I soci storici di Unipol Gruppo Finanziario iniziano ad arrotondare la propria partecipazione nella compagnia. Ieri, all’indomani dell’annuncio del reverse accelerated bookbuilding affidato a Equita, la newco Kora ha acquistato sul mercato l’1% del gruppo bolognese mettendo sul piatto 34,2 milioni, pari a 4,60 euro per azione. Valore verso il quale si è proiettato il titolo, che a fine seduta ha guadagnato il 6,42% a 4,59 euro. A muoversi sono state Coop Alleanza 3.0, Cefla, Cooperare (tutte e tre di Bologna), Nova Coop (Vercelli), Aurum (Reggio Emilia) e Copura (Ravenna), azionisti di lungo corso di Unipol Gruppo Finanziario che, attraverso la newco Koru, si sono candidati a comprare fino al 3,35% (24 milioni di azioni ordinarie). Occorre peraltro ricordare che i promotori della newco sono già oggi detentori di pesanti pacchetti di azioni Unipol Gruppo Finanziario, a partire da Coop Alleanza 3.0, che è il socio di maggioranza relativa al 22,2%. Nova Coop invece ha il 6,3%, mentre Cooperare detiene il 3,8%. Sia Cefla che Copura sono invece azionisti di Holmo, la holding che custodisce di 6,7% della compagnia. Occorre peraltro ricordare che ad oggi, considerando anche il 3,7% detenuto da Coop Liguria, le cooperative blindano complessivamente quasi il 43% del capitale di Unipol e che, in caso di pieno successo del reverse accelerated book-building avviato ieri, la quota potrebbe avvicinarsi alla maggioranza di diritto della società.

Una mossa tattica quindi in vista di possibili operazioni straordinarie? La suggestione è circolata nella city milanese, ma fonti vicine al deal preferiscono ridimensionarla. Gli acquisti, si fa sapere, sono un segnale che certifica lo strettissimo legame che già oggi intercorre tra via Stalingrado e i suoi azionisti. Un legame particolarmente caro a Coop Alleanza 3.0 che, messo in sicurezza il debito, ha scelto di investire di nuovo sulla compagnia guidata da Carlo Cimbri. Anche per lanciare un messaggio positivo al mercato dove, dopo aver toccato quota 4,96 a metà maggio, nelle ultime settimane le azioni sono scese fino agli attuali 4,32 euro. Il messaggio di fiducia è del resto ribadito dalla nota diffusa nel pomeriggio dai compratori: “L’operazione costituisce un investimento finanziario di medio-lungo periodo nel gruppo Unipol, tenuto conto delle positive performance realizzate e delle prospettive economico-patrimoniali contenute nel piano industriale, coerente con la strategia perseguita dai soci di Koru”.

Vero è però che sul mercato circolano molte ipotesi sulle ragioni degli acquisti. Gli analisti di Mediobanca per esempio mettono in relazione la mossa degli azionisti con una possibile “semplificazione della catena del controllo del gruppo, fatto che porterebbe una certa diluizione per le Coop”. Piazzetta Cuccia ricorda peraltro che sia Unipol sia UnipolSai hanno fatto richiesta di diritto di voto raddoppiato e questo “è probabilmente anche il motivo per cui abbiamo assistito alla crescita della quota attraverso l’operazione” appena annunciata. Occorre peraltro ricordare che, proprio in questi mesi, Unipol è impegnata su fronti molto caldi. Non solo infatti la compagnia si è installata stabilmente nel capitale di Bper (di cui detiene il 18,9%), ma ha anche deciso di scommettere sulla Popolare di Sondrio. Con il reverse accelerated book building lanciato martedì 25 maggio Unipol ha messo nel mirino il 9,5% dell’istituto valtellinese guidato da Mario Pedranzini, una partecipazione più che sufficiente a condizionarne governance e strategia dopo la trasformazione in spa. (riproduzione riservata)


Unicoop Tirreno lancia la seconda tranche del bond e apre a Bologna

Anche Unicoop Tirreno potrebbe arrotondare la sua quota in Unipol. La coop di Piombino non è tra le cooperative della grande distribuzione che, raccolte in Koru, hanno scelto di stringere la presa sul gruppo assicurativo di Bologna, pronte a comprare un altro 3,5% delle azioni. Ma pure per la coop diretta da Piero Canova, l’investimento nella compagnia, pari oggi all’1,73%, rappresenta uno strumento molto valido per ottenere buoni rendimenti, e per questo motivo potrebbe decidere di salire, anche se solo limando la percentuale. «Già quest’anno la compagnia dovrebbe tornare a distribuire utili dopo lo stop che era stato importo dalle autorità di vigilanza e non è escluso che in futuro potremmo decidere di salire ancora un po’ visto il rendimento interessante di Unipol e il buon piano industriale». Intanto Unicoop Tirreno, che ha 94 supermarket sparsi tra Toscana, Lazio e Umbria, dopo 14 anni di bilanci in rosso, quest’anno ha rimesso in carreggiata i conti e ora si prepara a lanciare la seconda tranche dell’emissione obbligazionaria dopo che nei giorni scorsi si è chiusa la prima, con adesioni pari a circa 10 milioni di euro.

«E’ la prima volta che una coop emette un bond per i suoi soci, con un iter autorizzativo Consob durato 16 mesi. Lo abbiamo fatto per dare rendimenti un po’ più interessanti rispetto al classico strumento del prestito soci», ricorda Canova. Con gli attuali tassi d’interesse il prestito soci rende circa lo 0,32% l’anno, mentre il bond, che non è quotato e sarà liquidabile in tre mesi, offre lo 0,8% nella versione semplice e l’1% in quella plus, che potrà essere sottoscritta fino a due plus ogni quattro semplici. La prima tranche si è chiusa il 29 giugno e il 5 luglio si aprirà la seconda finestra che si chiuderà ad ottobre.

«Per i nostri soci è stata una novità assoluta che ha richiesto un cambiamento culturale. C’è voluto un po’ di tempo per comprendere la tipologia dell’operazione rispetto al prestito soci e questo spiega le adesioni più contenute nelle prime settimane. Ma vendiamo un interesse crescente e prevediamo una raccolta complessiva di 30-35 milioni», continua il direttore generale, ricordando che Consob ha autorizzato un’operazione fino a 150 milioni. In ogni caso questa operazione si innesta in una situazione finanziaria che è tornata in equilibrio grazie ad una serie di interventi di ristrutturazione messi in campo nell’ultimo anno. «Non solo nel 2020 abbiamo chiuso con un utile di 1 milione dopo 14 anni di bilanci in perdita e un margine operativo lordo di 9,9 milioni», aggiunge Canova, «ma ci siamo anche allineati alle indicazioni di Banca d’Italia che prevede una soglia massima di 3 nel rapporto tra prestito soci e patrimonio, mentre noi siamo a 2,8 volte». Numero che è già al netto del rimborso dell’ultima tranche del prestito da 170 milioni che a novembre 2016 era stato concesso a Unicoop Tirreno dalle altre coop nel momento di massima difficoltà della cooperativa per consertirle di avviare l’operazione di riassesto finanziario. «Come da piano rimborseremo a breve 67,5 milioni restati di quel prestito ponte da 170 milioni dopo aver già restituito 102,5 milioni», aggiunge Canova ricordando che a febbraio la coop ha anche «ottenuto un finanziamento di 80 milioni, facendo ricorso alla garanzia Italia di Sace, che servirà a sostenere il piano di sviluppo e crescita della cooperativa anche per i prossimi anni».

Il piano industriale che guarda al 2023 prevede una crescita del fatturato a circa 907 milioni, rispetto agli 875,3 milioni di fine 2020, con un ebitda del 4%. «Vogliamo riprendere la crescita con l’apertura di 11 nuovi negozi rispetto ai 94 attuali», conclude Canova sottolineando che il 2021 sembra mostrare segnali di ripresa, specie per quanto riguarda i turisti stranieri che sono clienti importanti dei supermercati di Unicoop Tirreno in Toscana e Umbria. «A giugno stiamo registrano un aumento del fatturato grazie alla ripresa dei flussi turistici mentre l’anno scorso la crescita c’era stata solo a luglio. Un trend che speriamo continui». (riproduzione riservata)

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