Gli effetti finanziari del disegno di legge sul differimento dei termini in caso d’infortunio, o malattia del professionista (1474) si aggirerebbero per il 2021 sui circa 25 milioni di euro di mancate entrate fiscali e quasi 10 di mancati contributi previdenziali. E, per «alleviare» gli oneri di spesa, l’altolà agli adempimenti dovrebbe esser concesso alla sola «persona fisica», correggendo così quanto previsto all’articolo 7 della norma, che mira ad includere nel perimetro della tutela le società. È quanto si apprende, in seguito all’interlocuzione avviata con la direzione generale delle Finanze presso il dicastero dell’Economia dal primo firmatario del provvedimento trasversale, il senatore di FdI Andrea de Bertoldi, finalizzata a sbloccare lo stallo, verificatosi lo scorso autunno, quando la Ragioneria generale dello Stato aveva evidenziato la necessità di una copertura da oltre 236 milioni; il dialogo per abbassare gli oneri del testo si è basato in buona parte sui conteggi sull’incidenza del fenomeno infortunistico curati dal centro studi dell’Adepp, l’Associazione delle Casse di previdenza private (come riferito su ItaliaOggi del 19 maggio 2021).

«Dal 2022 si prevede un recupero, tra imposte e contributi, per il bilancio dello Stato pari a circa 10 milioni», spiega de Bertoldi, giacché «si stima un potenziale tasso di infortunio, o malattia, su base annua, dell’1,6%, mentre nel periodo pandemico la percentuale è pari al 2,1%». Alla luce di tali importi, «come ho avuto modo di dire ad uno dei relatori del disegno di legge, il senatore della Lega Simone Pillon, non c’è ragione perché il testo non riprenda l’iter», in commissione Giustizia a palazzo Madama. Ora «mi aspetto che la presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i fondi a propria disposizione, possa dare copertura a questa iniziativa meritevole, attesa da migliaia di professionisti, che invocano il diritto di potersi curare, senza il peso delle sanzioni», conclude.

Simona D’Alessio

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