di Anna Messia
Durante la pandemia e il lockdown i reati informatici sono lievitati di quasi il 50% con il furto di dati o il blocco delle attività. Il pericolo riguarda anche i fondi pensione, che in più di qualche caso nei mesi scorsi sarebbero stati oggetto di tentativo di furti di dati, fortunatamente senza gravi conseguenze. Ma la questione resta di stretta attualità e Assoprevidenza ha organizzato per questa mattina un webinar per approfondire la tematica. «Il moltiplicarsi dei crimini informatici e degli attacchi che riguardano le più diverse banche dati, vuoi per intenti criminali espliciti vuoi per mero sadico divertimento, rendono il cyber risk un rischio primario per i fondi di previdenza complementare sino ad ora troppo poco oggetto di attenzione e il discorso, per inciso, vale anche per le casse di previdenza complementare», dice il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello. Il fatto è che l’ordinamento del settore, da sempre preoccupato dir tutelare l’integrità del patrimonio del fondi e quindi delle posizioni economiche degli aderenti, finora ha di fatto ignorato la tematica parallela della salvaguardia delle banche dati e quindi di una componente fondamentale per la certezza della pensione complementare da parte degli aderenti. «Aldilà degli obblighi, da sempre considerati, di buona e corretta amministrazione, che di certo comprendono anche la tutela delle banche dati, la disciplina Iorp II ha da ultimo previsto taluni richiami esplicit ai rischi operativi e alla necessità di elaborazione di piani di emergenza», spiega Corbello. «Le procedure di gestione dei rischi, compresi quelli operativi, rientra nella valutazione che Covip (l’autorità di controllo del settore, ndr) deve compiere nei riguardi delle singole forme. Non è molto, ma è un passo avanti». (riproduzione riservata)
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