Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Nemmeno una legge, approvata diversi anni fa, che impedisce per una durata di dieci anni qualunque attività sui terreni percorsi dagli incendi, è riuscita a fermarlo. In un rapporto pubblicato nell’estate del 2022 Legambiente ha calcolato che in 14 anni la superficie italiana distrutta dal fuoco ha sfiorato 724 mila ettari, dei quali 159 mila nel solo 2021. Per capirci, 724 mila ettari sono un’area grande quasi come la regione Umbria o l’intero Friuli-Venezia Giulia. E se è vero, come stima la Coldiretti, che il danno economico si può quantificare in 10 mila euro a ettaro, ecco che siamo oltre i 7 miliardi di euro. Senza considerare i morti, perché ci sono anche quelli, e le case, perché ci sono anche quelle.
Nei giorni scorsi, racconta chi lavora nelle assicurazioni, è stato molto impegnativo rispondere alle centinaia di richieste di clienti danneggiati dai violenti nubifragi che hanno colpito Milano e d’intorni tra auto distrutte da alberi caduti, capannoni industriali scoperchiati o impianti fotovoltaici fuori uso per le grandinate. Iil Paese si è riscoperto ancora una volta fragile e senza una protezione assicurativa, con il governo costretto a stanziare risorse straordinarie. Il 16% delle auto protette. Se complessivamente nel mondo, come rilevato da Swiss Re, nel 2022 ci sono state 275 miliardi di perdite legate alle catastrofi naturali, di cui 125 milioni coperte da polizze assicurative, in Italia la quota intercettata dal settore assicurativo è decisamente più bassa. Solo il 16% dei veicoli circolanti nel Paese è assicurata contro gli eventi atmosferici con una protezione aggiuntiva rispetto all’RcAuto obbligatoria. Il 5,3% delle case coperte. Emerge così che l’85,2% delle polizze incendio sottoscritte dalle imprese in Italia non ha alcuna estensione per le coperture legate alle catastrofi e che le abitazioni assicurate contro questi eventi sono il 5,3%, pari a 1,3 milioni di case, nonostante oltre l’80% delle abitazioni nel Paese sia esposto ad un livello di rischio medio-alto per sisma, frane o alluvioni. Se nel nord e centro Italia la percentuale di coperture è più alta, la penetrazione più bassa di coperture assicurative contro le catastrofi si registra nel sud Italia e tra le micro-imprese.
Costruire un tesoretto in maniera precauzionale per i propri figli è una delle più sentite motivazioni del risparmio in Italia anche per far fronte alle spese da sostenere per renderli autonomi. Gli oneri rilevanti che le famiglie italiane affrontano per la crescita dei figli rappresentano infatti una forte spinta che induce a progettare la costruzione di un salvadanaio per il futuro delle giovani generazioni. Particolarmente eloquenti sono a tal proposito le stime della Banca d’Italia riferite al periodo 2017-2020 (quindi ante fiammata inflazionistica) secondo cui i nuclei familiari composti da due adulti e uno o più minori hanno speso in media poco più di 640 euro al mese per mantenere ogni figlio (un quarto della spesa media di una famiglia italiana).
Sottoscrivere un prodotto assicurativo può essere una buona via da percorrere per supportare il futuro dei figli. Come funzionano le diverse soluzioni di polizze Vita? Esplorando alcuni esempi presenti sul mercato si tratta soprattutto di polizze legate a gestioni separate (ramo I, ovvero portafogli che investono principalmente in obbligazioni) con la garanzia del capitale.
La Covip, nella sua relazione annuale sul 2022 pubblicata nelle scorse settimane, ritrae un sistema previdenziale stabile e resiliente, ma sul fronte del suo sviluppo anche quest’anno l’Autorità di vigilanza «conferma alcuni trend: crescita costante ma lenta, una distribuzione anagrafica e geografica disomogenea fra coloro che hanno attivato una forma di previdenza complementare e, infine, versamenti in aumento ma non nell’importo medio. Tra gli spunti offerti dalla relazione, ritengo che questi tre siano significativi e soprattutto più utili a istituzioni e industria per provare a disegnare e tracciare percorsi e azioni differenti da quelle degli ultimi 20 anni. In sintesi, la strada dovrebbe essere quella di strutturare e promuovere la previdenza come una forma di investimento di lungo periodo finalizzata a generare una rendita fruibile al termine dell’attività lavorativa.
Intesa Sanpaolo Vita entra in International Care Company. La società italiana leader nei servizi di assistenza e quotata su Euronext Growth Milan ha annunciato che è stato stipulato un accordo tra l’azionista di controllo, Fd Holding, e i suoi soci diretti e indiretti di controllo, con Intesa Sanpaolo Vita, finalizzato proprio all’ingresso della stessa all’interno del capitale sociale.L’operazione, finalizzata ad accelerare il processo di crescita di International Care Company, prevede due step. Il primo è un aumento di capitale sociale con esclusione del diritto d’opzione, riservato a Intesa Sanpaolo Vita, per un importo comprensivo di sovrapprezzo pari a massimi 500.507,7 euro, attraverso l’emissione di 238.337 nuove azioni. In sostanza questo meccanismo porterà la compagnia assicurativa di Intesa Sanpaolo ad acquisire 476.675 azioni ordinarie di International Care Company, corrispondente a circa il 10% del capitale sociale post money. Nel deal, Ca’ de Sass è stata assistita per le tematiche legali dallo studio Fivelex.
Nessun cartellino rosso per i conti dei big di Piazza Affari. Anzi, a dispetto della frenata degli utili attesa in Europa (-7,3%, ma senza il contributo dei finanziari il calo sarebbe intorno al 14,5%; di contro, escludendo l’energia, si avrebbe un aumento dello 0,5%, secondo FactSet), il primo ricco assaggio dei risultati del secondo trimestre del 2023 delle blue chip milanesi, nella settimana appena conclusa, ha confermato la sostenibilità della crescita degli utili: +1,3% a 14,7 miliardi di euro secondo le stime di Banca Akros a fronte di un leggero calo dei ricavi, -6,7% a 163,6 miliardi; ma se da questo bilancio si tolgono utilities ed energetici, quindi Enel, Eni, A2A, Erg, Hera e Italgas, la crescita migliora: utili +10,5% a 11 miliardi e ricavi +5,4% a 109,8 miliardi. Quanto alle assicurazioni, come Generali (Barclays vede l’utile del secondo trimestre balzare a 766 milioni dai 383 milioni dello stesso periodo del 2022 con un combined ratio in miglioramento al 91,5% dal 97% e premi in crescita del 52% nel Danni, non nel Vita, -6%), le prospettive sugli utili sono poco entusiasmanti, con una crescita contenuta nel ramo Vita e un persistente effetto trascinamento dell’inflazione nel ramo Danni. Inoltre, Barclays avverte che il principio contabile Ifrs17 rende le revisioni degli utili volatili e imprevedibili durante la fase di transizione, frenando la performance del settore nel breve termine. «Dovrebbero riportare risultati discreti, ma i recenti eventi naturali in Italia potrebbero comportare messaggi di cautela per il futuro», prevede Villa che si attende buone trimestrali dal comparto industriale e nel caso di Interpump e Leonardo non esclude una revisione al rialzo delle guidance 2023 nel corso dell’anno.
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Raddoppiate le segnalazioni di operazioni sospette online rispetto al primo semestre 2022, arrivando a coprire oltre il 10% del totale delle segnalazioni ricevute dall’Unità di informazione finanziaria (Uif). In totale, la Uif ha ricevuto 77.693 segnalazioni di operazioni sospette (Sos), in aumento del 4,7% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. L’importo complessivo delle operazioni segnalate è di 52 miliardi di euro (di cui 49 relativi a operazioni effettivamente eseguite). Nel complesso, si conferma prevalente l’incidenza del settore bancario (54,5% del totale delle segnalazioni inviate nel semestre). La crescita delle segnalazioni è stata trainata dagli altri intermediari e operatori finanziari (che sono passati da 21.682 segnalazioni a 23.160), dai prestatori di servizi di gioco (da 4.878 a 6.289) e da notai (da 2.344 a 3.540). In particolare, rilevano i contributi forniti dagli istituti di moneta elettronica (Imel), pari al 31,3% delle segnalazioni non riconducibili a banche e Poste, e dagli istituti di pagamento (Ip), pari al 25,0%. Si rileva invece una flessione nell’apporto fornito dalle imprese di assicurazione (-26,7%) e dai soggetti che esercitano l’attività di custodia e trasporto valori (- 37,9%), sebbene in corrispondenza di variazioni relativamente contenute in termini assoluti.
Cartelle cliniche, verbali dei pronto soccorso, lettere di dimissione, vaccinazioni effettuate, prescrizioni specialistiche e farmaceutiche, profilo sanitario sintetico, farmaci erogati a carico del Ssn, dati identificativi e amministrativi dell’assistito, referti e altri documenti sanitari. Sono queste alcune delle informazioni che saranno contenute nel Fascicolo sanitario elettronico (Fse) previsto da un decreto attuativo del ministero della salute (il dicastero guidato da Orazio Schillaci) e del dipartimento dell’Innovazione tecnologica, redatto di concerto con il ministero dell’economia.

Non si ferma la risalita dei rendimenti dei fondi pensione. Crescono anche le adesioni e le risorse destinate alle forme di previdenza integrativa, che a fine giugno hanno raggiunto i 214 miliardi: 9 in più dei 205 miliardi registrati a dicembre 2022 (+4,2%). A evidenziarlo è l’ultimo monitoraggio trimestrale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, che fotografa l’andamento della previdenza complementare nella prima metà del 2023. Dopo la caduta del 2022, favorita dalle ripetute fibrillazioni dei mercati finanziari, i rendimenti di tutte le forme pensionistiche integrative presentano un risultato non solo positivo, ma migliore di quello già realizzato nei primi tre mesi dell’anno: in media +3,2% rispetto alla fine del 2022 i fondi chiusi, +4,6% quelli “aperti” e +4,8% i Piani individuali pensionistici (Pip) “nuovi”.

I piani individuali di risparmio archiviano un semestre da dimenticare. L’ultimo tassello di un mosaico a tinte fosche è arrivato dalla raccolta di giugno, negativa per 202 milioni. Una cifra pesante che porta così il bilancio da inizio anno a quota -1,2 miliardi, dato che in sei mesi ha già oltrepassato il picco negativo di -1,1 miliardi registrato nell’intero 2019, vale a dire l’anno più buio dei Pir. Questo è quanto emerge dal consueto Osservatorio di Plus24 che, in attesa delle statistiche definitive di Assogestioni, ha elaborato anche il saldo del secondo trimestre: -542,7 milioni (-779 il precedente).