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Con i deflussi di 1,17 miliardi di giugno, seppur in frenata dai -4,96 miliardi di maggio, l’industria del risparmio gestito italiano chiude il primo semestre con una raccolta netta negativa per oltre 17 miliardi, di cui -5,57 miliardi relativi ai fondi comuni e -12,91 miliardi per le gestioni (+2,55 miliardi le retail e -15,46 miliardi le istituzionali), mentre solo i fondi chiusi sono in attivo (1,4 miliardi). I dati emergono dalla mappa mensile di Assogestioni che segnala per giugno fuoriuscite per 2,63 miliardi dai fondi comuni e riscontri positivi per fondi chiusi (+314 milioni) e gestioni patrimoniali (+161 retail e +986 istituzionali). Il dato fa probabilmente i conti con il lancio di Btp Valore che ha fatto il pieno della raccolta (18,2 miliardi) nel periodo. Più in generale, il ritorno di rendimenti sopra il 4% per i Btp, in scia ai rialzi dei tassi della Bce ha spinto molti risparmiatori a sottoscrivere titoli di Stato italiani. A ciò si aggiunge la concorrenza dei conti di deposito che arrivano a offrire anche il 6%. Nel frattempo a fine mese il patrimonio gestito è salito a 2.273 miliardi dai 2.258 miliardi di maggio, sostenuto da un effetto performance positivo, in linea con l’andamento dei mercati finanziari e stimato a +0,7% dall’ufficio studi di Assogestioni.

Raccolta netta negativa di oltre 17 miliardi nel 1° semestre 2023 per l’industria italiana del risparmio gestito di cui -5,57 mld relativi ai fondi comuni e -12,91 mld per le gestioni (+2,55 mld quelle retail e -15,46 mld le istituzionali). Fondi chiusi in attivo, invece, per 1,40 mld. Pesa l’effetto Bpt. Primo gruppo per raccolta netta nel mese di giugno sono le Poste con 2,38 mld grazie ai movimenti in entrata sulle sue gestioni istituzionali per 2 mld, la quota restante si riferisce ai flussi sui fondi. Segue Amundi con 471 mln, e Mediolanum con 256 mln. Tra i big sono in rosso Generali (-2,92 mld) e Intesa Sp (-1,31 ml di cui -1,308 mld riferiti a Eurizon e -9,7 mln a Fideuram), Anima ha chiuso giugno invece in positivo per 98 milioni.

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Nel 2022 sono 3.159 i morti in incidenti stradali in Italia (+9,9% rispetto all’anno precedente), 223.475 i feriti (+9,2%) e 165.889 gli incidenti stradali (+9,2%), valori tutti in crescita rispetto al 2021. Il numero di vittime è invece pressoché stabile, di poco inferiore a quello registrato nel 2019 (-0,4%). I morti entro le 24 ore dagli incidenti sono 2.651, mentre si contano 508 deceduti dal secondo al trentesimo giorno dall’evento. Sono i dati resi noti dall’Istat che mostrano un quadro sempre più drammatico. Anche per questo è stata presentata alla Camera una proposta di legge per le città a 30 all’ora, da un gruppo trasversale di parlamentari di opposizione sulla base di un disegno di legge elaborato dalle associazioni promotrici della campagna #Città30subito, tra le quali ci sono Legambiente, Fiab, Salvaiciclisti e Asvis. La proposta di legge è stata presentata dal primo firmatario, il deputato del Partito democratico Roberto Morassut, che sottolinea che l’obiettivo è arrivare ad avere «una mobilità più sostenibile e più sicura».
Brucia ancora l’Italia meridionale con epicentro in Sicilia dove sono stati impiegati sette Canadair. Nel Palermitano i circa mille sfollati per gli incendi sono quasi tutti rientrati nelle loro case. A Catania migliora la situazione roghi intorno alla città, ma resta alta l’attenzione in provincia. Rientrata l’emergenza legata alla fornitura di acqua e luce. Brucia ancora l’Italia meridionale con epicentro in Sicilia dove sono stati impiegati sette Canadair. In serata si erano persi i contatti con un elicottero impiegato nelle operazioni di soccorso nel Siracusano. Il velivolo è atterrato in emergenza a Pantalica. Il pilota è stato ricoverato in ospedale ma le sue condizioni non sono gravi. È invece morta una donna di 61 anni a Palermo rimasta chiusa alcune ore in un ascensore per cause ancora da accertare, forse legate a un blackout o a un guasto. Nel Palermitano i circa mille sfollati per gli incendi sono quasi tutti rientrati nelle loro case. A Catania migliora la situazione roghi intorno alla città, ma resta alta l’attenzione in provincia. Rientrata l’emergenza legata alla fornitura di acqua e luce.
L’industria del risparmio gestito italiana chiude il primo semestre 2023 con una raccolta negativa di 17 miliardi di euro. È quanto emerge dai dati preliminari di giugno forniti da Assogestioni. Il mese di giugno ha registrato deflussi per 1,18 miliardi dopo i -4,96 miliardi di maggio.

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Temperature ai massimi storici, incendi, grandine, bufere, escursioni termiche repentine, e un Paese non in grado di reggere imprevisti ed emergenze. Occorre «superare la logica degli interventi frammentati — spiega Meloni — varando un grande piano di prevenzione idrogeologico. Insomma, ce la vogliamo mettere tutta per dare risposte immediate nel breve termine ma efficaci nel medio periodo». Quindi «dobbiamo lavorare certamente alla transizione, ma anche fare quello che non si ha avuto il coraggio di fare a sufficienza nel passato, cioè lavorare per mettere in sicurezza il territorio».

Cappotti termici danneggiati, tetti scoperchiati, pannelli fotovoltaici che non resistono all’impatto di chicchi di grandine dalla dimensione di limoni e ponteggi divelti dalla forza del vento. I cantieri del superbonus, che avanzano in tutta Italia con l’obiettivo di centrare le prossime imminenti scadenze (la prima, relativa a villette e abitazioni unifamiliari, è in calendario già a fine settembre), hanno affrontato in questi giorni una prova durissima: i fenomeni atmosferici legati al cambiamento climatico hanno spesso distrutto opere già realizzate o in fase di posa. Adesso servirà più tempo per completare i lavori. Ma serve anche capire quali sono gli standard tecnici che rispettano i diversi prodotti e se, in qualche caso, ci sono delle responsabilità.
 La percentuale di penetrazione delle polizze contro gli eventi naturali o le manifestazioni atmosferiche avverse a protezione del patrimonio immobiliare italiano è certamente superiore rispetto a quella contro le catastrofi naturali, che registrano una percentuale media di fatto prossima al 5 per cento. Tuttavia si attesta su soglie che tutelano meno della metà degli immobili del Paese. In particolare, stando ai dati Ania, sono circa il 35-40% le abitazioni che tra le garanzie accessorie hanno anche la protezione contro i danni da maltempo. Nel mondo delle imprese questo valore balza all’80 per cento.