ANFIA: SCONCERTO E PREOCCUPAZIONE PER UNA PROPOSTA CHE NON TIENE CONTO DEGLI IMPATTI SOCIALI, INDUSTRIALI ED ECONOMICI

di Francesco Bertolino
L’industria dell’auto accusa l’Unione europea di massimalismo nelle politiche ambientali. All’indomani della presentazione del pacchetto «Fit for 55» diverse associazioni di imprese hanno criticato tempi ed entità dei tagli all’anidride carbonica richiesti da Bruxelles. L’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia) ha espresso «sconcerto e forte preoccupazione per la proposta di inasprire i target di riduzione delle emissioni di Co2 previsti dalla regolamentazione vigente, fissandoli a -55% per le auto (rispetto al -37,5%) e -50% (rispetto al 31%) per i veicoli commerciali leggeri al 2030 e introducendo un nuovo target al -100% al 2035». Stando ai calcoli degli esperti, per rientrare in questi limiti le auto elettriche dovrebbero rappresentare il 55% delle vendite in Europa già nel 2030, un traguardo ambizioso o irraggiungibile a seconda dei punti di vista. Secondo Anfia, la velocità della transizione e il successivo bando di fatto a diesel e benzina non terrebbero in debito conto gli «impatti industriali, economici e sociali di scelte così ambiziose e categoriche». L’associazione presieduta da Paolo Scudieri lamenta poi «l’abbandono delle più avanzate tecnologie di propulsione su cui, oggi, la maggior parte delle aziende della componentistica italiana, comprese le multinazionali presenti sul nostro territorio, sono ancora prevalentemente concentrate, compiendo un’incomprensibile e univoca scelta tecnologica, senza considerare il fondamentale contributo che le stesse potrebbero dare alla decarbonizzazione attraverso l’utilizzo di carburanti rinnovabili a basso contenuto di carbonio». Simili rilievi sono stati mossi a Bruxelles anche da altre associazioni di categoria europee che paventano un pesante saldo occupazionale e un danno alla competitività dell’industria europea.

Nello scenario peggiore, stima Plateforme Automobile, una transizione elettrica troppo accelerata travolgerà 150 mila posti di lavoro in Francia, di cui 100 mila nella filiera industriale dell’auto e 50 mila nel settore dei servizi alla mobilità. Secondo l’associazione dei costruttori tedesca, gli obiettivi Ue sono «pressoché irraggiungibili» e «nocivi per l’innovazione». Prese di posizione che fanno eco a quella assunta dall’associazione europea dei costruttori (Acea) e che preludono a un’intensa campagna di lobby sui governi Ue per ottenere un rinvio del bando ai motori termici e l’inclusione di altre tecnologie oltre all’elettrico nella transizione verde immaginata da Bruxelles. «Fit for 55» dovrà essere approvato dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, un procedimento che potrebbe richiedere due anni e da cui il pacchetto potrebbe uscire modificato. Non tutte le case, però, sono allineate alle rimostranze delle associazioni che le rappresentano. Volkswagen e Volvo, due dei costruttori più avanti nell’elettrico, hanno lodato il piano europeo. (riproduzione riservata)

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