Paola Valentini
La situazione molto fluida del risiko bancario che va tenuta in conto, sia per l’accordo strategico con Banca Mps in scadenza a fine 2030, sia per la presenza nel suo capitale del Banco Bpm come primo socio (19,4%), non complica più di tanto questo momento la vita ad Anima Holding. Forte di risultati semestrali in netta crescita, il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito in Italia, con un masse di oltre 197 miliardi (+14 miliardi rispetto al giugno di un anno fa) e più di un milione di clienti, procede dritto per la sua strada pur restando in attesa di sviluppi sul futuro del Banco Bpm ma soprattutto della banca senese, dopo che Unicredit giovedì 29 luglio ha comunicato l’avvio di trattative in esclusiva con il Mef per l’acquisizione di asset selezionati dell’istituto di Rocca Salimbeni. L’m&a, giocoforza, a cascata avrà impatti anche sul futuro della società di gestione guidata dall’ad Alessandro Melzi D’Eril, il quale in questo momento però preferisce concentrarsi sul suo business, che mostra netti segnali di ripresa della raccolta retail a partire dalla scorsa primavera, senza però escludere niente sul fronte dell’m&a che oggi non coinvolge soltanto il mondo delle banche ma anche il risparmio gestito. E Anima, forte anche di una posizione di cassa notevole, ha una capacità di leva di 300-400 milioni nell’m&a. Periodicamente torna nel mirino degli analisti un’operazione su Arca controllata (57%) da Bper e per il 34,7% dalla Popolare di Sondrio, ma Melzi d’Eril, come spiega in questa intervista, guarda anche all’espansione all’estero dopo aver chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi record pari a 232,5 milioni, +79% sullo stesso periodo 2020, un utile netto anche esso sui massimi a 129,8 milioni (+79,8%), un debito netto sceso a 84,1 milioni dai 166,7 milioni di fine 2020 e una raccolta netta positiva per 1,1 miliardi.

Domanda. Dottor Melzi d’Eril, quali segnali arrivano dalla vostra struttura di distribuzione che è molto capillare sul territorio?

Risposta. Nell’ultimo anno e mezzo, mancanza di visibilità e incertezza portato a accumulare molta liquidità da famiglie e imprese, ma da metà marzo abbiamo iniziato a vedere un cambiamento e a partire da aprile siamo positivi sul canale retail tutti i mesi e questo è un indicatore importante dato che la nostra rete di collocamento è molto ampia.

D. Quali sono le strategie di investimento che guidano questa ripresa?

R. Sul retail ormai due-tre anni spingiamo molto sui prodotti ad accumulo come i piani di accumulo, i pac, e i mercati ci hanno dato ragione. Quest’anno registriamo un aumento del 60% delle aperture di pac rispetto al 2020. Proponiamo il meccanismo di accumulo anche tramite i fondi a scadenza che in un orizzonte di 12 18 mesi aumentano progressivamente il rischio. Si tratta di prodotti adatti al retail per il loro profilo rischio-rendimento. Potremmo anche vedere un ritorno sui fondi Pir che da maggio sono tornati in raccolta lievemente positiva.

D. Il Mef, primo azionista di Banca Mps, ha presentato una proposta di aggregazione a Unicredit. Proprio Mps, in base all’accordo con scadenza al 2030, è un vostro canale preferenziale per la vendita di prodotti di risparmio gestito. Oltre ad avere una alleanza fino al 2033 con Poste che è anche vostro azionista con oltre il 10%. Che prospettive si aprono?

R. La collaborazione con Banca Mps è iniziata nel 2010, poi a giugno 2015 la banca ha ceduto la partecipazione del 10% a Poste mantenendo una partnership che ci dà un accesso preferenziale alla sua rete per 15 anni. Come noto di recente Mps ha dichiarato di aver conferito mandato al management della banca per l’analisi e la potenziale negoziazione del rafforzamento di quest’accordo. E ora attendiamo novità alla luce delle novità di questi ultimi giorni. Per quanto riguarda Poste noi li aiutiamo a gestire parte dei loro prodotti oltre a supportarli nel training della rete. Gestiamo una metà circa dei loro fondi e abbiamo un mandato su circa 75 miliardi di masse che riguarda la parte investita in titoli di Stato delle polizze Vita di ramo I.

D. Perché nel settore del risparmio gestito il m&a è una necessità?

R. Il consolidamento è un fenomeno in atto a livello internazionale, non solo in Italia, per via di alcuni fattori concomitanti: tassi bassi, fortissima competizione, business di scala dato che maggiori dimensioni nell’asset management si traducono in maggiore efficienza, e pressione regolamentare. In tutto questo l’Italia ha le sue particolarità perché a sua volta anche il comparto bancario vive un momento di grande consolidamento con ripercussioni su alcuni operatori come Anima.

D. Anima più preda o predatore?

R. Noi oggi siamo concentrati sul nostro mestiere che ci sta dando grandi soddisfazioni: la raccolta è tornata positiva, come dicevo, su entrambi i lati, istituzionale e retail, e ciò traina i risultati economici che nel primo semestre sono stati importanti. Il 2021, a meno di elementi straordinari non prevedibili al momento, sarà molto buono. Detto questo viviamo di sponda l’m&a in ambito bancario perché tutto dipende da quello che accadrà ai nostri partner.

D. Quindi nessuna operazione all’orizzonte?

R. Posso dire che potenzialmente un gruppo delle dimensioni come Anima dovrebbe guardare all’estero che nel medio termine ci interessa. Ma per ora vogliamo vedere come si ricostituisce il settore bancario italiano che rappresenta una gamba importante del nostro business.

D. Il bilancio dei primi sei mesi dell’anno registra una crescita dell’utile netto del 79%. Quali sono state le leve della crescita?

R. Quest’anno beneficiamo di mercati che hanno registrato buoni risultati anche se c’è turbolenza. Noi in questo contesto abbiamo fatto molto bene e a fine giugno il rendimento medio netto dei nostri fondi registra il +4,4% rispetto al +3,2% medio dell’indice Fideuram di tutti i fondi. Questa dinamica ha prodotto risultati molto buoni sia sul fronte delle commissioni ricorrenti, ovvero quelle di gestione, sia delle performance fee soprattutto a confronto con il secondo trimestre dello scorso anno quando avevamo registrato un forte calo, mentre il primo è in linea. Come comunicato abbiamo affrancato una parte degli asset intangibili che ci ha dato un effetto positivo una tantum di 24 milioni, ma la cosa che mi fa essere ottimista è l’andamento della raccolta che stiamo vedendo in attivo, come dicevo, aprile sul retail. Mentre nel 2020 i flussi retail erano stati negativi e il saldo totale della raccolta netta si era attestato a quota 600 milioni grazie agli di istituzionali. Per il resto dell’anno, anche se i mercato sono volatili manteniamo una visione sostanzialmente positiva. Anche se le pressioni inflazionistiche stanno creando nervosismo nel breve, ci attendiamo una situazione attendiamo abbastanza stabile nel medio termine perché vediamo un’economia in crescita grazie agli effetti degli aiuti pubblici che stanno portando benefici.

D. Le vostre concorrenti che sono banche si preparano dare maxi cedole sugli utili 2019 e 2020 dopo che a settembre cadrà il divieto della Bce. Anima sul dividendo quali indicazioni può dare?

R. Posso confermare la nostra guidance da quando siamo quotati che prevede il pagamento di 50% dell’utile netto. (riproduzione riservata)

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