In attesa di conoscere come si evolverà la normativa che dovrebbe portare – dopo l’open banking – verso l’open insurance (in particolare con la proposta di Regolamento europeo in materia di open finance – Financial Data Access – Fida), solo una compagnia assicurativa italiana su cinque ha già avviato progetti strutturati in linea con il regolamento, mentre l’83% degli operatori dichiara di avere una comprensione parziale o limitata del tema. È quanto emerge dallo studio EY “Open Insurance in evoluzione: il valore di FiDA”, che ha coinvolto i principali player assicurativi attivi in Italia, rivelando un quadro di adozione ancora limitata delle iniziative legate all’Open Insurance.
Tra le realtà attive in tal senso, le iniziative risultano integrate nei piani strategici aziendali, supportate da processi di data governance e da gruppi di lavoro dedicati, spesso in collaborazione con gli enti regolatori. Al contrario, tra le compagnie che non hanno ancora avviato attività, la metà non ha attribuito priorità al tema, il 40% lamenta l’assenza di un quadro normativo chiaro e il 30% non percepisce benefici concreti. Solo una compagnia su dieci indica la mancanza di budget come ostacolo principale.
Le opportunità legate all’open insurance sembrano chiare alla maggior parte delle compagnie: due su tre considerano innovazione, sviluppo e personalizzazione di nuovi prodotti come i principali benefici derivanti dall’adozione dell’Open Insurance, seguiti da ampliamento dei canali distributivi (50%) e gestione del rischio più accurata (33%). Dal punto di vista del cliente, i vantaggi attesi includono un maggiore controllo e trasparenza sui propri dati, con il proposito di portare a una comprensione più chiara della propria situazione finanziaria e, quindi, decisioni più rapide e un’esperienza utente più fluida e personalizzata.
Tuttavia, il settore evidenzia anche di rischi legati all’Open Insurance: il 75% degli operatori individua nella sicurezza e nella privacy dei clienti la principale criticità, seguita dall’incertezza normativa (67%).
La collaborazione con attori non tradizionali è vista come una leva strategica per l’evoluzione del settore. Il 92% delle compagnie valuta positivamente la cooperazione con le Insurtech, ritenendola un’opportunità per progettare prodotti e servizi più innovativi. Inoltre, il 58% considera vantaggiosa l’integrazione con distributori di altri settori, per ampliare i canali di accesso e migliorare la prossimità al cliente, e con banche e istituti finanziari.
Per quanto attiene l’implementazione di FiDA, il 75% delle compagnie assicurative ritiene che questa possa lasciar emergere sul mercato player non tradizionali in grado di rappresentare una minaccia per il proprio business, in particolare le big tech (67%). Infine, lo studio individua nelle aree aziendali legate agli aspetti di compliance i settori che saranno maggiormente impattati dall’implementazione di FiDA. In particolare, IT e i sistemi informativi (75%), funzioni Legal, Risk & Compliance (75%) e dalla Cyber/IT Security (42%).