Gli atti di pirateria marittima tornano a fare paura. Se negli ultimi anni le cose avevano preso una piega più rassicurante, i dati del 2020 raccolti nel report dell’ICC International Maritime Bureau (IMB), indicano un incremento degli attacchi violenti contro le navi, con 77 marittimi presi in ostaggio o rapiti per ottenere un riscatto.

Complessivamente, il report ha registrato 98 episodi di pirateria e rapina a mano armata nella prima metà del 2020, rispetto ai 78 del secondo trimestre del 2019, mentre il dirottamento delle navi è al minimo storico dal 1993 a oggi.

Il tratto di mare più pericoloso è il Golfo di Guinea, dove si verificano poco più del 90% dei rapimenti marittimi in tutto il mondo. Tuttavia, i rischi nel Corno d’Africa non cessati del tutto. Nei primi sei mesi dell’anno, non si è verificato alcun incidente al largo della Somalia. Le navi sono invitate a applicare le procedure raccomandate dal Bmp5 (il manuale contenente le pratiche da adottare in contrasto alla pirateria) nel percorrimento di queste acque. Infatti, i pirati somali mantengono la capacità di organizzare attacchi alle navi.

La violenza contro gli equipaggi è un rischio crescente per una forza lavoro che vive già in pesante condizioni di stress”, afferma Michael Howlett, Deputy Director IMB e Director ICC Commercial Crime Services. “Nel Golfo di Guinea gli aggressori armati di coltelli e pistole ora prendono di mira gli equipaggi su ogni tipo di nave. Tutti sono vulnerabili”.

Per centinaia di migliaia di marittimi la pirateria è un ulteriore elemento di criticità che si aggiunge alle già pesanti difficoltà che stanno vivendo a causa delle misure introdotte per contenere l’epidemia che hanno fortemente ristretto le rotazioni degli equipaggi con conseguente allungamento dei turni di lavoro che vanno ben oltre i classici termini contrattuali

Il report indica che nei primi sei mesi dell’anno 49 membri d’equipaggio sono stati rapiti per riscatto nel Golfo di Guinea e tenuti prigionieri a terra per un massimo di sei settimane. La frequenza sta tuttavia crescendo visto che negli ultimi tre mesi sono 32 le persone rapite.

Un’altra caratteristica è che gli atti di pirateria stanno avvenendo sempre più al largo, considerato che i due terzi delle navi sono state attaccate in alto mare, tra le 20 e le 130 miglia nautiche al largo della costa del Golfo di Guinea. L’IMB esorta le navi a segnalare tempestivamente eventuali attacchi al fine di coordinare una risposta positiva.

A fronte di questa situazione di maggior pericolo, gli armatori europei e italiani chiedono che venga rinnovata la missione Atalanta nel golfo di Aden, che finora è confermata soltanto fino al dicembre 2020. “Dopo i numerosi attacchi di pirateria registrati nella regione nel 2010 – afferma una nota dell’Ecsa (European Community Shipowners’ Associations) – grazie all’operazione Atalanta e alle altre misure adottate, si è ottenuta negli ultimi anni una forte riduzione del fenomeno. Tuttavia, la situazione rimane ancora fragile e facilmente reversibile, e sono ancora numerose le segnalazioni di gruppi armati che continuano ad avvicinarsi alle navi”.

L’operazione Atalanta è condotta dalle marine di 13 Stati europei, fra cui l’Italia. Per mantenere alto il livello di sicurezza e basso il numero di incidenti, gli armatori hanno seguito le migliori pratiche di gestione specie durante il passaggio in aree ad alto rischio. Ecsa ritiene che le best practice attuate dall’industria armatoriale non possono da sole sostituire la presenza di risorse navali, la condivisione di informazioni e il coordinamento multilaterale. Per questo “lo shipping europeo raccomanda vivamente di prorogare il mandato dell’Operazione Atalanta, essenziale per salvaguardare la sicurezza della navigazione marittima nella regione”.

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