Anna Messia
Poste Italiane come Harrods: pensa a qualcosa che desideri comprare e negli uffici postali la troverai. Ovviamente non nel settore dell’abbigliamento o del cibo, come nel rinomato magazzino londinese, ma in quello finanziario e dei servizi certamente sì. Nella rete degli sportelli postali è ormai possibile avere accesso a ogni genere di strumenti di questo tipo, dalle gestioni agli etf, dalle polizze Vita a quelle Danni, dalle carte di pagamento ai finanziamenti e, di recente, si è aggiunta anche l’offerta di servizi di banda larga e utilities. Ci si può rivolgere alle Poste anche per ottenere l’identità digitale Spid, il rinnovo della patente o certificati anagrafici, e il gruppo è stato determinate anche nella fornitura della piattaforma digitale per prenotare i vaccini.

Poste tuttofare, insomma, leader nel mercato Vita e dei pagamenti e ovviamente anche nel settore postale tradizionale (dove la manovra di risanamento dovrà però proseguire). Una crescita avvenuta grazie anche a una rete di alleanze con altri operatori finanziari che è stata accuratamente ordita dall’amministratore delegato Matteo Del Fante da quanto è arrivato al timone del gruppo, nell’aprile 2017. Anni in cui fatturato e dividendi sono cresciuti, incuranti anche della pandemia. Nel 2020 la cedola ha raggiunto 0,49 euro, in aumento rispetto a 0,46 euro dell’anno prima e il nuovo piano industriale 2024 Sustain & Innovate, punta ad accelerare con un incremento annuale del dividendo del 6%, in linea con l’aumento dell’utile netto, e una base che nel 2021 dovrà partire da 0,55 euro. Uno sviluppo che farà leva su tutti gli ambiti d’operatività del gruppo, ha promesso Del Fante: dal risparmio a Bancoposta, mentre il recapito postale dovrà finalmente essere messo in equilibrio grazie alla spinta su pacchi e logistica.

Se negli anni precedenti c’era stato qualche motivo d’attrito con gli altri operatori del mercato finanziario, infastiditi dalla concorrenza di un colosso con 35 milioni di clienti e un ufficio postale a 5 minuti da casa per il 95% degli italiani, controllato dal ministero dell’Economia (23,51%) e da Cassa Depositi e Prestiti (35%), la nuova strategia è stata quella degli accordi che hanno dato accesso agli oltre 12.800 sportelli del gruppo a molti operatori finanziari. L’ultimo è stato firmato proprio nei giorni scorsi, con Intesa Sanpaolo. Poste ha deciso di acquistare il 40% di Eurizon Capital Real Asset, la società di gestione del gruppo bancario specializzata negli investimenti a supporto dell’economia reale (infrastrutture e non solo) e Poste Vita, la compagnia assicurativa del gruppo postale, leader in Italia con 16,7 miliardi di premi, gli ha subito affidato un mandato di gestione di 2,5 miliardi, facendo crescere gli asset a 6,5 miliardi. Una accordo che si è aggiunto ad altri che erano già stati firmati nel 2018 con il gruppo guidato da Carlo Messina per la distribuzione di mutui, prestiti, e prodotti di risparmio gestito, oltre che per i servizi di pagamento, settore in cui Poste occupa una posizione di leadership con 28,9 milioni di carte emesse. Nel giro delle alleanze di Poste Italiane non manca praticamente nessuno dei big finanziari. Oltre a Intesa ci sono anche Unicredit, Bnl e Generali. Con la prima, il gruppo ha chiuso nel 2018 un accordo nel credito al consumo e, sempre in quest’ultimo comparto, Poste Italiane ha di recente rafforzato la relazione con Bnl, in particolare nella cessione del quinto, rilevando anche il 40% di Bnl Finance.

Nel caso di Generali l’alleanza è invece partita nel settore immobiliare, con le partecipate Poste Vita e Generali Real Estate che nel 2019 hanno deciso di investire insieme nei Paesi europei e di recente si è allargata anche all’attività assicurativa vera e propria. Genertel, la compagnia diretta del gruppo di Trieste è stata infatti scelta da Poste per debuttare nella vendita delle polizze RcAuto e anche in questo caso, con una decisione salomonica, non è stata l’unica. A Genertel, Del Fante ha affiancato anche la Unipol di Carlo Cimbri, seconda compagnia del Paese e prima nel ramo Danni, in particolare tramite la compagnia diretta Linear. Nel risparmio gestito gli accordi riguardano Moneyfarm (che tra l’altro offre appunto gli etf) e Anima sgr, con il gruppo postale presente nell’azionariato di entrambe le società. Del resto Del Fante non ha mancato occasione di ribadire che Poste Italiane, quotata in Borsa dal 2015, è parte integrante del tessuto economico, sociale e produttivo del Paese e tra i suoi obiettivi c’è quello di fare sistema, favorendo la coesione sociale. Il gruppo è stato per esempio decisivo nella consegna dei vaccini durante la pandemia e, guardando alla cronaca di questi giorni, il marchio Poste Italiane è stato affiancato negli spot al ct della Nazionale, Roberto Mancini durante tutte le partire degli europei. Un pizzico di fortuna che non guasta per Del Fante, che già dal 2017 decise di indicare Poste come sponsor della Nazionale Italiana di calcio.

L’affermazione degli azzurri a Wembley ha di certo dato benefici indiretti anche al gruppo, che già da due anni è al top della classifica Brand Finance per i marchi assicurativi. Ma al di là degli impegni sociali, la sfida più impegnativa per Del Fante sarà mantenere le promesse fatte al mercato sulla crescita della redditività. E se la componete assicurativa e quella di risparmio, come anche i pagamenti, sembrano andare a gonfie vele, continuando a crescere, la vera scommessa sarà portare finalmente in equilibrio, almeno a fine piano, il recapito postale. I ricavi da pacchi, che nel 2020 sono stati 1,16 miliardi, nel 2014 dovranno crescere a 1,8 miliardi e nello stesso periodo il risultato operativo del settore «Corrispondenza e pacchi» dovrà finalmente registrare il pareggio, sterilizzando l’effetto di declino del recapito tradizionale.

A quel punto, proprio tutti i settori di attività del gruppo faranno utili. In questa direzione è andata la recente acquisizione della diretta concorrente Nexive (che ha il 12% del mercato): ha consentito a Poste di arrivare appena oltre il 90%, come anche il rinnovo per tre anni dell’accordo con Amazon o ancora l’apertura a Landriano, in provincia di Pavia, del più grande hub d’Italia per l’e-commerce. C’è infine da definire un ultimo tassello fondamentale per il gruppo: l’accordo con Cdp per la distribuzione di buoni e libretti postali che vale circa 1,8 miliardi l’anno. Quello precedente, in fase di proroga è scaduto a fine 2020 e si attende ancora il rinnovo. (riproduzione riservata)

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