Anna Messia
Alla fine il lodo Sironi è passato. Nuovi strascichi legali non sono da escludere. Anzi, sono probabili. Ma il dato di fatto è che, dopo quasi due mesi in 12, il consiglio amministrazione di Generali, venerdì 15 luglio, è finalmente tornato a essere composto dai 13 membri previsti dallo statuto della compagnia assicurativa di Trieste da un membro della minoranza. Come anticipato da milanofinanza.it il consigliere scelto per sostituire Francesco Gaetano Caltagirone, dimessosi a sorpresa il 27 maggio, è Stefano Marsaglia, 67 anni, torinese, con una lunga esperienza nell’investment banking e un passato in Rothschild, Barclays e Mediobanca, oltre ad essere co-fondatore e amministratore della società di private equity, Azzurra Capital. E’ lui il protagonista di quel «lodo» tanto inseguito dal presidente della compagnia e del comitato nomine Andrea Sironi. Alla fine la sua manovra per tenere tutti e tre i rappresentante della minoranza in consiglio, tentando di ricomporre la frattura che stava diventando più ampia di settimana in settimana, è riuscita, almeno in parte. Marsaglia, uomo di certo apprezzato da Caltagirone, è appunto un membro della lista di minoranza ed è stato l’unico in quell’elenco ad aver accettato l’incarico di consigliere anche senza l’unanimità del board. Gli altri, Alberto Cribiore, Maria Varsellona, Paola Schwizer e Andrea Scrosati, come condizione per l’ingresso avevano posto il consenso unanime mentre a votare contro, come previsto, sono stati proprio gli altri due consiglieri della lista di Caltagirone già presenti in consiglio. Ovvero Marina Brogi e Flavio Cattaneo, che già avevano frenato pure la nomina di Roberta Neri. Perché per quella poltrona lasciata vuota da Caltagirone avrebbero voluto l’ex manager delle Generali, Luciano Cirinà che l’imprenditore romano, all’assemblea di aprile, aveva candidato come sfidante del ceo della compagnia Philippe Donnet.

Ma secondo gli altri consiglieri di Trieste, Cirinà, che nel frattempo è finito in causa con la compagnia, non aveva i requisiti richiesti per le norme interne di fit & proper, che tutti, comprese le minoranza, hanno votato, hanno osservato da Generali, dove nel frattempo hanno anche chiesto due pareri legali a supporto di qual rifiuto (tra cui quello del professor Gaetano Maria Giovanni Presti, dell’Universtità Cattolica di Milano). La nomina di Marsaglia è stata pure approvata dal collegio sindacale, aggiungono da Trieste, dove sottolineano di avere seguito tutte le norme dello statuto. Ma le distanze restano. Le posizioni, a ben vendere, sono rimaste quelle di prima, anche se i consiglieri sono tornati a 13, sostengono fonti vicine alle minoranze dove sembrano di nuovi pronti a chiamare in campo la Consob e pure, eventualmente, i legali, dopo aver attentamente studiato verbali e pareri emersi in questi giorni. Resta tra l’altro sul tavolo il tema dei comitati endoconsiliari, sei in tutto, che al momento sono privi dei rappresentanti delle minoranze. Cattaneo e Brogi avevano dichiarato che sarebbero entrati solo una volta che il numero dei 13 consiglieri sarebbe stato ricostituito. Cosa avverrà a questo punto? Una domanda che, per ora, resta aperta.

Intanto in questi giorni si avvia a conclusione anche un’altra partita che è stata centrale nella strategia di crescita attuata da Donnet . L’acquisto di Cattolica Assicurazioni avviato più di due anni fa e che ha consentito alla compagnia di Trieste di rafforzare la sua presenza in Italia raggiungendo la leadership nel ramo Danni, con sinergie che, a regime, erano state stimate in 80 milioni di euro ante imposte. Nei giorni scorsi Generali ha superato il 95% di Cattolica, ed è ora intenzionata a precedere con lo squeeze out, esercitando il diritto d’acquisto di tutte le azioni.

Il 12 agosto la compagnia di Verona sarà quindi revocata dalla quotazione a Piazza Affari dove era entrata nel 2000. Un’operazione che, tra acquisto della quota iniziale dell’24,4% di giugno 2020 (costata 300 milioni), l’opa lanciata a maggio dello scorso anno e gli acquisti successivi è costata complessivamente a Generali poco meno di 1,4 miliardi. Un successo, ha sottolineato più volte Donnet, anche perché il prezzo dell’opa è stato sempre tenuto fermo a 6,75 euro ad azione mentre lo scorso anno, a Piazza Affari, era diventato di moda il ritocco al rialzo dei prezzi d’offerta. Da tempo a Trieste stanno gestendo Verona come una controllata (con 20 cantieri per l’integrazione che sono stati subito avviati) ma ora, con l’acquisizione dell’intero capitale di Cattolica, il piano potrà essere accelerato e completato.

A inizio anno, quando la partecipazione di Generali era poco più dell’84% della compagnia, i progetti prevedevano in particolare una fusione di Cattolica in Generali e la successiva nascita di una newco a Verona, specializzata nel ramo Danni, con la compagnia che ha una forte specializzazione nel settore agricolo e nell’assicurazione degli enti religiosi. Un piano che è stato però rivisto visto che i passaggi autorizzativi richiesti dal’Ivass sarebbero stati piuttosto lunghi e tra l’altro, visto che Cattolica sarà controllata al 100%, non c’è più motivo di procedere con la doppia operazione. I piani saranno più chiari a settembre quando si insedierà il nuovo country manager di Generali Italia, per prendere il posto di Marco Sesana, che diventerà general manager del gruppo Generali. Una riorganizzazione che (questa si) è stata volata all’unanimità dal consiglio di amministrazione della capogruppo e che sarà effettiva dopo l’estate, ma manca un tassello che riguarda proprio Verona. Perché Carlo Ferraresi, attuale ceo di Cattolica Assicurazioni, sempre da settembre, assumerà la carica di group chief risk officer di Generali, e bisognerà trovare un nuovo amministratore delegato di Verona, almeno fino a che non si procederà con la fusione in Generali. Di certo sarà mantenuto il brand Cattolica, con la rete di agenti indipendenti, mentre sul fronte delle sinergie l’opa ha portato ad un’accelerazione e sarebbe già stato realizzato il 75% del piano previsto per il 2022. Proprio nell’ultima settimana di luglio è tra l’altro atteso l’avvio di un progetto pilota su business auto che coinvolgerà le prime cinque agenzie Cattolica per poi estendersi a tutta la rete. (riproduzione riservata)

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