Un recente studio indaga gli impatti a livello aziendale della legge italiana sull’assicurazione obbligatoria per le calamità naturali, con particolare attenzione al rischio di alluvione
di Leandro Giacobbi
È recentemente apparso sul portale Social Science Research Network (SSRN) un contributo di particolare interesse, sviluppato nell’ambito del progetto “Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027” della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia – un polo d’eccellenza nella ricerca e nella formazione avanzata, che affianca ai tradizionali percorsi accademici universitari programmi formativi altamente qualificati e interdisciplinari, rivolti a studenti e ricercatori meritevoli.
Lo studio analizza gli impatti a livello aziendale della recente legge italiana sull’assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali (Legge n. 213 del 30 dicembre 2023), concentrandosi in particolare sul rischio di alluvione. Disaggregando i dati aziendali e classificandoli per settore, viene confrontato il numero di imprese assicurate e il valore totale degli attivi assicurati prima e dopo l’implementazione della polizza CAT NAT. In particolare, gli autori hanno adottato una metodologia quantitativa basata sui dati per valutare l’impatto della normativa sull’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali.
È stato condotto un processo analitico multifase, integrando microdati a livello di settore e di impresa, tassi di penetrazione assicurativa e tecniche di scaling nazionale. I responsabili del contributo sostengono che si tratta della prima valutazione empirica della nuova normativa. Nello specifico, il numero di imprese assicurate e il valore totale assicurato sono stati confrontati prima e dopo l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria in 18 settori economici, classificati secondo la classificazione NACE (dal francese Nomenclature statistique des activités économiques dans la Communauté européenne è un sistema di classificazione generale utilizzato per sistematizzare ed uniformare le definizioni delle attività economico/industriali nei diversi Stati membri della EU) ad esclusione del settore agricolo, che non rientrava nell’ambito dell’analisi.
LA SITUAZIONE ANTE NORMATIVA CAT NAT
Lo studio ha avuto modo di accertare che l’accesso all’assicurazione CAT NAT, prima dell’entrata in vigore della legge, era principalmente limitato alle imprese di grandi dimensioni prima della riforma, lasciando la maggior parte delle piccole e medie imprese (PMI) senza assicurazione. Ne prova il fatto che secondo BCE e EIOPA tra il 1981 e il 2023, le catastrofi naturali hanno causato circa 900 miliardi di euro di perdite economiche dirette; e il 22% di queste perdite si sono verificate solo negli ultimi tre anni. Tuttavia, nello stesso periodo, solo circa un quarto delle perdite subite a causa di eventi meteorologici estremi e climatici nell’UE erano assicurate, e questa quota è in calo.
Con questa metodologia la prima stima sviluppata è il tasso di copertura assicurativa per categoria di dimensioni aziendali in base alle soglie di fatturato. Le aziende sono state suddivise in tre categorie (Small. Medium e Large) in relazione al fatturato operativo, qui sintetizzato con la sigla “OPRE”, che dovrebbe rappresentare il fatturato generato dalla gestione caratteristica dell’impresa (cioè l’attività principale), rispetto ad altri tipi di ricavi come quelli finanziari o straordinari. Il risultato, riassunto nella tabella 1 che segue, è che circa il 12% delle piccole imprese, il 67% delle medie imprese e il 78% delle grandi imprese sono assicurate.
Tabella 1
Va segnalato che queste stime hanno richiesto delle azioni sulle statistiche perché non tutti i dati erano disponibili dalle consuete fonti d’informazioni, azioni che vengono dettagliate nel testo del contributo.
LA SITUAZIONE POST NORMATIVA CAT NAT
Dando per scontato che l’attuazione della legge sull’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali aumenterà significativamente il numero di imprese assicurate e il valore totale degli attivi assicurati in tutti i settori, gli autori hanno ottenuto delle stime a livello macroeconomico scalando valori settoriali e dimensionali per impresa. È stata condotta un’analisi comparativa tra le fasi dello “Scenario di Base” (pre-polizza CAT NAT) e dello “Scenario Post-polizza CAT NAT”.
Il numero di imprese assicurate nello scenario di base (pre-polizza CAT NAT) è di circa 654.000. Questo dato è stato calcolato utilizzando i tassi di penetrazione assicurativa specifici per dimensione aziendale (vedi Tabella 1). A seguito dell’applicazione della legge, che estende la copertura a tutte le aziende, si prevede che numero aumenterà a circa 4,7 milioni. In particolare, poiché la maggior parte delle aziende assicurate nel periodo pre-polizza sono grandi aziende, l’espansione della copertura è trainata principalmente dalle piccole e medie imprese (PMI).
DISTRIBUZIONE SETTORIALE DELLE IMPRESE ASSICURATE
Nell’ambito del contributo viene anche presentata una stima di come si svilupperà la situazione assicurativa per settore industriale. Infatti, nella tabella 3 sono riportate a destra le stima delle imprese assicurate post entrata in vigore dell’obbligo assicurativo CAT NAT con un forte aumento delle imprese assicurate in tutti i settori, con una crescita particolarmente significativa nei settori dominati dalle PMI.
CONCLUSIONI
Lo studio conclude, sostenendo che la nuova assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali in Italia accrescerà la consapevolezza del rischio in tutti i settori e integra le PMI nel programma di resilienza. Tuttavia, molte piccole e medie imprese sono scarsamente informate sul loro livello di vulnerabilità. È inoltre probabile che scelgano una copertura minima e polizze congrue dal punto di vista legale, il che potrebbe comportare una sottoassicurazione.
Va marcato che si tratta del primo contributo scientifico su una materia “nuova” e gli stessi autori sottolineano che i dati aziendali utilizzati come sottoinsieme non rappresentano appieno tutte le aziende italiane, comprese le piccole imprese e le imprese non registrate. Siamo però sulla strada corretta e cioè quella di “continuare a studiare” e chiedere al legislatore di essere reattivo, o meglio proattivo, nel correggere la normativa al fine di creare uno scenario legislativo ottimale per realizzare quella partnership pubblico-privato che è il pilastro dell’obbligo assicurativo.
Una perplessità sullo studio riguarda le deboli, quasi inesistenti, misure previste per le imprese che non adempiranno all’obbligo assicurativo contro i rischi calamitosi. La sola esclusione da contributi pubblici, sovvenzioni e agevolazioni potrebbe rivelarsi insufficiente a garantire il livello di adesione riportato nelle tabelle 2 e 3. Ciò rischia di compromettere il principio di mutualità su cui si fonda l’intero sistema assicurativo, minandone la sostenibilità ed efficacia. Per questo motivo, appare evidente che la prima iniziativa legislativa da attuare con urgenza dovrebbe essere proprio il rafforzamento dell’obbligo assicurativo, rendendolo più incisivo e coerente con gli obiettivi di resilienza economica e territoriale.
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