Pagina a cura di Christina Feriozzi
Criminalità organizzata, corruzione ed evasione fiscale condensano le principali aree di rischio. Non solo le consorterie autoctone, ma anche le criminalità straniere si sono mostrate attive sul fronte del riciclaggio. Dai servizi alle imprese, al commercio dei carburanti e autoveicoli ai servizi di trasporto fino alle irregolarità nella gestione di fondi pubblici: sono alcune delle aree maggiormente coinvolte dall’esame dei dati delle operazioni sospette (sos). È quanto si evidenzia nel rapporto annuale 2019 Uif, pubblicato il 1° luglio scorso sul sito Banca d’Italia.

L’individuazione delle aree di rischio. Dall’analisi dei dati conseguente alle sos pervenute e lavorate nel 2019, l’Uif rileva che è ricorrente il ricorso allo strumento tipico dell’evasione fiscale sia per realizzare operazioni di riciclaggio da parte della criminalità organizzata, sia per la precostituzione di fondi con finalità corruttive per ottenere il favore di amministratori e funzionari pubblici. Dati, questi, confermati anche dal primo aggiornamento del National risk assessment del 2019, secondo cui il panorama della criminalità organizzata non si esaurisce nelle consorterie autoctone ma deve tener conto della sempre più imponente presenza di realtà criminali straniere. Nel corso del 2019, le segnalazioni di operazioni sospette riferibili, almeno potenzialmente, a contesti riconducibili agli interessi della criminalità organizzata sono state circa il 10% di quelle pervenute alla Uif, in linea con quanto rilevato nel biennio precedente.

In particolare si rilevano frequenti frodi nelle fatturazioni, utilizzate dalle organizzazioni criminali per conseguire scopi anche diversi da quelli di evasione fiscale. L’operatività potenzialmente riconducibile a interessi mafiosi, di norma, si associa a intensi utilizzi di bonifici, carte prepagate e contanti. Tra i principali settori economici interessati rilevano quelli dei servizi alle imprese, dei carburanti, del commercio di autoveicoli, del trasporto e del facchinaggio, nonché situazioni che evidenziano palesi irregolarità nella gestione di fondi pubblici ottenuti nell’ambito di contratti di appalto e che configurano, spesso in maniera inconfutabile, violazioni della normativa sulla tracciabilità dei pagamenti.

Sono emersi, poi, contesti di anomalia finanziaria assimilabili alle truffe piramidali, specie nel settore dell’intermediazione del traffico telefonico all’ingrosso.

Altro utilizzo anomalo è emerso nell’impiego delle valute virtuali connesse all’importazione di merci tessili sottofatturate dalla Cina, con finalità di evasione di Iva e dazi. A tutto ciò segue spesso la canalizzazione verso rapporti finanziari esteri. Tra le evidenze più significative vi sono quelle riferite alla criminalità nigeriana e cinese. Le disponibilità, spesso provenienti da risorse in danno dell’erario, alimentano oltre che movimenti estero su estero, prelievi in contanti (destinati in qualche caso anche a «spallonaggio» di ritorno), prelievi su Atm nazionali attraverso l’utilizzo di carte di credito emesse all’estero, finanziamenti per iniziative imprenditoriali e immobiliari (sia in Italia che all’estero) nonché pagamenti per forniture e servizi erogati dall’estero a imprese e persone fisiche italiane.
In ottica geografica, si evidenzia una concentrazione della destinazione delle risorse nel Nord (soprattutto in Piemonte, Lombardia e Veneto) e, nel Centro Sud, in Campania (Napoli e Castel Volturno) e in Sicilia (Palermo e Ragusa).

Anche il settore dei giochi e delle scommesse (sia con riferimento a operazioni di gioco, fisico e online, sia alla gestione delle sale da gioco) risulta appetibile per la criminalità organizzata, presente su quasi tutta la filiera, ivi compresa la gestione e il noleggio degli apparecchi di gioco.

Dalle analisi sono emerse condotte finalizzate all’intestazione fittizia di attività (finanziarie o reali), spesso in vista dell’imminente emanazione di provvedimenti cautelari o misure di prevenzione patrimoniale da parte degli organi preposti.

Analizzando la distribuzione geografica delle imprese segnalate, emerge la prevalenza delle imprese campane (19,3%), seguite da quelle lombarde (18,8%) e da quelle laziali (14,5%). In percentuali comprese tra il 4 e il 7,5%, si collocano le imprese segnalate registrate in Toscana, Piemonte, Calabria, Sicilia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Nell’ambito delle aree di rischio, poi, il rapporto evidenzia anche anomalie derivanti da situazioni contingenti connesse all’attribuzione nel 2019 del reddito di cittadinanza, riscontrate nella gestione di carte prepagate, destinate ad accogliere le misure finanziarie di contrasto alla povertà (si veda Italia oggi del 2/7) e, infine, nel primo quadrimestre del 2020 numerose segnalazioni sono derivate dall’operatività inerente la pandemia legata al Covid-19, con truffe per l’appropriazione dei sussidi pubblici oltre che nel settore privato (falsa beneficenza offerte di prodotti sanitari inesistenti o irregolari).

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