza riguardo alla medicina preventiva.
I nuovi fattori di rischio per il benessere dei lavoratori
La salute mentale continua a rappresentare un’area critica: il 36% dei lavoratori italiani teme un peggioramento del proprio stato mentale o emotivo, ma solo il 19% afferma che l’azienda offre screening specifici.
Lo stress è un fattore significativo per il deterioramento del benessere mentale ed emotivo, e i dati dello studio Health on Demand rivelano come sia pervasivo tra la forza lavoro: il 52% dei dipendenti italiani si sente stressato nella vita di tutti i giorni, il 45% quasi ogni giorno al lavoro. Lo studio evidenzia anche i legami tra stress e turnover del personale: il 47% dei dipendenti stressati si dice attivamente alla ricerca di un nuovo lavoro. Anche in questo caso, i benefit per la salute mentale più apprezzati non sono diffusi tra le aziende: screening per la salute mentale; coperture assicurative per ridurre i costi dei trattamenti; programmi di formazione mirati a riconoscere ed affrontare le sfide legate alla Mental Health.
Una nuova sfida per aziende e lavoratori è anche rappresentata dall’adeguamento agli effetti del cambiamento climatico. 7 lavoratori italiani su 10 (in linea con il 77% a livello globale) segnalano che alluvioni, ondate di calore e altri eventi simili hanno avuto un impatto su di sé o sulla propria famiglia, il 32% ha dovuto sostenere spese impreviste a causa di questi fenomeni e il 19% ha subito un peggioramento delle condizioni di salute fisica. Le aziende possono adottare un approccio proattivo, sviluppando piani di resilienza che includano supporti per i dipendenti colpiti da disastri naturali, come programmi di risparmio o prestiti d’emergenza.
Benefit personalizzati come leva strategica per attrarre e trattenere risorse
Solo il 41% dei dipendenti italiani (il 59% a livello globale) si ritiene soddisfatto dei benefit attualmente offerti. Il 73% dei lavoratori italiani (78% a livello globale) che può personalizzare i propri benefit percepisce una reale attenzione del datore di lavoro per la propria salute e il proprio benessere, contro il 22% di chi non ha questa possibilità.
Chi riceve un numero maggiore di benefit aziendali ha una percezione più positiva del proprio ruolo e della propria azienda. Secondo il report, il 60% (76% a livello globale) dei dipendenti che usufruisce di dieci o più benefit offerti dal datore di lavoro dichiara di sentirsi soddisfatto nel proprio ruolo attuale.