Lo sciopero degli sceneggiatori e scrittori di Hollywood potrebbe costare all’industria dell’intrattenimento fino a 8 miliardi di dollari, ma non saranno gli assicuratori a pagare il conto, secondo quanto scrive Insurance Business.

Sceneggiatori e scrittori di Hollywood, iscritti al sindacato della Writers Guild of America, protestano da mesi dopo la rottura delle trattative per la revisione dei contratti con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta i nove maggiori studi di produzione di Hollywood. Rivedere la paga minima settimanale, aggiustare alcune tutele lavorative (come ad esempio un numero minimo di settimane lavorate a episodio) e tutelare la creatività umana a fronte dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale: questi i temi di una trattativa non andata a buon fine. E così con set di serie televisive già bloccati, il danno economico si fa sempre più elevato: basti pensare che a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando gli sceneggiatori di Hollywood scioperarono per circa tre mesi, “le perdite furono di circa 2 miliardi di dollari”, ricorda Ross Garner, managing director-property & casualty di NFP, società di brokeraggio americana leader nel settore dell’entertainment. Garner sottolinea che tenendo conto “della quantità di nuovi servizi di streaming spuntati negli ultimi anni, che hanno portato a un forte aumento delle produzioni, i costi dello sciopero questa volta potrebbero essere di circa 8 miliardi di dollari, con danni simili ai grandi disastri naturali, uragani e cose del genere.”.

Garner ha spiegato che “non esiste copertura assicurativa per eventi come questo e dal punto di vista assicurativo non si può fare nulla per alleviare l’impatto dei danni subiti dai nostri clienti dell’industria dell’intrattenimento”. Se è vero che Hollywood ha già subito in passato periodi di fermo della produzione, in particolare durante lo sciopero degli scrittori dal 2007 al 2008, l’azione in corso è ancora più complicata perché arriva dopo una pandemia che ha scosso l’industria dello spettacolo nel profondo. “Le aziende, in particolare gli appaltatori indipendenti che forniscono attrezzature e altri servizi alle produzioni cinematografiche e televisive – ha spiegato Garner – hanno esaurito le loro riserve finanziarie, quando il mondo si è fermato durante la pandemia. Ora si trovano davanti a un nuovo periodo di stop forzato e potrebbero trovarsi a corto di fondi”. Il primo consiglio che i broker possono dare a un cliente che lavora come appaltatore nel settore dell’intrattenimento è di avere sempre una riserva di cassa. “Soprattutto dopo il Covid, dovremmo aver compreso che le circostanze impreviste sono una grande minaccia sempre dietro l’angolo”, ha detto Garner, aggiungendo che è sempre fondamentale avere un ampio spettro sulle coperture assicurative delle società e sui loro beni. Ciò è particolarmente importante per le aziende che dispongono di un costoso patrimonio di apparecchiature tecniche che di solito non possono essere nascoste da qualche parte quando le cose non vanno come al solito.

Quando queste aziende sono in produzione, la stragrande maggioranza delle loro apparecchiature è in uso sui set”, ha affermato Garner. “Quando si verifica uno sciopero e i contratti si bloccano, tutto il costoso apparato di strumenti tecnologici e macchinari sono semplicemente fermi e bloccati in un posto, il che rende sempre esposti a rischi che possono avere conseguenze catastrofiche”.

Garner conclude osservando che questo è il momento più indicato per un broker “per confrontarsi con i propri clienti e far loro capire l’importanza di aggiornare il profilo di rischio dell’azienda inserendo una copertura associata all’interruzione dell’attività”.