Con lo slogan “Un’Italia protetta è più forte e competitiva” si è tenuta ieri l’Assemblea annuale ANIA, la prima per il nuovo presidente Giovanni Liverani, che dopo aver letto il saluto del presidente della Reppublica Mattarella, ha tenuto la sua relazione, dalla quale è emerso un comparto che vuole sottolineare la sua importanza all’interno del tessuto socio-economico italiano, proponendo un ampio “patto” pubblico-privato anche nell’ambito del welfare e della previdenza.

L’importanza del ruolo del settore assicurativo è stato ribadito anche dal Presidente Mattarella, che nel messaggio ha evocato la sua funzione sociale in un contesto internazionale sempre più fragile. Ma anche l’importanza del ruolo delle assicurazioni per la stabilità finanziaria, come protagonista negli investimenti di lungo periodo e nel contributo alla sostenibilità del debito pubblico nazionale. “La limitazione dell’impegno dello Stato nella copertura di alcune tipologie di calamità derivanti da eventi climatici estremi rende ancora più rilevante la protezione assicurativa, circostanza che non esonera, naturalmente, le istituzioni dagli obblighi della prevenzione“, ha precisato Mattarella.

Dopo una breve panoramica sui risultati principali del comparto nel 2024, Liverani ha sottolineato come l’Italia sia ancora largamente sottoassicurata, collocandosi in fondo alla classifica delle economie avanzate, con una quota di premi assicurativi danni non auto pari all’1,1% del PIL, ben al di sotto della media europea del 2,6%. In ambito catastrofi naturali, i livelli di copertura sono di solo il 7% sia tra le imprese che tra le abitazioni.
Dati che costituiscono per il paese un fattore di svantaggio competitivo. E questo non perché gli italiani non conoscano i rischi a cui sono sottoposti.

Di fronte a questa situazione Liverani si rivolge alle istituzioni (intervenuti in Assemblea anche i ministri Giancarlo Giorgetti – Ministro dell’economia e delle finanze  – e Adolfo Urso – Ministro delle Imprese e del Made in Italy) per lanciare il “Patto per un’Italia protetta e quindi più forte e competitiva”, che prevede il superamento del paradigma che “rappresenta le assicurazioni come imprese ricche e profittevoli, chiamate in quanto tali dallo Stato a contribuire alla collettività soltanto mediante un carico fiscale sempre crescente e sempre più esteso. È tempo di adottare una logica in cui le assicurazioni non siano considerate una cassaforte da cui far provvista, bensì uno strumento potente, capace di risolvere problemi socio-economici endemici e onerosi nell’interesse del Paese, attraverso operazioni di partenariato pubblico-privato in cui, nel rispetto dei reciproci ruoli, si  sviluppino soluzioni in sinergia e non in contrapposizione negoziale“.

Questo patto pubblico-privato potrebbe riguardare non solo il caso delle catastrofi  naturali, ma anche l’area del welfare, prevedendo oltre al contributo in termini di soluzioni finanziarie, anche l’erogazione diretta di servizi di assistenza, in una logica di complementarità e sinergia con l’intervento pubblico: “Oggi, le assicurazioni in Italia possono svolgere un ruolo chiave nel cosiddetto welfare integrativo, in particolare in tre ambiti fondamentali: la previdenza, la sanità e la gestione della non autosufficienza”.