I gestori patrimoniali hanno triplicato la loro quota di mercato negli ultimi 12 anni fino a raggiungere il 14%. Nello stesso tempo, il settore è cresciuto del 2,5% l’anno. Spazio per correre ce n’è ancora, se si pensa che l’Italia è il terzo Paese quanto a risparmio privato del Vecchio Continente, a quota 4.700 miliardi di euro.

In un corposo report dedicato ai gestori quotati a Piazza Affari, Deutsche Bank arriva a raddoppiare i prezzi obiettivo dei titoli, attendendosi una crescita annua composta fra il 2021 e il 2024 del 9% dell’utile netto, che può salire al 14% se si escludono le commissioni di performance. E questo dovrebbe tradursi in un aumento di oltre il 2% della quota di mercato contro l’1% registrato nei quattro anni precedenti. Oggi le banche hanno il 47% della market share nel risparmio gestito, le Poste da sole il 12% e altri soggetti il 27%. Spazio per allargarsi, quindi, ce n’è, tanto più, spiegano i gestori, che le fusioni bancarie in arrivo porteranno alla chiusura di molte filiali e questo sarà un notevole assist per società quali Azimut, Banca Generali, Banca Mediolanum e FinecoBank.

«Del resto gli ultimi dati di raccolta pubblicati da Assogestioni sono significativi», spiega a MF-Milano Finanza Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex. «Da inizio anno sono stati registrati 17,1 miliardi di raccolta netta nei fondi aperti, di cui solo a maggio 4,9 miliardi. Sempre a fine maggio la somma fra fondi aperti e mandati istituzionali era salita a 2.500 miliardi di euro». E alla continua crescita del risparmio gestito, aggiunge Batacchi, i mercati azionari positivi e la commissione di liquidità che molte banche fanno pagare alle ingenti somme di denaro ferme in conto corrente sono di grande aiuto alla rete dei private banker.

A questo si aggiunga che i gestori bancari quotati il 23 luglio dovrebbero ricevere il via libera da parte della Bce per poter tornare a staccare dividendo in autunno. Equita sim ha calcolato che Banca Mediolanum può girare una cedola con rendimento del 9,1%, Banca Generali del 7,5% (Azimut, che non ha licenza bancaria, ha già distribuito un euro ad azione a maggio, 5% ai valori attuali del titolo). Secondo gli analisti di Deutsche Bank, i cosiddetti asset gatherers quotati «aumenteranno la loro quota a scapito delle banche per la richiesta sempre più forte da parte degli investitori di prendere decisioni di investimento consapevoli», considerata la «riduzione del tasso di risparmio, l’invecchiamento della popolazione, la proliferazione dei prodotti sul mercato e il calo dei rendimenti nella maggior parte delle classi di attività a livello mondiale».

Deutsche Bank ritiene che i gestori patrimoniali quotati beneficeranno del rischio di chiusura delle filiali degli istituti coinvolti nelle fusioni, degli incentivi «significativamente più elevati pagati ai consulenti finanziari, un tasso tre volte superiore a quello del dipendente medio che opera allo sportello, e di un servizio più su misura, dato un rapporto di circa 200 clienti per ogni consulente finanziario, ovvero 5-10 volte al di sotto degli standard delle banche tradizionali, che garantisce una migliore qualità di advisory».

Deutsche Bank promuove Azimut considerandola la miglior scelta in Italia e quasi raddoppia il prezzo obiettivo da 18 a 30,1 euro per azione (il titolo viaggia a 20,5 euro), corrispondente a un rapporto prezzo/utili (p/e) di 6,9 volte. Il gruppo presieduto da Pietro Giuliani è il titolo su cui i broker puntano perché viaggia oggi a sconto del 40% rispetto ai multipli dei concorrenti, ovvero a un p/e 2022-23 adjusted di 8-7 volte contro le 15-14 volte della media di settore.

Gli analisti alzano il prezzo obiettivo su Banca Mediolanum del 45% da 7,7 a 11,2 euro (il titolo è a 8,2 euro), che corrisponde a un rapporto prezzo/utili 2021 di 12,2 volte. Su Banca Generali gli analisti hanno un target price di 40,5 euro (l’azione è a 36,1 euro), per un p/e 2021 di 14,3 volte. Il titolo, secondo gli analisti, ha «un certo fascino speculativo», potrebbe essere ancora nel mirino di Mediobanca. FinecoBank invece ha un target price di 15,5 euro (scambia a 14,7 euro) per un p/e di 25,8, il più alto del settore. I multipli, secondo gli analisti, «catturano già il potenziale a lungo termine del titolo». (riproduzione riservata)

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