GARANZIA SACE ALLE ASSICURAZIONI DEL CREDITO SUI PAGAMENTI DI ENERGIA E GAS DELLE PMI
di Anna Messia
Le assicurazioni vanno bene anche in momenti difficili. L’indice di solvibilità del settore, come emerso ieri durante l’assemblea Ania, è oggi due volte e mezzo il minimo richiesto, gli investimenti complessivi sfiorano i 1.050 miliardi e nei primi mesi dell’anno il ramo Danni (non auto) ha continuato a svilupparsi e pure il vita, malgrado la riduzione dei premi, a registrare raccolta netta positiva. Certo, le nubi all’orizzonte non mancano: dal rischio di un rallentamento della domanda dei risparmiatori, ai timori di un aumento del costo dei sinistri per l’inflazione oltre alla perdita del valore dei titoli in portafoglio per la ripresa dello spread e il rialzo dei tassi. Ma in questa fase di grande incertezza, aggravata dal conflitto in Ucraina, le compagnie hanno anche la responsabilità di dare certezze al sistema economico, come ricordato ieri dal ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti.

Una sfida che il settore sembra pronto a raccogliere, con Ania che scende in campo sul caro-bollette grazie a un «nuova partnership con Sace che, attraverso una garanzia pubblica, favorirà il rilascio di fidejussioni assicurative a piccole e medie imprese per ottenere la dilazione dei pagamenti sui consumi energetici», ha spiegato ieri la presidente di Ania, Maria Bianca Farina. L’iniziativa attende il disco verde di Bruxelles (nell’ambito del Temporary Framework europeo) ma è già definita nelle sue caratteristiche e prevede l’autorizzazione a Sace a concedere garanzie a favore delle imprese di assicurazione, autorizzate all’esercizio in Italia del ramo credito e del ramo cauzioni. Più in particolare la garanzia viene rilasciata da Sace, per conto dello Stato, sotto forma di riassicurazione in misura pari al 90%, entro un limite massimo di 2 miliardi di euro, a copertura degli indennizzi generati dalle esposizioni relative a crediti vantati dai fornitori di energia elettrica e gas naturale residenti in Italia, per effetto dell’inadempimento da parte delle imprese italiane con un fatturato non superiore a 50 milioni alla data del 31 dicembre 2021, del debito risultante dalle fatture emesse entro il 30 giugno 2023 relative ai consumi energetici effettuati fino al 31 dicembre 2022. Una misura simile era già stata realizzata in piena pandemia (in quel caso con l’assicurazione del credito) per sostenere tutti i pagamenti mentre questa volta ha l’obiettivo di offrire una risposta alle pmi che necessitino di un allungamento dei termini di pagamento delle fatture per le forniture energetiche con un immediato effetto positivo sulla loro liquidità, aumentando la capacità di presa di rischio del mercato assicurativo del credito e delle cauzioni. Non solo. Le assicurazioni sono pronte a scendere in campo anche nel settore agricolo dove il governo sta lavorando ad una riforma del sistema di coperture. In ballo c’è il fondo AgriCat che dovrà essere alimentato da fondi pubblici e dal 3% dei trasferimenti diretti del settore (Pac) per intervenire nel caso di catastrofi. Un fondo destinato ad arrivare, a regime, a circa 350 milioni e l’intenzione è quella di dare vita ad una partnership pubblico-privata di cui si stanno discutendo le caratteristiche, con le compagnie che potrebbero avere un ruolo di primi assicuratori o, in alternativa, di riassicuratori. Un primo esempio concreto di come le assicurazioni possono lavorare insieme al sistema pubblico per aumentare le coperture e le compagnie, come ricordato ieri da Farina, sono pronte a farlo anche nel comparto della sanità. Intanto, nell’immediato, come anticipato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza chiedono al ministero dell’Economia di poter sterilizzare, «le fluttuazioni dei valori sugli attivi nei bilanci redatti a principi contabili locali (quelli su cui si pagano i dividendi, ndr)», ha ricordato Farina, ma anche di «limitare l’entità da appostare a riserva indisponibile alla sola quota delle minusvalenze che possono gravare effettivamente sul conto economico delle compagnie».

Tema caldo è poi quello dell’Rc Auto, con i prezzi che sono scesi costantemente dal 2008 ma che ora, con la ripresa dell’inflazione, sono destinati a risalire. Per questo le compagnie chiedono riforme organiche, dalla tabella delle macrolesioni, che dopo 15 anni di attesa sembra in dirittura d’arrivo, al bonus-malus e al risarcimento diretto, allineati, in queste richiesto con l’Ivass. Ieri il presidente dell’Istituto, Luigi Federico Signorini, ha però alzato anche l’attenzione sulle polizze legate ai finanziamenti i cui costi, secondo un’indagine che si chiuderà a settembre, appaiono sproporzionati, chiedendo la collaborazione di banche e assicurazioni per aumentare la trasparenza. (riproduzione riservata)
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