IL PUNTO DI MAURO MASI
Da qualche anno Google pubblica un «Rapporto sulla Trasparenza» in cui sono raccolte tutte le segnalazioni di presunte violazioni delle norme sul copyright/diritto d’autore e le connesse richieste di rimozioni dei link dai siti e dalle piattaforme sospetti di pirateria informatica. Ebbene l’ultimo Rapporto tali richieste ammontano complessivamente alla cifra spaventosa di oltre 5,2 miliardi, originate a seguito delle rivendicazioni di oltre 262.000 detentori di diritti. Nel Rapporto Google spiega anche come si attiva per processare ogni singola istanza rinviando tra l’altro, con uno specifico link, all’interessantissimo data base Lumen che è un progetto del Berkman Klein Center for Internet e Society di Harvard.

Tuttavia proprio l’enorme numero di richieste notificato a Big G segnala la gravità del fenomeno: infatti, nonostante il numero crescente dei siti rimossi ne appaiono continuamente di nuovi e in tutto il mondo. Un film può costare centinaia di milioni di dollari, la scoperta e la realizzazione di un nuovo farmaco può costare miliardi di euro. Piratare questi prodotti costa, invece, solitamente molto poco e permette di conseguire guadagni elevati ed immediati a fronte di un rischio giudiziario molto basso (sia per le penalità previste sia, soprattutto, per quelle comminate).

L’Italia, si è detto più volte in questa Rubrica, è considerata un paese ad alto rischio di pirateria informatica. Con due settori più critici: quello musicale ed il software mentre è diminuita (ma perché se ne usano meno) la pirateria dei supporti tradizionali (cd, dvd). Secondo fonti Siae, in Italia il mercato musicale piratato supera ormai, e consistentemente, quello legale. Principalmente per questi motivi l’Italia è stata inserita per più di venticinque anni nella lista nera (watch list) del governo Usa relativa ai paesi in cui non è garantito (o non è garantito a sufficienza) il copyright/diritto d’autore. Siamo finalmente uscita dalla lista dei cattivi solo nella primavera del 2014 grazie soprattutto all’entrata in vigore del Regolamento Agcom che tutela il diritto d’autore sulla Rete ma anche grazie ad un lavoro di costante cucitura di rapporti con il mondo del business e delle autorità Usa svolto nel tempo dalle Istituzioni italiane. C’è da dire che negli ultimi anni l’impegno delle autorità italiane contro la pirateria è continuato con risultati molto significativi; quello che continua a mancare è la percezione nella nostra opinione pubblica che la pirateria multimediale sia un grande problema e non un fenomeno tra l’irrilevante e il pittoresco. Forse c’è bisogno di un grande sforzo di comunicazione (sia istituzionale che commerciale) per smentire questa dannosissima convinzione. (riproduzione riservata)

* delegato italiano alla Proprietà Intellettuale
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