Nel 2024, il 26,7% dei minori è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quota che sale marcatamente per i minori che risiedono nel Sud e nelle Isole (43,6%). Lo rileva l’aggiornamento ISTAT degli indicatori sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni frutto di un approfondimento di analisi condotto nel 2024 nell’ambito dell’Indagine annuale su Reddito e condizioni di vita.

Rispetto al 2021 (anno in cui è stato svolto un analogo approfondimento sulla condizione dei minori), nel 2024 la quota di minori a rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce di 3 p.p. e, tra loro, raddoppia la quota degli stranieri.

Il livello di istruzione dei genitori ha un impatto sulla condizione socio-economica della famiglia: è a rischio di povertà o esclusione sociale oltre la metà (51,8%) dei minori con genitori che hanno al massimo la licenza di scuola secondaria inferiore, quota di oltre cinque volte superiore a quella di coloro che hanno almeno un genitore laureato (10,3%).

I minori stranieri sono a rischio di povertà o esclusione sociale nel 43,6% dei casi, valore superiore di oltre 20 punti percentuali a quella dei coetanei con cittadinanza italiana (23,5%). A livello territoriale, nel Sud a livelli di rischio più elevati corrispondono anche differenze più ampie tra stranieri e italiani: il rischio di povertà o esclusione sociale tra i primi raggiunge il 78,2% e tra i secondi il 40,9%. Ciononostante, quasi la metà (il 49,2%) dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno.

Le difficoltà economiche delle famiglie con minori sono spesso legate al pagamento di un mutuo per l’abitazione di proprietà (lo paga il 22,7%, quota più che doppia rispetto a quella rilevata sul totale delle famiglie, pari a 10,2%) o al pagamento di un affitto (23,6% contro 18,4%).

L’11,7% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni risulta in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, presentando almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti per i minori. Un valore che cala rispetto al 2021 e resta comunque inferiore a quello medio europeo, pari al 13,6%, anche se aumenta la quota di chi presenta più segnali (il 51,6% presenta almeno sei segnali, rispetto al 36,2% del 2021).

Il 4,9% dei minori presenta segnali di insicurezza alimentare, con significative differenze tra le ripartizioni geografiche: 3,1% nel Nord, 2,1% nel Centro e 8,9% nel Mezzogiorno. Rispetto al 2021 si registra però un miglioramento a livello nazionale (-1 p.p.) e nel Nord (-3,1 p.p.) a fronte di una sostanziale stabilità nel Centro e nel Mezzogiorno.

La situazione finanziaria della famiglia in cui vive il minore è tra i fattori determinanti del rischio di povertà a cui potrà essere esposto in età adulta, il rischio cioè di vivere in una famiglia con un reddito netto equivalente inferiore a una soglia fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito netto equivalente.

Nei Paesi Ue, l’incidenza del rischio di povertà tra chi ha un’età compresa tra i 25 e i 59 anni è più elevata per coloro che, all’età di 14 anni, vivevano in famiglie con difficoltà finanziarie: nel 2023, è pari al 20% (media europea) a fronte del 12,4% registrato per coloro che sono cresciuti in famiglie con una buona condizione economica. L’Italia è tra i paesi dell’Ue che registrano le maggiori differenze, il rischio di povertà tra coloro che vivevano in famiglia in cattiva situazione finanziaria (34%) è infatti di ben 19,6 punti percentuali superiore a quello di chi viveva una buona situazione (14,4%).

La tipologia familiare si associa a importanti differenze nelle condizioni economiche dei minori. Nel 2024, è a rischio di povertà o esclusione sociale più della metà (53,3%) dei minori che vivono in famiglie monogenitore con 2 o più figli, fenomeno che registra un peggioramento di oltre 13 punti percentuali rispetto al 2021; il rischio per i minori che vivono con entrambi i genitori e almeno un fratello è circa la metà (26,2%) e anche in miglioramento rispetto al 2021, quando era pari a 30,3%. Anche tra i minori che vivono con entrambi i genitori senza alcun fratello presentano valori in miglioramento rispetto al 2021 (18,1% rispetto al 21,8% del 2024).

Quando nella famiglia monogenitore è presente solamente la madre è a rischio di povertà o esclusione sociale il 48,4% dei minori (42,4% nel 2021), mentre la percentuale scende di quasi 8 punti (30,9%) nel caso di famiglie in cui è presente solo il padre (25,6% nel 2021).

Nel 2024, il rischio di povertà o esclusione sociale dei minori che vivono in famiglie dove la principale fonte di reddito è il lavoro dipendente è decisamente inferiore a quello stimato in presenza di redditi da lavoro autonomo (rispettivamente 17,3% e 24,4%), anche per effetto della diminuzione, rispetto al 2021, del rischio per le famiglie dove la fonte principale di reddito è da lavoro dipendente (era 22,1%) e dell’aumento per le altre (era 23,9%).

Se si considera l’insieme dei minori che nel 2024 risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, il 49,2% (più di un milione 17mila bambini e ragazzi) è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno, il 12,9% (più di 266mila) è italiano e vive nel Nord; in questa ripartizione vive anche l’11,9% dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale con cittadinanza straniera (più di 246mila minori).