Ogni anno in Italia si verificano circa 1.000-1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale, di cui circa 700-1.200 sono causati da imprese. Circa 500-900 sono quindi i casi dovuti a imprese “regolari”, escludendo reati ambientali e condotte criminali. Il numero totale dei siti potenzialmente contaminati è molto più alto: 41.000 sono i siti potenzialmente contaminati, 12.000 sono quelli già classificati come contaminati e 42 sono i Siti di Interesse Nazionale (SIN) che richiedono interventi complessi.

Questo è aggravato anche dal fatto che – secondo quanto risulta da un’elaborazione effettuata dal Pool Ambiente, meno dell’1% delle imprese è dotato di una copertura per i danni all’ambiente e mediamente nel 99% di questi casi non è presente una polizza a copertura delle spese di bonifica e ripristino dei danni. Di conseguenza le aziende coinvolte in “incidenti ambientali” si trovano ad affrontare ingenti spese, che possono arrivare anche a diversi milioni di euro, un esborso spesso imprevisto che può mettere in difficoltà la liquidità dell’azienda e minarne la solidità, con un effetto a catena sui posti di lavoro, sul tessuto economico e sociale del territorio e sulla spesa pubblica.

 Studi di settore indicano che tra il 5% e il 10% delle aziende fallite in settori industriali e ambientali potrebbero aver avuto la bonifica come fattore determinante. Dal 2006 al 2023 sono fallite oltre 200.000 imprese italiane in tutti i settori, tra cui, ad esempio, industria chimica e metallurgica, costruzioni, immobiliare e gestione rifiuti. In base a questo numero potremmo quindi stimare tra 10.000 e 20.000 imprese fallite a causa dei costi di bonifica.

Il Pool Ambiente ha realizzato un decalogo per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale, una sorta di vademecum dedicato alle aziende con le pratiche più efficaci da portare avanti per limitare i possibili danni agli ecosistemi.

1. Mappatura proattiva: identificazione delle potenziali sorgenti di rischio e degli scenari di danno all’ambiente.

2. Affidabilità tecnica: manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi effettuata conformemente alle indicazioni fornite dal costruttore e secondo le best practice di riferimento.

3. Gestione responsabile: introduzione di procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni e linee guida di settore, anche rispetto alle sostanze non normate usate/prodotte.

4. Linee Guida: adozione della PdR UNI 107/2021 «Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali».

5. Tutela assicurativa: stipula di una Polizza di Responsabilità Ambientale.

6. Formazione specializzata: effettuare una formazione e addestramento adeguato del personale dell’impresa per un’efficace gestione dei rischi di responsabilità ambientale e gestione delle emergenze.

7. Interventi mirati: relativamente agli elementi monoparete interrati o direttamente appoggiati al terreno prevedere la conversione/sostituzione a elemento doppia parete con controllo in continuo delle perdite. Laddove non fosse temporaneamente possibile, è importante proteggere l’elemento interrato con una protezione catodica, effettuare regolarmente verifiche strutturali e valutare anche un’eventuale vetrificazione. Rispetto alle tubazioni interrate non metalliche effettuare regolari videoispezioni e test di tenuta.

8. Protezione strutturata: rispetto agli elementi fuori terra prevedere un bacino di contenimento adeguatamente dimensionato e impermeabilizzato.

9. Controllo operativo: prevedere misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico come ad esempio valvola limitatrice di carico, etichettatura dei punti di carico, raccordi di sicurezza e segregazione delle acque meteoriche.

10. Intervento immediato: in caso d’incendio, o comunque d’incidente con sversamento di sostanze, chiamare una società di pronto intervento per contenere la contaminazione.