Carlo Giuro
Le forme pensionistiche integrative stanno vivendo una stagione di profonde evoluzioni, in attesa di un nuovo intervento di riordino complessivo sia con riferimento al pilastro di base che dei pilastri complementari. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Andrea Mariani, direttore generale di Pegaso, fondo pensione di categoria per i dipendenti delle imprese dei servizi di pubblica utilità.

Domanda. Quali sono i numeri di Pegaso?

Risposta. Al 31 dicembre dell’anno passato il patrimonio ammontava a oltre 1,3 miliardi di euro, per un totale di circa 34.300 iscritti. Oltre ai dipendenti dei settori gas-acqua ed elettrico possono aderire i loro familiari fiscalmente a carico.

D. Dal punto di vista finanziario come siete strutturati?

R. L’offerta finanziaria è strutturata su tre linee, con diverse combinazioni di rischio-rendimento. Il comparto Dinamico ha una componente azionaria più elevata, al 50%, ed è pensato per gli iscritti con un lungo orizzonte temporale di permanenza. Il Bilanciato oggi raccoglie la maggior parte del patrimonio, con una componente azionaria pari al 30%. Il Garantito si contraddistingue invece per la presenza della garanzia di restituzione del capitale versato ed è quindi pensato per consolidare i rendimenti realizzati nel tempo da coloro che stanno andando in pensione. Gli iscritti hanno la possibilità di destinare la propria posizione a un singolo comparto, a una combinazione di due comparti o all’opzione Life Cycle, meccanismo automatico che permette di avere un profilo di investimento sempre coerente con il proprio orizzonte temporale, spostando la posizione verso l’opzione più prudente man mano che ci si avvicina alla pensione. L’inflazione è uno dei rischi che devono essere gestiti nella fase di costruzione dell’asset allocation: nel 2018 una componente specifica di inflation bond index è stata inserita nel benchmark dei comparti Bilanciato e Dinamico. Inoltre, è stata introdotta l’asset class private debt, che è caratterizzata da tassi variabili che reagiscono maggiormente agli scenari di inflazione crescente. Per lo stesso motivo stiamo valutando l’introduzione di una nuova classe di attività privata, le infrastrutture, che hanno un profilo di rendimento con buone capacità di proteggere dall’inflazione, in ragione di come sono strutturati i regimi tariffari delle infrastrutture regolate.

D. Come siete organizzati nei confronti dell’investimento Esg?

R. Pegaso ha posto la valorizzazione degli aspetti Esg nella gestione finanziaria fra le azioni qualificanti del proprio piano strategico, tramite un percorso graduale che possa portare a qualificare quanto prima i nostri comparti di investimento in base all’articolo 8 del Regolamento Europeo 2088/2019. Il primo passo per l’accrescimento dell’impegno del fondo è stato rappresentato dal dotarsi di una politica di sostenibilità. Si sono inoltre attuate alcune azioni quali l’integrazione dei criteri Esg negli aspetti considerati ai fini della selezione dei gestori. Ulteriore passo in avanti sarà rappresentato dall’individuazione di una modalità efficace per essere azionisti attivi, anche in collaborazione con gli altri fondi e con il coinvolgimento della nostra associazione di categoria, Assofondipensione. In questo percorso verso l’articolo 8 abbiamo appena deliberato la modifica delle convenzioni in essere, per introdurre una black list che escluda dall’universo investibile alcuni settori controversi come armi non convenzionali, carbone termico, sabbie bituminose, petrolio artico, tabacco e gioco d’azzardo.

D. I fondi pensione negoziali sono anche importanti investitori istituzionali. In Italia si sono attivate importanti iniziative consortili. Come si stanno sviluppando?

R. La cooperazione rappresenta uno dei punti di forza che andrebbero sempre più valorizzati in ottica di evoluzione dei fondi pensione negoziali. Possiamo vantare già alcune esperienze positive, in particolare nell’ambito degli investimenti illiquidi. La prima attraverso il progetto Iride, che ci ha consentito di collaborare con altri quattro fondi per l’investimento nell’asset class del private equity. La seconda attraverso Zefiro, che prevede l’investimento con altri tre fondi in private debt. Inoltre, Pegaso ha investito nelle iniziative promosse da Cdp e Assofondipensione, attraverso i due Fondi di Fis gestiti dal Fondo Italiano di Investimento, che investono in veicoli di private equity e di private debt che finanziano le aziende italiane.

D. Per la prossima riforma delle pensioni si pianifica una nuova finestra di silenzio assenso. Come strutturarla?

R. Due sono gli aspetti su cui si dovrebbe fare leva. Primo, prevedere un’iscrizione automatica del lavoratore, accompagnata però anche dalla contribuzione a carico del datore di lavoro, cosicché in futuro la scelta più semplice sia rappresentata dal mantenere il tfr nel fondo anziché riportarlo in azienda. Secondo, prevedere che l’adesione effettuata con queste modalità costituisca un periodo di prova del fondo per un termine temporale congruo, ad esempio 12 mesi, così da consentire al lavoratore di verificare l’effettiva convenienza dell’iscrizione e facendo sì che la stessa non solo sia una scelta consapevole ma anche l’opzione favorita. Al fine di garantire poi la massima flessibilità agli iscritti, soprattutto all’avvicinarsi del raggiungimento del requisito pensionistico, si dovrebbe consentire il trasferimento al fondo pensione del tfr maturato anche qualora sia accantonato presso l’Inps, così come viceversa il ricongiungimento di tutta o parte della posizione accantonata nel fondo con i versamenti fatti al sistema di previdenza obbligatoria, come alternativa a una richiesta di rendita sempre meno appetibile sul mercato in termini di condizioni offerte dalle compagnie di assicurazione. (riproduzione riservata)
Fonte: